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Spinelli resta ai domiciliari, i rapporti col presidente della Liguria

Il Gip di Genova respinge l'istanza di libertà presentata dai legali dell'imprenditore della logistica portuale

Entrano nel vivo le battaglie legali dell’inchiesta sulla tangentopoli in Liguria. Aldo Spinelli, l’imprenditore portuale indagato per corruzione nell’indagine che portato agli arresti anche il presidente Giovanni Toti, resta ai domiciliari. La giudice per le indagini preliminari di Genova, Paola Faggioni, ha respinto l’istanza che i legali di Spinelli, Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza, avevano presentato per ottenere la revoca della misura cautelare.

Secondo la giudice, Spinelli potrebbe “acquisire nuovi incarichi all’interno della predetta società” o avere la “possibilità, tutt’altro che astratta, di continuare a perseguire interessi imprenditoriali, curando, dirigendo e gestendo le pratiche societarie“. La magistrata ha dunque respinto l’istanza “ritenuto che la misura in corso, tenuto conto altresì del brevissimo applicazione (avvenuta in data 07.05.2024), appare proporzionata“. E anche “adeguata in relazione al grado di esigenze cautelari da soddisfare“.

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Aldo Spinelli (secondo da sinistra) con Toti (primo a destra) e Briatore (primo a sinistra) al Salone Nautico di Genova del 2023. Foto Ansa/Luca Zennaro

Il verbale mal interpretato

Sembra essersi intanto risolto il giallo del verbale di Roberto Spinelli, figlio dell’imprenditore. Nell’ufficio della giudice Faggioni, i legali Sandro Vaccaro e Andrea Vernazza insieme hanno riascoltato la registrazione dell’interrogatorio insieme ai pm Luca Monteverde e Federico Manotti. Tutti i presenti, giudice, avvocati e magistrati, hanno convenuto che Roberto Spinelli ha pronunciato le parole “Toti chiedeva finanziamenti leciti“. La querelle era scoppiata perché nel verbale dell’interrogatorio del figlio di Spinelli era stato scritto “illeciti“. Quando gli avvocati hanno preso il documento si sono accorti dell’incongruenza e hanno depositato una istanza in cui chiedevano la correzione del testo.

Gli incontri fra Spinelli e Toti

Come è noto, il 23 maggio si è svolto, per oltre 8 ore, l’interrogatorio di Giovanni Toti, nella caserma della Guardia di finanza di Molo Giano, nel porto di Genova. Il governatore della Liguria, ai domiciliari con l’accusa di corruzione e falso, ha risposto a tutte le 180 domande dei pubblici ministeri Federico Manotti e Luca Monteverde, titolari dell’inchiesta sulla corruzione in porto.

Con loro anche il procuratore aggiunto Vittorio Ranieri Miniati. Il presidente della Regione Liguria ha depositato una memoria di 17 pagine: “Ogni euro incassato ha avuto una destinazione politica. Nessun contributo ha prodotto arricchimento o utilità personale a me, agli altri appartenenti al mio partito o a terzi privati“. E ancora, alla domanda se avesse chiesto finanziamenti all’imprenditore Aldo Spinelli, Toti ha risposto: “Non lo ricordo ma è possibile. Il gruppo Spinelli ha cominciato a sostenere i miei comitati politici dal 2015 e questo rapporto è durato fino a ora“.

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Aldo Spinelli e Paolo Emilio Signorini parlano a Genova il 29 luglio 2022. Foto agli atti dell’inchiesta. Ansa

Quanto ai telefoni lasciati fuori dall’imbarcazione, ossia lo yacht ormeggiato al porto di Genova su cui Toti saliva per conferire con Spinelli, “nelle foto non si vede il mio telefono” ha dichiarato il presidente della Liguria.

Telefono che per altro era con me in molte occasioni anche sulla barca e a dispetto dell’atteggiamento altrui, visto che volevo essere sempre reperibile. D’altra parte nel caso di Punta dell’Olmo, o, della prima chiamata a Signorini per informazioni sulla calendarizzazione del Terminal rinfuse, appare evidente che avessi con me il cellulare visto che chiama dalla stanza dove si trova con gli Spinelli” ha spiegato il presidente della Regione Liguria. “È possibile che in rare situazioni Spinelli – ha aggiunto – abbia chiesto di lasciare il cellulare. Perché, come si è poi saputo, temeva di essere spiato da concorrenti a cui evidentemente non voleva far conoscere il suoi piani di impresa che discuteva con le istituzioni“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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