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Mattarella a Brescia: “Gli ideatori della strage volevano farci tornare indietro. Oggi l’Italia è Piazza della Loggia”

Cinquanta anni fa la strage neofascista nel cuore della città 'Leonessa d'Italia', quando una bomba uccise 8 persone e ne ferì 102

Si fa memoria, il 28 maggio, del 50° anniversario della strage neofascista di Piazza della Loggia a Brescia, di cui oggi appare insopprimibile la corresponsabilità di servizi segreti deviati dello Stato, collusi con l’allora ‘terrorismo nero’. Durante una manifestazione sindacale l’esplosione di una bomba collocata in un cestino dei rifiuti uccise 8 persone e ne ferì 102. Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha deposto una corona di fiori sotto la stelle dei caduti, davanti a centinaia di persone. “Presidente, difendiamo la Costituzione!”, ha urlato qualcuno. Un lungo applauso, dopo quello della piazza, ha accolto Mattarella al suo arrivo al Teatro Grande di Brescia.

Quella di Piazza della Loggia è una “strage neofascista, ancora da raccontare” evidenzia la locandina delle celebrazioni del 28 maggio. In palinsesto una serie di eventi che si snoda dal mattino alla sera. Nel pomeriggio si svolgerà la commemorazione alla Camera dei Deputati. Per quanto riguarda Mattarella, la sua è una presenza che “ci onora” ha detto Manlio Milani, presidente dell’associazione dei familiari delle vittime Casa della Memoria. Milani ha ricordato come Mattarella sia stato il terzo capo dello Stato che si è recato a Brescia per l’anniversario della strage. Prima di lui, il presidente Sandro Pertini, nel 1982, e Oscar Luigi Scalfaro nel 1994.

Mattarella Brescia Piazza della Loggia
Sergio Mattarella in Piazza della Loggia a Brescia saluta Franco Castrezzati, 98 anni, il sindacalista della Cisl che stava tenendo un discorso, il 28 maggio 1974, nel momento in cui esplose la bomba. Foto Ansa/Quirinale Francesco Ammendola

Le complicità degli apparati dello Stato

Oggi la Repubblica italiana è Brescia, è Piazza della Loggia, è questo teatro, con la presenza e il coinvolgimento di tante persone” ha detto il capo dello Stato. “Le immagini che abbiamo appena visto (del docufilm 10′ e 12”, ndr.) – ha dichiarato Mattarella – ci hanno ricondotto a quei momenti oscuri e tristi, ci hanno fatto rivivere lo sbigottimento, il dolore, il terrore che attraversarono l’intera Italia per quella strage.

Tutti gli italiani che nel 1974 erano cittadini consapevoli ricordano, in maniera indelebile, quella orribile giornata“. “L’intento immediato degli attentatori era chiaro: punire e terrorizzare chi manifestava contro il neofascismo e in favore della democrazia“. “Gli ideatori, gli esecutori, i complici di quella strage volevano riportare il tempo indietro. A una stagione oscura, segnata dall’arbitrio della violenza, dalla sopraffazione, sfociata nella guerra“.

Superato lo sconvolgimento iniziale, la risposta di Brescia all’intimidazione stragista fu netta, compatta, determinata. E rappresentò un esempio per tutto il Paese“. Un’Italia attraversata “in quegli anni da grandi speranze e idealità. Ma anche da ciò che vi si opponeva: spinte eversive, tensioni violente e strategie destabilizzanti. Talvolta con la complicità occulta e ignobile di uomini che violavano i doveri di fedeltà alla Repubblica“.

Strage Brescia Piazza della Loggia momenti dopo l'attentato
Un’immagine dei momenti successivi all’attentato in Piazza dell Loggia Brescia il 28 maggio 1974. Foto Wikipedia/Silvano Cinelli/Repubblica.it

L’incontro coi familiari delle vittime

Mattarella ha poi spiegato di aver “incontrato i familiari di coloro cui fu tolta la vita. Alcuni che persero un figlio, un genitore, un coniuge, oggi non ci sono più. Desidero quest’oggi ricordare anche il loro dolore, la compostezza, la forza d’animo, la sete di verità che esprimevano e che permangono tra noi, nonostante gli anni trascorsi“. “I familiari delle vittime, con la loro associazione, continuano l’opera di custodire e promuovere la memoria. E continuano a battersi – ha ricordato il Capo dello Stato – per ottenere giustizia, con coraggio e determinazione. Li ringrazio per questo impegno, esercitato tra mille ostacoli e fatiche, che ha dato un decisivo impulso alle inchieste e alla ricerca della verità“.

Brescia fa memoria per i giovani

Un minuto di silenzio e poi 8 rintocchi di campana – uno per ciascuna delle 8 vittime –  e un applauso al termine. Così in Piazza della Loggia, a Brescia, si è ricordato il momento della strage neofascista del 28 maggio 1974 che provocò 8 morti e 102 feriti. Erano le 10:12 del mattino. I terroristi neofascisti di Ordine Nuovo colpirono mentre era in corso una manifestazione sindacale, piazzando un ordigno in un cestino dei rifiuti. L’esplosione interruppe quel giorno l’intervento dal palco del sindacalista della Cisl Franco Castrezzati. L’uomo, che oggi ha 98 anni, è stato presente anch’egli alla commemorazione con Sergio Mattarella. In piazza ha parlato anche il segretario della Cgil, Maurizio Landini.

I responsabili della strage di Brescia

La verità completa sulla strage di Piazza della Loggia – uno dei più gravi e sanguinosi attentati degli anni di piombo – ancora non c’è, malgrado la condanna all’ergastolo di Carlo Maria Maggi e Maurizio Tramonte, terroristi di Ordine Nuovo. Stando a quanto riporta Wikipedia, responsabili della strage, riconosciuti come tali per via giudiziaria, sono inoltre i defunti Carlo Digilio, Ermanno Buzzi e Marcello Soffiati.

Nel 2014 la Corte di Cassazione ha invece confermato l’assoluzione per il generale dei carabinieri Francesco Delfino, oggi defunto, e per l’ordinovista Delfo Zorzi. Quest’ultimo vive in Giappone, paese di cui ha preso la cittadinanza con il nuovo nome di Hagen Roi e non potrebbe essere estradato in Italia. In questo scorcio di 2024 si aprirà una nuova fase dell’infinita vicenda giudiziaria che riguarda Piazza della Loggia. Il 5 aprile 2023, infatti, Marco Toffaloni, all’epoca dei fatti 17enne, e oggi residente in Svizzera, è stato rinviato a giudizio con l’accusa di strage.

A Brescia il programma del 28 maggio, con la messa, la commemorazione ufficiale, spettacoli e concerti, è solo una parte del ricco palinsesto di iniziative. L’associazione Casa della Memoria, che raduna i familiari delle vittime, ha profuso un’impegno particolare per questa ricorrenza. Un impegno che 50 anni dopo il massacro di Piazza della Loggia è rivolto soprattutto a tramandare la memoria di quello che “non è solo un capitolo di storia. Ma una ferita nella nostra memoria collettiva“. Per questo il palinsesto di iniziative guarda in modo particolare alle nuove generazioni, con appuntamenti che sono “ponti lanciati verso il futuro“. Perché “ricordare è il primo passo per costruire insieme una cittadinanza forte e consapevole“.

Le parole di Beatrice Bazoli

Le vittime della strage di Piazza della Loggia a Brescia, perlopiù trentenni, furono 8. Questi i loro nomi:

Giulietta Banzi in Bazoli, 34 anni, insegnante.

Livia Bottardi in Milani, 32 anni, insegnante.

Euplo Natali, 69 anni, pensionato, ex partigiano.

Luigi Pinto, 25 anni, insegnante.

Bartolomeo Talenti, 56 anni, operaio.

Alberto Trebeschi, 37 anni, insegnante.

Clementina Calzari Trebeschi, 31 anni, insegnante.

Vittorio Zambarda, 60 anni, operaio.

Toccanti le parole di Beatrice Bazoli, figlia di Giulietta Banzi, che all’epoca era una bambina di 10 anni. “Ciao mamma, sono due parole così semplici, quasi banali. Cinquant’anni fa, ho dovuto smettere di pronunciarle e mi sono rimaste in gola fino ad oggi. Ho passato gli ultimi cinquant’anni consapevole di avere qualcosa di bloccato. Queste parole così semplici cariche di significato, di amore, di dolore che mi hanno impedito di respirare, di sentirmi pienamente viva, intera. E hanno bloccato anche tutto il resto di me, come se fossi cresciuta con un’ala spezzata“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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