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Addio a Franco Di Mare

Meno di un mese fa aveva annunciato da Fazio di avere un tumore. Una carriera in Rai, era stato inviato di guerra, conduttore e direttore

Franco Di Mare, giornalista e conduttore televisivo, inviato di guerra ed ex direttore di Rai Tre, è morto all’età di 68 anni a causa di un tumore. Un mesotelioma dovuto all’esposizione all’amianto nel corso del suo lavoro di cronista.

Meno di un mese fa, il 28 aprile, intervistato da Fabio Fazio a Che Tempo Che Fa, Di Mare aveva reso nota la sua malattia affermando di aver ancora poco tempo da vivere. Ad annunciare la notizia della sua morte è stata la famiglia in una nota: “Abbracciato dall’amore della moglie, della figlia, delle sorelle e del fratello e dall’affetto degli amici più cari si è spento a Roma il giornalista Franco Di Mare“.

Franco Di Mare Rai
Franco Di Mare. Foto Ansa/Riccardo Antimiani

L’ultima intervista

A lungo inviato in teatri di guerra nella ex Jugoslavia, Di Mare aveva appunto annunciato da Fazio di avere “un mesotelioma, un tumore molto cattivo. In quell’occasione aveva stigmatizzato il comportamento di dirigenti e colleghi in Rai “ai quali davo del tu” e che di fronte alla sua richiesta di informazioni per poter affrontare anche legalmente le conseguenze della malattiasi sono negati al telefono, come se fossi un questuante. Io davanti a un atteggiamento del genere trovo un solo aggettivo, uno solo: è ripugnante”.

Aveva poi specificato che non si trattava di persone dell’attuale dirigenza Rai ma di quelle precedenti. I vertici Rai avevano subito dopo fatto sapere di essere all’oscuro della sua vicenda e poi che la pratica era ferma all’Inail. Salvo infine, nei giorni successivi, spiegare di aver fatto recapitare a Di Mare le informazioni che aveva richiesto.

Franco Di Mare Fabio Fazio
Franco Di Mare in collegamento coon Fabio Fazio lo scorso 28 aprile.

Chi era Franco Di Mare

Ex inviato di guerra, conduttore e poi direttore di RaiTre, Franco Di Mare era nato a Napoli l’8 luglio del 1955. Laureato in Scienze politiche all’Università Federico II ha vissuto gran parte della sua carriera giornalistica in Rai dopo gli inizi a L’Unità e a Radiocor.

E proprio al suo lavoro di inviato sul campo, in particolare quello nei Balcani in Jugoslavia e Kosovo, Di Mare associava le cause della sua malattia, con l’esposizione a materiali cancerogeni come l’amianto e uranio impoverito. Una storia che aveva scritto nel libro Le parole per dirlo – La guerra fuori e dentro di noi, uscito quest’anno. L’ultimo capitolo del libro è dedicato ai suoi affetti: la figlia Stella, le sorelle, il fratello e la compagna Giulia Berdini, al suo fianco per 8 anni e che Di Mare aveva sposato proprio pochi giorni fa.

Un giornalista appassionato

La guerra è la malattia del mondo. Appena scoppia, è causa immediata di dolori infiniti, disastri, morte” scrive nel libro Di Mare. “Ma le guerre continuano a mietere vittime anche dopo che finiscono. Ne è un tragico esempio la ‘Sindrome dei Balcani’, la lunga serie di malattie provocate dall’esposizione ai proiettili con uranio impoverito o dall’inalazione di particelle d’amianto rilasciate nell’aria in seguito alla distruzione di palazzi e complessi industriali“.

Nel corso della sua carriera giornalistica Di Mare si è occupato di politica internazionale. Ha coperto, sempre come inviato, i falliti colpi di stato in America Latina, le campagne elettorali presidenziali di Stati Uniti, Francia, Bulgaria e Algeria.

È stato autore di servizi e documentari sulla criminalità organizzata nazionale (Sicilia, Campania, Calabria e Puglia) e internazionale (Germania, Russia e Bulgaria). Ha realizzato inchieste e servizi a seguito di attentati terroristici in Giappone, Russia, Kenya, Egitto, Stati Uniti e Medio Oriente. Nonché reportage da aree colpite da calamità naturali come l’Honduras, il Guatemala, il Nicaragua, l’Alabama, l’India, l’Anatolia e la Louisiana.

Nel 2011 aveva pubblicato il romanzo bestseller Non chiedere perché dove raccontava la storia di come, durante la guerra nella ex-Jugoslavia, aveva incontrato in un orfanotrofio di Sarajevo, capitale della Bosnia Erzegovina, una bimba di 10 mesi che poi avrebbe adottato con il nome di Stella. Il libro ha avuto 13 edizioni, ha vinto il Premio Roma e il Premio Fregene e si è classificato secondo al Premio Bancarella e da esso è stata in seguito tratto il film tv “L’angelo di Sarajevo” con Beppe Fiorello.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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