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Iran, il regista Mohammad Rasoulof condannato al carcere e alla fustigazione

Orso d'Oro a Berlino 2020, ha in concorso a Cannes, in questi giorni, il suo ultimo film "Il seme del fico sacro"

Il regista cinematografico iraniano Mohammad Rasoulof – Orso d’Oro al Festival del cinema di Berlino 2020 e in concorso a Cannes con il suo The Seed of the Sacred Fig (il seme del fico sacro), in lizza per la Palma d’Oro – dovrà scontare 5 anni di carcere. La dittatura degli ayatollah lo ha condannato a una pena di 8 anni, di cui 5 effettivi, per “collusione contro la sicurezza nazionale”. Lo ha reso noto il suo avvocato. La sentenza di condanna determina inoltre “frustate, multa e confisca dei beni” del regista. Lo ha precisato il suo avvocato, Babak Paknia, sul social X.

Mohammad Rasoulof è in pratica accusato di aver sostenuto le proteste contro il regime. Il regista ha vinto l’Orso d’oro del Festival di Berlino 2020 con il suo film contro la pena di morte – praticata dall’Iran – Il male non esisteRasoulof ha 52 anni: è stato arrestato nel luglio 2022 per aver sostenuto le manifestazioni seguite al crollo di un edificio in cui sono morte più di 40 persone nel sud-ovest dell’Iran. In quell’occasione un gruppo di cineasti iraniani aveva chiesto in una lettera aperta che le forze di sicurezza “depongano le armi” di fronte all’indignazione popolare contro “la corruzione” e “l’incompetenza” dei dirigenti.

Mohammad Rasoulof regista Iran
Mohammad Rasoulof. Foto X @Aubin_Hellot

Chi è il regista Rasoulof

Le autorità lo hanno rilasciato alla fine del 2023. Ossia dopo oltre un anno, e dopo che le proteste antigovernative cominciate nel settembre 2022 a seguito della morte della giovane Mahsa Amini si sono progressivamente ridotte. Il film di Mohammad Rasoulof Il seme del fico sacro è, come accennato, in concorso al Festival di Cannes che si è aperto martedì 14 maggio (si chiuderà il 25 maggio).

Nella comunità internazionale serpeggiavano dubbi sul fatto che le autorità iraniane avrebbero consentito al regista di recarsi in Francia per il Festival di Cannes. Adesso è semplicemente impossibile. Mohammad Rasoulof è una delle voci del panorama cinematografico iraniano più critiche nei confronti del Governo di Teheran.

Lo scorso anno gli organizzatori di Cannes invitarono Rasoulof a far parte della giuria della celebre sezione Un certain Regard, ma le autorità dell’Iran gli impedirono di lasciare il paese. Sembra inoltre che i capi della teocrazia islamica abbiano fatto pressioni sul regista affinché ritirasse il film Seed of the Sacred Fig dalla partecipazione a Cannes. È un fatto che Mohammad Rasoulof sia stato condannato più volte in Iran per i suoi film, ritenuti ostili al regime.

Il caso del rapper Toomaj

La vicenda del regista Rasoulof esplode due settimane dopo la condanna a morte di un artista importante per l’Iran e in particolare per i giovani. Si tratta del rapper Toomaj Salehi, 32 anni, che di mestiere fa il metalmeccanico, ma che col suo ‘secondo lavoro’ musicale ha conquistato milioni di ragazzi e ragazze.

Io sono Ahwaz, sono povero/Baloch Kolbar curdo, la mia lingua madre è l’arabo/sono turco, sono figlio dell’Iran, sono Bakhtiari/sono un simbolo di coraggio, sono l’ira di Dio” canta Toomaj. In una delle ultime canzoni, Shin, canta ancora: “L’Iran è il mio cielo e voi tutti le sue stelle“.

Toomaj Salehi Eurovision Song Contest
Toomaj Salehi. Foto X @NakedAkhoond

La rivolta pacifica delle maestre

Le sue canzoni sono diventate quasi una colonna sonora delle rivolte dopo la morte di Mahsa Amini per mano della polizia. Come ha ricordato Cecilia Strada sul Foglio, nelle sue canzoni Toomaj Salehi parla molto di povertà e di regime, usa un linguaggio sfacciato e violento.

È molto più popolare di molti dissidenti intellettuali iraniani (come lo stesso regista Rasoulof) e contro di lui si è scatenata una repressione di Stato violentissima. I dirigenti della prigione Dastgerd di Isfahan, dove si trova recluso, hanno annunciato alla famiglia Salehi il divieto di fargli anche solo una telefonata. Il giovane è condannato al patibolo. Nella sua regione di provenienza, il Khuzestan abitato da una minoranza etnica, le maestre e i maestri hanno smesso di lavorare. E promettono: “Non torniamo in classe finché Toomaj non torna libero“. A livello internazionale Toomaj sta ricevendo la solidarietà di molti artisti da tutto il mondo, con canzoni e appelli, come avvenuto al Concertone del Primo Maggio in Italia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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