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Maternità surrogata, il Vaticano: “Sia proibita a livello universale”

Il Papa chiarisce la posizione della Chiesa sui principali temi che "violano la dignità umana". In Italia la Camera ha già approvato la legge Varchi

Il Vaticano ha pubblicato un documento col quale chiede agli Stati di mettere al bando la pratica della maternità surrogata, facendola diventare un delitto universale. Nel documento, dal titolo ‘Dignitas infinita’, si afferma che con questa pratica “il bambino, immensamente degno, diventa un mero oggetto”. “Ogni vita umana, a partire da quella del nascituro nel grembo della madre, non può essere soppressa né diventare oggetto di mercimonio”.

Citando papa Francesco, Dignitas infinita argomenta come sia “deprecabile la pratica della cosiddetta maternità surrogata, che lede gravemente la dignità della donna e del figlio. Essa è fondata sullo sfruttamento di una situazione di necessità materiale della madre“. Un bambino “è sempre un dono” e “mai l’oggetto di un contratto“. “Auspico pertanto – sono le parole di Francesco citate nel documento – un impegno della Comunità internazionale per proibire a livello universale tale pratica“.

Vaticano maternità surrogata
Foto Ansa/Alessandro Di Meo

Le violazioni della dignità umana

Il documento ‘Dignitas infinita‘ è stato pubblicato dal Dicastero per la Dottrina della fede, dopo cinque anni di lavoro. Lo firmano il cardinale prefetto Victor Manuel Fernandez e il segretario per la Sezione dottrinale, monsignor Armando Matteo. Si tratta di venti pagine divise in una presentazione, un’introduzione, quattro capitoli tematici e una conclusione. Più altre 4 pagine di note. Il tema è la dignità umana.

Il documento, che fa memoria del 75° anniversario della Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, include  il magistero papale dell’ultimo decennio sulle “gravi violazioni” della dignità umana. Dalla guerra alla povertà, dalla violenza sui migranti a quella sulle donne, dalla tratta di persone agli abusi sessuali, all’aborto. E, appunto alla maternità surrogata. Fino all’eutanasia e al suicidio assistito, allo scarto dei disabili, alla teoria del gender, al cambio di sesso e alla “violenza digitale“.

Dal genocidio alla pena di morte

Nel testo vaticano si parla di “tutto ciò che è contro la vita stessa. Come ogni specie di omicidio, il genocidio, l’aborto, l’eutanasia e lo stesso suicidio volontario“. Ma anche “tutto ciò che viola l’integrità della persona umana, come le mutilazioni, le torture inflitte al corpo e alla mente, le costrizioni psicologiche“.

E infine “tutto ciò che offende la dignità umana. Come le condizioni di vita subumana, le incarcerazioni arbitrarie, le deportazioni, la schiavitù, la prostituzione, il mercato delle donne e dei giovani. O ancora le ignominiose condizioni di lavoro, con le quali i lavoratori sono trattati come semplici strumenti di guadagno, e non come persone libere e responsabili“. Si cita anche la pena di morte, che “viola la dignità inalienabile di ogni persona umana al di là di ogni circostanza”.

Legge Varchi sit-in protesta maternità surrogata
Sit-in di protesta a Milano, nel luglio 2023, contro la proposta di legge Varchi che vuole rendere la maternità surrogata reato universale. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Cos’è la maternità surrogata

Ma nel documento del Vaticano si parla anche della maternità surrogata (o GPA: Gestazione Per Altri). La pratica, si legge nel testo, viola innanzitutto la dignità del bambino: “Ogni bambino (…) possiede infatti una dignità intangibile (…) Il bambino ha perciò il diritto, in virtù della sua inalienabile dignità, di avere un’origine pienamente umana e non artificialmente indotta (…)“. La pratica della maternità surrogata, continua il documento, viola anche “la dignità della donna stessa che ad essa è costretta o decide liberamente di assoggettarvisi. Con tale pratica, la donna si distacca del figlio che cresce in lei e diventa un semplice mezzo asservito al guadagno o al desiderio arbitrario di altri”.

L’espressione “maternità surrogata” indica la situazione nella quale una donna si assume l’obbligo di portare a termine una gravidanza per conto di una coppia sterile. S’impegna inoltre a consegnare il nascituro ai genitori non carnali, dietro compenso economico oppure, al contrario, senza compenso economico. La figura della madre ‘su commissione’ può dar corpo a molteplici fattispecie, sottolinea l’enciclopedia Treccani. A seconda del tipo di partecipazione della donna esterna alla coppia.

Camera deputati legge maternità surrogata
Maria Carolina Varchi abbraccia il ministro della famiglia Eugenia Roccella dopo il via libera della Camera alla legge Varchi. Foto Ansa/Massimo Percossi

Italia, la legge punisce la surrogata

Costei può provvedere solo alla gestazione, o anche al concepimento dell’embrione, con l’apporto o meno del proprio materiale genetico. Senza contare l’eventuale intervento di un donatore di gameti maschili, che contribuisca geneticamente alla formazione dell’embrione. Ad accomunare tutte queste ipotesi è la radicale scissione tra maternità sociale, biologica e genetica, che mette in crisi il tradizionale principio secondo cui madre del nascituro è colei che lo ha partorito.

Si tratta di fenomeno che non è nuovo ma che lo sviluppo della scienza e della tecnica ha reso più complesso e diffuso. In Italia la maternità surrogata è vietata per legge. L’art. 12, co. 6, parte seconda, della legge 40 del 2004 incrimina e punisce con la reclusione da 3 mesi a 2 anni, e con la multa da 600mila a un milione di euro “chiunque, in qualsiasi forma, realizza, organizza o pubblicizza (…) la surrogazione di maternità”.

Lo scorso luglio, con 166 sì, 109 no e 4 astenuti, il Centrodestra è riuscito a far approvare all’Aula della Camera la proposta di legge Varchi che rende reato universale la maternità surrogata. Si attende il voto del Senato. Contrari i gruppi di opposizione: PD, Movimento Cinque Stelle e Alleanza Verdi Sinistra. Mentre Azione-Italia Viva ha lasciato libertà di coscienza ai propri deputati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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