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C’è ancora domani, anatomia di un successo: ma perché piace così tanto?

L'opera prima da regista di Paola Cortellesi è stata accolta calorosamente anche all'estero: qual è il segreto?

Anche all’estero, C’è ancora domani di e con Paola Cortellesi sta riscuotendo grande successo: ma qual è il suo segreto? Il fortunato esordio dietro la macchina da presa dell’attrice, comica e regista romana ha ottenuto di recente una standing ovation di 10 minuti a Londra, riscuotendo grande successo anche in Francia.

In seguito all’aggiunta nel catalogo Netflix, avvenuta nella giornata di domenica 31 marzo, C’è ancora domani è tornato nuovamente al centro dell’attenzione. Il fortunato esordio alla regia di Paola Cortellesi – in attesa dell’imminente annuncio delle cinquine dei David di Donatello 2024 – ha difatti concluso la sua corsa al boxoffice italiano con oltre 36 milioni di euro. Una cifra monstre, in grado di superare titoli del calibro di Barbie di Greta GerwigOppenheimer di Christopher Nolan, su suolo nostrano.

C'è ancora domani, perché ha avuto così tanto successo?
Perché “C’è ancora domani” continua ad avere tanto successo? (@Crediti Ufficio Stampa Festa del Cina di Roma) – VelvetMag

Anche altrove, il film evento dell’anno ha ricevuto una calorosa accoglienza. In Francia, il titolo è stato distribuito dalla Universal con il titolo Il reste encore demain è ha incassato oltre 800 mila euro nel weekend di apertura, con oltre 118 mila presenze. Nel Regno Unito, invece, farà prossimamente il suo debutto con il titolo There’s still tomorrow e, in occasione dell’anteprima londinese di alcuni giorni fa, ha ricevuto una standing ovation di 10 minuti. Ma cosa ha permesso al debutto alla regia di Paola Cortellesi di raggiungere un successo di questa portata?

C’è ancora domani, trama e cast dell’opera prima di Paola Cortellesi

Presentato in anteprima alla 18° Festa del Cinema di RomaC’è ancora domani è ambientato nell’immediato secondo dopoguerra. In una Roma ancora devastata dalle devastazioni belliche, datata 1946, ma alimentata dalla voglia di cambiamento dovuta anche all’imminente referendum istituzionale e all’elezione dell’Assemblea Costituente, si muove Delia (Paola Cortellesi). Ormai rassegnatasi al ruolo che la società ha scelto per lei, quello di moglie e madre, Delia è intrappolata in un matrimonio infelice con Ivano (Valerio Mastandrea), dal quale ha avuto Marcella (Romana Maggiora Vergano) e altri due figli. La sua vita si divide tra le faccende domestiche, lavori sottopagati e continue liti con il marito, che culminano tristemente nel medesimo modo, con le mani addosso. Unico sollievo per la protagonista è l’amica di sempre, Marisa (Emanuela Fanelli).

Anche la notizia della proposta di matrimonio di Marcella, ricevuta dal fidanzato Giulio (Francesco Centorame), manderà Delia in crisi. Quando, infatti, il ragazzo minaccerà la sua primogenita, la donna capirà che quest’ultima rischia di andare incontro a un destino tragicamente simile al suo. Ma l’arrivo di una lettera improvvisa, indirizzata proprio a Delia, le farà capire che non tutto è perduto, perché C’è ancora (un) domani.

C'è ancora domani: il segreto del suo successo
Il segreto del successo di “C’è ancora domani” (@Crediti Ufficio Stampa Festa del Cinema di Roma) – VelvetMag

Dietro il successo dell’esordio alla regia di Paola Cortellesi: l’importanza della musica

Per il suo debutto dietro la macchina da presa, Paola Cortellesi ha scelto di riavvolgere il tempo di alcuni decenni, in un momento cruciale per la storia nostrana: la nascita della Repubblica Italiana, grazie al primo referendum istituzionale a suffragio universale, indetto il 2 giugno 1946. In linea di continuità con la tematica trattata, l’attrice, comica e regista romana ha optato per la scelta – coraggiosa – del bianco e nero, secondo la tradizione neorealista, che ha reso il cinema italiano celebre in tutto il mondo.

Ma è anche grazie alla colonna sonora – curata da Lele Marchitelli – che il film compie l’operazione successiva, riuscendo a ergersi come un ponte tra presente e passatoC’è ancora domani è difatti cadenzato da brani della musica leggera italiana che spaziano tra le diverse epoche: si apre con Aprite le finestre di Fiorella Bini (vincitore del Festival di Sanremo 1956), prosegue con La sera dei miracoli di Lucio Dalla (1980) fino a A bocca chiusa di Daniele Silvestri (2013).

Delia come simbolo di resilienza

Nella storia di Delia, nelle vessazioni e nelle ingiustizie quotidiane che subisce, figlie di una cultura patriarcale e maschilista che ancora oggi non è stata del tutto sradicata, è insito un problema condiviso che, bene o male, ha toccato molte famiglie: la violenza di genere. Ciononostante, C’è ancora domani riesce ad affrontare tale tematica, mettendo in luce i problemi odierni attraverso le storie di ieri, sfruttando una chiave linguistica inaspettata: quella dell’ironia. Un’ironia mai fuori posto, capace di scuotere le coscienze senza cadere nel voyerismo e, soprattutto, in grado di evitare un grande rischio: l’incasellamento di Delia – e, conseguentemente, di Marcella – a vittima sacrificale.

Pur essendo inizialmente passiva e rassegnata nella sua condizione sociale di “moglie e madre”, Delia è anche simbolo di resilienza – un termine fin troppo sdoganato negli ultimi tempi, ma quanto mai opportuno in questo contesto – perché, nonostante non abbia ancora consapevolezza della sua condizione e del cambiamento che le si potrebbe prospettare, lei resiste. E lo fa, soprattutto, per Marcella e, in senso lato, per tutte le donne a venire, perché “Tu sei ancora in tempo“, come dirà alla figlia. Ma sarà proprio quest’ultima a ricordare che anche per lei C’è ancora (un) domani, quando le risponderà: “Pure te, ma’“.

Delia diventa dunque anche simbolo di ribellione, di una prima embrionale ma significativa rottura con il passato, spianando la strada verso quel domani, ricco della speranza di libertà che, grazie al voto, appare ormai concreta. Ed è forse nel ragionare sui progressi finora compiuti, ma anche sul concetto di speranza verso un futuro migliore, che C’è ancora domani trova la chiave di volta del suo successo.

Lorenzo Cosimi

Cinema e tv

Romano, dopo la laurea triennale in Dams presso l’Università degli Studi Roma Tre, si è poi specializzato in Media, comunicazione digitale e giornalismo alla Sapienza. Ha conseguito il titolo con lode, grazie a una tesi in Teorie del cinema e dell’audiovisivo sulle diverse modalità rappresentative di serial killer realmente esistiti. Appassionato di cinema, con una predilezione per l’horror nelle sue molteplici sfaccettature, è alla ricerca costante di film e serie tv da aggiungere all’interminabile lista dei “must”. Si dedica alla produzione seriale televisiva con incursioni sui social.

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