NewsPrimo piano

Enigma Zelensky, il suo destino è segnato?

Pasqua da dimenticare per il presidente ucraino che rimuove anche i suoi collaboratori più stretti

Il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è tornato a chiedere, in un’intervista al Washington Post, più armi, sollecitando l’amministrazione Biden a consegnargli i missili Atacms senza i quali “l’Ucraina rischia di doversi ritirare” di fronte all’avanzata dei russi. In una Pasqua tutt’altro che all’insegna della speranza, il presidente dell’Ucraina ha inoltre rimosso il suo assistente personale, amico di lunga data. È l’ennesima rimozione di quella che molti osservatori definiscono una faida interna al potere di Kiev in corso almeno da dopo il fallimento della controffensiva lo scorso settembre. E che ha visto il generale Valery Zaluzhny fra le sue vittime più illustri: da poche settimane non è più lui il capo delle forze armate, Zelensky lo ha spedito a fare l’ambasciatore a Mosca: un esilio dorato, ma pur sempre esilio.     

Sarebbe tuttavia un errore immaginare che le ripetute epurazioni, anche nell’entourage di Volodymyr Zelensky, costituiscano prova della solidità del potere del presidente. È semmai il contrario. Il giovane leader politico che con grande coraggio sta guidando la resistenza ucraina agli invasori russi da due anni a questa parte è a rischio. I sondaggi lo danno da tempo in ribasso, mentre premiano Valery Zaluzhny. Già alla fine dello scorso anno il sindaco di Kiev, Vitali Klitschko, ha criticato apertamente il presidente. Gli ha addossato la responsabilità di non aver compreso in tempo la gravità dell’escalation di Putin che ha portato all’invasione e di aver commesso una serie di altri errori.

Volodymyr Zelensky golpe Ucraina
Foto Ansa/Epa Tolga Bozoglu

Sono gli alleati i veri nemici di Zelensky

Ma il punto vero è un altro. Le élite di potere occidentali si stanno stancando di Zelensky. Si intensificano i segnali già emersi a novembre scorso, quando l’allora comandante in capo, generale Valery Zaluzhny, in un’intervista al Financial Times gelò l’entusiasmo bellico di Volodymyr Zelensky affermando che la guerra era entrata in una fase di stallo simile alla guerra di trincea del primo conflitto mondiale di oltre cent’anni fa. C’è stata poi la misteriosa morte dello stretto collaboratore dello stesso generale, Gennady Chastyakov. E il rifiuto del presidente ucraino di tenere le elezioni nel 2024.

Secondo il veterano della Cia, Larry Johnson, citato dal Manifesto, la ‘mano invisibile’ dell’Occidente starebbe orchestrando qualcosa. Un’azione simile a un colpo di Stato che potrebbe sfociare a un cambio al vertice in Ucraina. Di certo ormai, quasi con regolare cadenza, Zelensky annuncia epurazioni. Ha sollevato, come detto, persino il suo assistente. Tutt’altro che una figura secondaria. Serhii Shefir, primo consigliere del capo dello Stato, è amico personale di lunga data di Zelensky

E suo socio sin dai tempi della Kvartal 95: la casa di produzione fondata nel 2002 da Volodymyr Zelensky quando faceva l’attore. Shefir era sceneggiatore, produttore e regista e a lui Zelensky ha trasferito le sue quote della società prima di candidarsi alla presidenza nel 2019. Insieme a Shefir, Zelensky ha allontanato dal suo ufficio anche altri tre consiglieri – Serhiy Trofimov, Mykhailo Radutskyi e Oleh Ustenko. E poi due rappresentanti presidenziali: Natalia Pushkariova e Aliona Verbytska, che supervisionavano le attività dei volontari e i diritti dei militari.

Zelensky Zaluzhny rimozione febbraio 2024
Zelensky con Zaluzhny, rimosso da capo delle forze armate. Foto Facebook/Zelensky

Epurazioni a raffica in pochi mesi

La mossa è arrivata dopo che nei giorni scorsi il presidente ha rimosso Okeksii Danilov dall’incarico di segretario del Consiglio nazionale di sicurezza e difesa. Al posto di Danilov, Zelensky ha nominato Oleksandr Litvinenko, fino ad oggi capo dell’intelligence per l’estero. L’8 febbraio scorso era toccato a Valeri Zaluzhny, rimosso dalla guida delle forze armate. Zaluzhny è stato poi nominato ambasciatore nel Regno Unito. Tuttavia non sarebbe Zaluzhny il problema principale di Zelensky, bensì il venir meno del sostegno al presidente ucraino in Occidente, sia nel Regno Unito che negli Stati Uniti.

Già lo scorso novembre l’americana NBC News ha reso noto che funzionari statunitensi ed europei hanno iniziato a parlare apertamente con il Governo di Kiev di possibili “negoziati di pace con la Russia” per porre fine allo stallo di una guerra infinita, che in questi ultimi giorni sta gravemente mettendo in tensione la Polonia. E chi potrebbe negoziare con Mosca? Non certo Zelensky, schiacciato su una prospettiva di guerra all’ultimo uomo. Secondo l’ex agente della Cia, Larry Johnson, potrebbe essere proprio Zaluzhny. Un militare di alto grado che in passato aveva intrattenuto rapporti diretti con l’esercito russo. Dunque per chi suona la campana? Non per il nuovo ambasciatore di Kiev a Londra, contrariamente a ciò che si sarebbe potuto pensare.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

Pulsante per tornare all'inizio