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Ucraina, il Pentagono: “Kiev deve scegliere se ritirarsi da alcune aree”

Secondo gli Usa occorre un parziale ritiro per rafforzare le linee difensive e contenere gli attacchi russi

La guerra in Ucraina sembra giunta a un suo punto di svolta. “Sappiamo che l’Ucraina deve prendere decisioni strategiche, se ritirarsi da alcune aree per rafforzare le linee difensive. Sono decisioni difficili da prendere, non siamo in grado di fornire i sistemi di cui hanno bisogno perché non c’è l’autorizzazione del Congresso”. Il Pentagono, attraverso le parole della portavoce Sabrina Singh, accenna alle strategie che l’Ucraina, in una fase cruciale della guerra con la Russia, è chiamata a varare.

La carenza di munizioni e l’assenza di aiuti militari da parte degli Stati Uniti – l’ultimo pacchetto da 60 miliardi di dollari è bloccato al Congresso – obbliga Kiev a prendere decisioni drastiche. “Continuiamo a sostenere l’Ucraina. Il presidente Biden è stato chiaro, soldati americani non metteranno piede sul terreno” ha dichiarato Singh. “Abbiamo inviato pacchetti di aiuti ogni settimana fino a dicembre scorso. Il modo migliore per sostenere l’Ucraina è ottenere il via libera del Congresso“, dice Singh rispondendo ad una domanda nel briefing al Dipartimento della Difesa.

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Foto X @sumlenny

Ucraina e Russia, fronte instabile

Sul fronte della cronaca, il 21 marzo una donna ha perso la vita a Belgorod, nel sud della Russia, durante un bombardamento delle forze armate ucraine. Lo ha riferito sul suo canale Telegram il governatore della regione al confine con l’Ucraina, Vyacheslav Gladkov. In precedenza, il ministero della Difesa russo aveva riferito che i sistemi di difesa aerea avevano distrutto 8 proiettili Vampire Mlrs sulla regione di Belgorod. Nell’Ucraina orientale, intanto, la Russia spinge ma non sfonda.

Le forze armate di Kiev sono in difficoltà a causa della carenza di munizioni ma resistono strenuamente all’avanzata degli invasori. Questo il quadro che delinea l’intelligence britannica fotografando la situazione nell’est dell’Ucraina, il fronte più caldo del conflitto. Le forze russe “continuano a concentrare le loro operazioni nell’oblast orientale ucraino di Donetsk, ottenendo successi minimi“, afferma l’intelligence di Londra in una “situazione instabile” caratterizzata da difficoltà per entrambe i campi.

I russi, spiega ancora l’intelligence britannica, “hanno cercato di espandere le aree di controllo a nord ovest della città di Donetsk. E cercheranno di prendere una serie di villaggi, fra cui Orlivka, Tonenke, Pervpmaiske e Nevelske. Le avanzate russe si sono ridotte nelle ultime settimane, in parte per le pesanti perdite subite nella campagna per Avdiivka. La situazione rimane instabile, con le carenze ucraine di personale e munizioni che limitano la loro capacità di tenere le posizioni“.

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Foto X @Politicax1

L’Ucraina può ancora vincere

Rob Bauer, capo del comitato militare della NATO, nelle stesse ore mette in guardia contro un eccessivo pessimismo sulle possibilità di vittoria dell’Ucraina. Le guerre non le vincono i pessimisti, “il mondo è stato troppo ottimista nel 2023. Non dobbiamo fare l’errore contrario di diventare troppo pessimisti nel 2024” ha detto Bauer intervenendo al Forum sulla Sicurezza a Kiev. Secondo Bauer, bisogna avere fiducia nel successo ucraino, anche se servono più rifornimenti bellici. “Gli alleati della NATO, e molte altre nazioni nel mondo, stanno fornendo un sostegno senza precedenti all’Ucraina e questo ha fatto la differenza, ma l’Ucraina ha bisogno di un ulteriore sostegno“, afferma.

La guerra si snoda anche attraverso raid per colpire infrastrutture strategiche. Le truppe russe hanno colpito le infrastrutture energetiche nella parte occupata dell’oblast di Kherson. E hanno lasciato i residenti della città di Kakhovka, controllata dai russi, senza gas, elettricità e fornitura d’acqua, dice Yurii Sobolevsky, il primo vice capo del Consiglio dell’oblast di Kherson, definendo l’attacco russo “una provocazione“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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