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Assange cittadino onorario di Roma. Possibile a breve l’estradizione negli Usa

Il fondatore di WikiLeaks rischia il carcere a vita per aver svelato al mondo crimini di guerra americani in Iraq e Afghanistan

Julian Assange, 53 anni, giornalista e attivista australiano, fondatore della piattaforma online WikiLeaks, in carcere a Londra, rischia l’estradizione definitiva negli Usa. Nel 2010 ha svelato al mondo crimini di guerra commessi dall’esercito americano in Afghanistan e in Iraq. Oltreoceano lo attende il carcere a vita per la pubblicazione di documenti di Stato coperti da segreto. La prossima settimana, fra il 20 e il 21 febbraio, la magistratura inglese deciderà il destino di Assange che ha perduto nuovamente un appello legale. Intanto Roma tributa la cittadinanza onoraria al giornalista. Il 15 febbraio il Consiglio comunale ha approvato la delibera 198 del 2023 con 27 voti favorevoli e 2 contrari. 

La famiglia e i suoi sostenitori in mezzo mondo si sono mobilitati. Manifestazioni a sostegno di Assange si svolgeranno anche nel nostro Paese. Il 20 febbraio si riunirà l’alta Corte di giustizia britannica per decidere in merito all’ultima istanza. Un’altra sconfitta significherebbe la consegna immediata del detenuto alle autorità statunitensi, salvo il verdetto dell’istanza pendente presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo. In America il giornalista rischia 175 anni di carcere per aver diffuso documenti top secret dell’Amministrazione statunitense. Carte che hanno rivelato pratiche di tortura e abusi dei diritti umani da parte americana in paesi come l’Afghanistan e l’Iraq.

Assange WikiLeaks cittadino onorario di Roma
Foto X @anticor_org

Contro Assange “estradizione politica

La moglie di Assange, Stella Moris, ha dichiarato che questa sarà l’ultima richiesta di appello all’Alta corte britannica da parte di suo marito e che egli sta rischiando di morire a causa delle sue precarie condizioni di salute. Il fondatore di WikiLeaks è in carcere da 5 anni nel penitenziario londinese di massima sicurezza di Belmarsh. Nel 2010 ha reso pubblici centinaia di migliaia di documenti militari e diplomatici degli Stati Uniti. Documenti classificati, cioè coperti da segreto, che riguardavano le guerre americane in Iraq e Afghanistan. Compresi video che rivelavano veri e propri crimini di guerra compiuti dalle truppe statunitensi.

A fine gennaio scorso il giudice della corte suprema del Regno Unito, Jonathan Swift, ha respinto tutte e 8 le motivazioni dell’appello di Assange contro l’ordine di estradizione degli Stati Uniti. Ordine che era stato firmato nel giugno 2023 dall’allora ministra degli Interni britannica, Priti Patel. Secondo i difensori di Assange, il desiderio degli Stati Uniti di processare il giornalista è motivato da ragioni tutte politiche. Il team di Assange sostiene che il suo assistito sia perseguitato e che la richiesta di estradizione stessa sia un abuso processuale. Aggiunge poi che il Governo degli Stati Uniti avrebbe costantemente falsificato alcuni dettagli fondamentali del caso davanti ai tribunali britannici.

Un’ultima possibilità legale

La bocciatura delle ragioni dell’appello lascia solo un passo finale nei tribunali britannici. Una volta lette e valutate le 20 pagine che condenseranno l’ultima, drammatica difesa di Assange, non vi saranno più ulteriori vie di appello a livello nazionale. Assange potrebbe ancora combattere l’estradizione negli Usa presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU), che lo scorso dicembre ha confermato di aver ricevuto una richiesta in tal senso dai legali dell’attivista.

Julian Assange è detenuto da quasi 5 anni nella prigione di Belmarsh, a Londra, dove si trova dal 2019, quando la polizia lo aveva arrestato. A fine aprile di quell’anno l’ambasciata dell’Ecuador a Londra lo aveva espulso. Lì aveva vissuto per 7 anni come rifugiato politico, in seguito alla decisione del presidente ecuadoriano Lenin Moreno di revocargli l’asilo politico. Assange era stato quindi condannato a 50 settimane di carcere da un tribunale del Regno Unito per aver violato i termini della libertà su cauzione nel 2012. Secondo i familiari e secondo WikiLeaks, Assange sta male. La sua salute è ormai divenuta precaria.

Cos’è WikiLeaks

In vista del voto dell’Alta Corte britannica, il mondo che solidarizza col giornalismo libero e anti-autoritario sta organizzando incontri, convegni, fiaccolate. In Italia, a Roma, presso il Consiglio Nazionale dell’Ordine dei Giornalisti, l’8 febbraio si è tenuto l’incontro Il Day X è arrivato. Presenti Beppe Giulietti di Articolo 21, Vittorio Di Trapani presidente della Federazione nazionale della stampa italiana, la deputata del Movimento 5 Stelle Stefania Ascari, Amnesty International e i giornalisti Riccardo Iacona, Stefania Maurizi, Alberto Negri e Marco Tarquinio, tra gli altri.

Come è noto WikiLeaks è un’organizzazione internazionale, nata nel 2006, che riceve in modo anonimo, grazie a un sistema di cifratura dei dati, documenti coperti da segreto. Si tratta di file di Stato, bancari, militari. A curare il sito su cui WikiLeaks riversa i documenti per svelarli a tutti sono giornalisti, scienziati e attivisti. Julian Assange, che è anche attivista informatico, ne è stato caporedattore oltre che fondatore. Lo scopo di WikiLeaks è di portare all’attenzione dell’opinione pubblica internazionale “comportamenti non etici di Governi e aziende“. Il 30 giugno 2023 Papa Francesco ha ricevuto in udienza privata Stella Morris, la moglie di Assange, dimostrando sensibilità alla causa giudiziaria e umanitaria del giornalista.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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