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Carceri disumane dall’Ungheria alla Romania. Ma in Italia non sono molto migliori

Non solo Ilaria Salis; emerge il caso di Filippo Mosca e Luca Camilleri. Nel nostro Paese invece impera il sovraffollamento in cella e aumentano i suicidi

Dopo la vicenda della detenzione disumana per Ilaria Salis nelle carceri dell’Ungheria, ora quella di Filippo Mosca in Romania. Stanno emergendo uno dopo l’altro i casi di cittadini italiani detenuti all’estero in condizioni disumane. Ilaria Salis è apparsa in video che hanno fatto il giro dell’Europa, ritratta in ceppi, catene e guinzaglio come un recluso dell’Ottocento. Di Filippo Mosca, siciliano di Caltanissetta, 29 anni, la madre afferma: “Stiamo facendo tutto il possibile per fare uscire mio figlio dal carcere-lager di Porta Alba, a Costanza, in Romania“.

Nei giorni in cui persino la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, perora la causa di un immediato miglioramento delle condizioni di detenzione di Ilaria Salis direttamente col premier ungherese Viktor Orban, Ornella Matraxia, 55 anni, madre di Filippo Mosca, fa sentire più forte la sua voce. “L’avvocato romeno, che ho sentito al telefono, ha chiesto un incontro con la direzione dell’istituto” ha dichiarato Matraxia. “Abbiamo chiesto anche la presenza dei rappresentanti della nostra ambasciata dalla quale attendiamo risposta“.

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Foto X @AntigoneOnlus

Mosca in cella con altri 23

Filippo Mosca è stato arrestato in Romania ai primi di maggio del 2023 con l’amico Luca Camilleri. Assieme alle fidanzate erano andati a un festival musicale. La polizia romena avrebbe trovato alcuni grammi di droga in un pacco spedito dalla Spagna a una delle ragazze. Mosca è detenuto da quasi 9 mesi a seguito di una condanna in primo grado a 8 anni e 6 mesi per traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Anche Luca Camilleri si trova nelle carceri della Romania. Nei giorni scorsi Ornella Matraxia, che vive a Londra, ha denunciato le condizioni disumane di detenzione in cui è costretto a vivere il figlio: 24 persone in una cella e un buco per terra come bagno. La doccia una volta a settimana con acqua gelata, nessuna coperta, brodaglia per cibo, condizioni igienico-sanitarie disumane.

L’ultimo contatto con la Farnesina – afferma la donna – risale al 24 gennaio scorso, quando con il mio avvocato romeno siamo stati ricevuti da un funzionario. Conoscono i fatti e hanno copia del fascicolo, hanno riscontrato una serie di incongruenze. Mi hanno detto che non possono intervenire sotto il profilo giudiziario e che sulle condizioni carcerarie avrebbero interessato l’ambasciata“.

Le carceri in Italia

Quella di Porta Alba a Costanza, in Romania, è conosciuta come una delle peggiori carceri di tutta Europa. Più volte oggetto di condanna da parte della Cedu, la Corte europea dei diritti dell’uomo, per trattamenti inumani e degradanti. E l’Italia? Nel nostro Paese ci sono circa 60mila detenuti. Il 2023 si è da poco chiuso come un altro anno nero per le strutture penitenziarie, per i carcerati e per gli operatori.

I detenuti, in particolare, subiscono sovraffollamento nelle celle e in molti casi le strutture sono sempre più vecchie e decrepite. Aumenta il numero dei prigionieri che si suicidano dietro le sbarre. Non mancano decine di suicidi anche fra le guardie penitenziarie, per carichi di lavoro estenuanti. A descrivere questo quadro è il report dell’associazione Antigone che ha tracciato un bilancio sullo stato dei penitenziari in Italia nel 2023, alla luce di un’indagine condotta nei 76 complessi detentivi dove sono state effettuate, negli ultimi 12 mesi, oltre 100 visite.

Interrogazione alla Camera

Per quanto riguarda le carceri rumene e il caso di Filippo Mosca, il suo legale ha chiesto gli arresti domiciliari che, però, sono stati sempre negati. “Ma adesso – spiega la madre del giovane – chiederemo una lettera di accompagnamento all’ambasciata italiana a Bucarest. In modo che si faccia garante del fatto che Filippo non lascerà la Romania fino al termine del processo“. L’udienza per ottenere gli arresti domiciliari è fissata al prossimo 12 febbraio. Il processo d’appello sarà in aprile.

Lo scorso 29 gennaio alla Camera dei deputati Roberto Giachetti (Italia Viva) ha presentato un’interrogazione parlamentare al ministro degli Esteri, Tajani. Al centro dell’attenzione le condizioni carcerarie in cui è costretto a vivere Filippo Mosca in Romania. Secondo i familiari del giovane, inoltre, il processo per traffico di droga in base al quale è stato condannato sarebbe viziato dal “totale travisamento dei fatti“.

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Filippo Mosca. Foto X @SkyTG24

Gli italiani in carcere all’estero

I casi di Filippo Mosca e Luca Camilleri, come quello di Ilaria Salis, sono la punta di un iceberg. La realtà delle carceri in Europa presenta buchi neri che inghiottono i diritti umani di molte persone detenute. Stando all‘Annuario statistico del ministero degli Esteri italiano, citato dal sito Lasvolta.it, a novembre 2022 erano 2.058 i connazionali in carcere fuori dal nostro Paese. In questa cifra sono ricompresi i condannati, alcuni dei quali in attesa di estradizione, e i detenuti in attesa di giudizio. Ci sono italiani nelle prigioni tedesche (713), francesi (239) e spagnole (229).

La maggior parte, oltre 1.500, sono detenuti in Europa, sottolinea Lasvolta.it, ma oltre 200 si trovano a scontare una pena, o sono in attesa di un processo, in paesi extraeuropei. Come la Gran Bretagna (126), la Svizzera (73) e le Americhe (200). I numeri sono più piccoli in Asia e Oceania, Medio Oriente e in Africa sub-sahariana.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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