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La guerra può arrivare in Italia? Il ministro della Difesa vuole truppe di riservisti per rispondere ad attacchi

Si tratta di volontari che affiancano le forze armate. Guido Crosetto non esclude lo scenario più drammatico: una futura invasione del nostro Paese

Il vortice della guerra che sta divorando l’Ucraina (2500 chilometri a est dell’Italia) e la Striscia di Gaza (1.900 chilometri a sud-est) può arrivare nel nostro Paese nell’arco di mesi o anni? “Un attacco” sul suolo italiano da parte di forze nemiche armate è “poco probabile”. Ma bisogna creare una riserva militare. Lo ha affermato alla Stampa il ministro della Difesa, Guido Crosetto. “Noi non vogliamo la guerra. I riservisti non servono per fare la guerra, ma per difendersi” afferma Crosetto. Una difesa “in supporto alle forze armate regolari, e solo nel caso, poco probabile, di un attacco diretto. Non c’è una visione ideologica, ma pragmatica. Come la Svizzera che non partecipa a conflitti da secoli ma è pronta a difendersi”.  

Con la pandemia di Covid del 2020-2022, l’invasione russa dell’Ucraina del 24 febbraio 2022, la guerra di Gaza a seguito degli attacchi di Hamas del 7 ottobre 2023 e della risposta di Israele, tutto sta mutando rapidamente. Per Crosetto “c’è una guerra commerciale in atto che vuole alterare le regole globali. È una guerra che si innesca su un’altra guerra“. Il riferimento è agli attacchi dei ribelli yemeniti filoiraniani, gli Houti, contro le navi mercantili che transitano nel Canale di Suez lungo il Mar Rosso. Bombardamenti conseguenti a quelli che Israele ha scatenato contro i palestinesi a Gaza. E ai quali già Usa e Gran Bretagna rispondono con altri bombardamenti contro le postazioni degli Houti.

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Il ministro della Difesa, Guido Crosetto. Foto Ansa/Giuseppe Lami

La guerra ibrida

L’intervista di Crosetto alla Stampa (rilasciata il 29 gennaio) sta facendo discutere. L’Italia, dice in sostanza il ministro, si deve preparare al mondo che cambia. Serviranno riservistiper difenderci insieme alle forze armate”. “Abbiamo trasformato le forze armate con l’idea che non ci fosse più bisogno di difendere il nostro territorio e che la pace fosse una conquista di fatto irreversibile” le parole di Crosetto. “Le forze armate, in questo quadro, al massimo partecipano a missioni di pace, senza arrivare a scontri veri e propri. Ora i recinti sono stati abbattuti, non ci sono più regole“.

Secondo Crosetto gli attacchi alle navi nel Mar Rosso non sono solo un’offensiva militare ma un nuovo capitolodi guerra ibrida. “L’Italia manderà una nave che si aggiunge alle altre già presenti in zona per le altre missioni“, annuncia il Ministro della Difesa. “Per andare più rapidi abbiamo trovato un accordo con Francia e Germania. Poi, però, per dei puri dettagli, si perdono settimane e ora non ce lo possiamo permettere“.

Noi non possiamo bombardare, a meno che ci sia una risoluzione internazionale. O la richiesta di un Paese amico. Possiamo rispondere agli attacchi, magari anche anticipandoli“. “Abbiamo costruito regole con l’idea di un mondo sempre pacifico, di nazioni che non invadono le altre, di guerre che non incidono sul benessere dei nostri cittadini. E invece – mette in guardia il Ministro – ci ritroviamo in un mondo diverso, in cui gli attori che lo stanno destabilizzando, Iran, Russia e Corea del Nord, hanno una capacità produttiva militare superiore a quella della NATO“.

Lo scenario peggiore

Il ruolo del ministro della Difesa, ha sottolineato Crosetto “presuppone di prendere in considerazione gli scenari peggiori possibili“. Come quello di “doversi difendere sul proprio territorio. Altra cosa che va prevista è intervenire in Paesi lontani per difendere gli interessi italiani. So che è un discorso difficile da accettare perché tutti noi tendiamo a nasconderci in una comfort zone“. Per questo propone di creare una riserva militare. Si tratta “di volontari che, in caso di necessità, possono essere attivati per affiancare le forze armate. I militari dovranno specializzarsi sempre di più, ma poi serve un bacino più ampio. Per la riserva esiste già una delega del Parlamento. È una vicenda legata alla guerra di Gaza. Anche per questo bisogna trovare una soluzione rapidamente“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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