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Addio a Gigi Riva, l’Italia perde il campione assoluto di un calcio che non esiste più

Settentrionale che ha vissuto in simbiosi con Cagliari resterà il più grande bomber italiano di sempre e un uomo di sport come pochi altri

Disse no alla Juventus di Gianni Agnelli per restare a Cagliari e non tradire i sardi, e forse anche per amore di una donna, così come rifiutò le lusinghe del mondo del cinema: Gigi Riva è stato anche questo e adesso se n’è andato. Il mondo del calcio italiano lo piange con nostalgia infinita perché sa bene che oggi di uomini e di campioni come Riva in giro non ce ne sono. Il calcio è cambiato, per molti aspetti è uno sport marcio, oberato dalla logica dei soldi e della fama a qualunque costo, dove i giocatori di Serie A si trasformano facilmente in mercenari, pronti a sbarcare anche in Arabia Saudita pur di riempirsi le tasche di milioni.

In un mondo così, non c’era più spazio per il vecchio “rombo di tuono” che è morto il 22 gennaio all’età di 79 anni. Era ricoverato dal giorno prima nel reparto di Cardiologia dell’ospedale Brotzu di Cagliari a seguito di un malore. Le sue condizioni erano poi peggiorate bruscamente: in un bollettino del pomeriggio del 22 si diceva che “il paziente è sereno e le sue le condizioni generali sono stabili“. Purtroppo era un bollettino ottimistico. Riva ci ha lasciati.

Riva Cagliari Italia
Foto X @bruno_longhi

Gigi Riva e Cagliari, binomio inscindibile

Presidente onorario del Cagliari, Gigi Riva ha fatto in tempo a vedersi intitolato, di recente, lo stadio del capoluogo sardo per volontà del Comune. Ai rossoblù e a Cagliari, come a tutta la Sardegna, “rombo di tuono” è stato legato per tutta la vita. Lui che era un varesotto del Lago Maggiore, di Leggiuno, per la precisione. Col Cagliari aveva vinto lo storico scudetto del 1969/70, dopo aver vinto con la Nazionale i campionati europei del 1968. A tutto oggi resta suo il record di marcature con la maglia azzurra: 35 gol in 42 presenze; nessuno ha fatto, e forse mai farà, meglio di lui.

Riva è inoltre ancora oggi il miglior marcatore nella storia del Cagliari con 164 reti. Con la maglia della Nazionale italiana segnò un gol decisivo per la conquista del titolo continentale nella finale con la Jugoslavia. Si confermò due anni dopo, nel Mondiale messicano del 1970, realizzando una doppietta nei Quarti e una rete nella Partita del Secolo: Italia-Germania 4-3, trascinando di fatto l’Italia alla finale persa poi con il Brasile. È stato inserito al 74° posto nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo stilata dalla rivista World Soccer. Nel 2011 è stato inserito nella Hall of Fame del calcio italiano tra i veterani.

Abbandonato il calcio giocato, Riva ha continuato a vivere a Cagliari aprendo una scuola calcio che porta il suo nome. A metà degli Anni Ottanta è stato per un breve periodo presidente del club sardo, poi dal 1990 è stato dirigente accompagnatore e infine team manager della Nazionale fino al 2013. Dal 2019 era diventato presidente onorario dei rossoblù.

Ranieri: “Un uomo come pochi

È la notizia che non avrei mai voluto apprendere: mi ha colto alla sprovvista, sconvolto, sono senza parole. La scomparsa di Gigi lascia in tutti noi un vuoto incolmabile“. Così si è espresso Claudio Ranieri, tecnico del Cagliari. “Il calciatore lo hanno conosciuto tutti, io ho avuto il privilegio di apprezzare anche la persona: un uomo tutto d’un pezzo, serio e leale come pochi”. Quando arrivai a Cagliari la prima volta 36 anni fa – ha dichiarato ancora Ranierifu tra le persone che da subito mi furono più vicine, con la sua discrezione e riservatezza. Il legame è sempre rimasto”.

“Quando ho avuto la possibilità di ritornare qui, sentire quelle parole `Claudio è uno di noi´ mi hanno commosso, fatto sentire speciale. Penso ora allo scorso giugno. Pochi minuti prima della finale di Bari, quando eravamo negli spogliatoi, mi chiamò per chiedermi di portare il suo messaggio di incoraggiamento alla squadra: `Ricorda ai ragazzi che dietro di loro c’è tutta la Sardegna´. Non ci sentivamo spesso: gli auguri per il suo compleanno, l’ultima volta a Natale. Lo rispettavo tanto, sapevo che per noi lui ci sarebbe sempre stato. Oggi è un giorno tristissimo. Mando un grande abbraccio a tutta la sua famiglia. Ciao Gigi“.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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