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Tim vende la rete NetCo agli americani di Kkr: via libera dal Governo

L'esecutivo ha esercitato il Golden Power senza però bloccare la cessione di un asset strategico

Il Gruppo Tim ha ricevuto il via libera dal Governo Meloni alla vendita di NetCo al fondo americano Kkr, salvo il rispetto di particolari condizioni apposte tramite l’esercizio del Golden Power. NetCo è la società controllata che gestisce in pratica tutte le principali infrastrutture di rete fissa di Tim. La decisone di accettare l’offerta di acquisto del fondo statunitense era arrivata lo scorso novembre. “Il provvedimento autorizzativo, con il quale il Consiglio dei ministri ha esercitato i poteri speciali (il Golden Power, ndr.) nella sola forma delle prescrizioni – si legge in un nota – ha fatto propri gli impegni presentati nel corso del procedimento. Si tratta di impegni ritenuti dal Governo pienamente idonei a garantire la tutela degli interessi strategici connessi agli asset oggetto dell’operazione”.

A sua volta Palazzo Chigi ha emesso un comunicato per spiegare l’esercizio del cosiddetto Golden Power. Ovvero uno strumento normativo che permette al Governo di bloccare o apporre particolari condizioni a specifiche operazioni finanziarie, che ricadano nell’interesse nazionale. “Il via libera con prescrizioni da parte del Governo italiano alla vendita della rete Tim al fondo infrastrutturale statunitense Kkr rappresenta un ulteriore e fondamentale step nell’operazione di acquisizione di NetCo a tutela dell’interesse nazionale e a garanzia del controllo statale sugli asset strategici della rete primaria di telecomunicazione“. È quanto si legge nella nota dell’esecutivo Meloni.

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Foto X @Lantidiplomatic

Si prevede un ruolo del Governo nella definizione delle scelte strategiche. Si assicurano tutti i presidi essenziali e si garantisce la supervisione allo Stato di tutti gli aspetti inerenti la sicurezza, la difesa e la strategicità della rete e dei relativi asset” continua la nota. “La delibera del Consiglio dei ministri recepisce nelle prescrizioni gli impegni che le parti hanno assunto. A cominciare dalla creazione dell’organizzazione di sicurezza, dalla nomina del preposto di cittadinanza italiana, dalla competenza esclusiva su tutte le questioni incidenti sugli asset strategici, dal mantenimento in Italia delle attività di ricerca e manutenzione, e dal monitoraggio. Si delinea quindi un quadro certo di supervisione strategica affidata allo Stato. Un passo avanti importante nella definizione complessiva dell’operazione, che procede secondo le tempistiche annunciate“.

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La sede della Borsa a Milano. Foto X @MilanoFinanza

Il titolo Tim vola in Borsa

A seguito dell’ufficializzazione della vendita, il titolo Tim ha fatto un balzo in avanti in Borsa a Piazza Affari. Nelle prime contrattazioni Tim è salita di circa il 3% a 0,29 euro. Lo scorso 5 novembre, dopo 3 giorni di ‘conclave’ era arrivata la fumata bianca in casa Tim. Il cda della società, con 11 voti a favore e 3 contrari, aveva accettato l’offerta di Kkr che valorizza la rete Tim fino a 22 miliardi di euro.

Di questi, 18,8 miliardi sono messi immediatamente sul piatto, poi con l’eventuale fusione con Open Fiber e i futuri incentivi al settore la cifra potrà arrivare al totale di 22 miliardi. Il closing dell’operazione è atteso entro la prossima estate 2024. L’asset in vendita è rappresentato dalla rete primaria e secondaria del gruppo, mentre per Sparkle si prevede un percorso differente. Il board, infatti, non ha ritenuto “soddisfacente” la proposta per la società di cavi sottomarini in fibra e ha dato mandato all’ad, Pietro Labriola, di ricercare un’offerta migliorativa.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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