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Trump, conto alla rovescia per la sfida del New Hampshire

Il 23 gennaio l'ex presidente potrebbe doppiare il successo dello Iowa una settimana fa

Non sarà un martedì come un altro il 23 gennaio per Donald Trump. È ormai conto alla rovescia negli Usa in vista del prossimo giro elettorale nel New Hampshire. Una settimana dopo il voto nello Iowa, infatti, i caucus repubblicani affronteranno la seconda tappa per l’assegnazione della nomination alla Casa Bianca. L’ex presidente conta di ripetere l’exploit e stracciare la concorrenza dei rivali Nikky Haley e RonDeSantis. Se questo dovesse accadere, il risultato del voto nel New Hampshire si trasformerebbe in una pietra tombale per gli avversari interni di Trump che avrebbe la strada spianata alla formalizzazione della sua candidatura alla presidenza degli Stati Uniti.  

Tutto il circo di giornalisti, politici, fotografi, attivisti e curiosi ha iniziato a spostarsi già la sera stessa del voto che ha incoronato Trump nello Iowa. Il New Hampshire ha tanti soprannomi: Granite State, per via delle vaste formazioni granitiche e per la presenza di cave. Mother of Rivers (madre dei fiumi), a causa dei fiumi del New England che hanno origine nelle White Mountains dello Stato. White Mountain State, per la catena montuosa. Switzerland of America, per il bellissimo scenario montuoso. È stretto fra il Massachusetts a sud, il Vermont a ovest, il Maine e il Golfo del Maine a est e con la provincia canadese del Quebec a nord.

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Foto Ansa/Epa Michael Reynolds

Il comizio nel New Hampshire

Fra tutti gli Stati degli Usa, il New Hampshire è il quinto più piccolo per area e il decimo meno popoloso, vista la popolazione di 1.377.529 residenti. Di essi il 92,8% sono bianchi, seguiti da asiatici ed afroamericani. La popolazione è anche mediamente la più anziana degli States, anche più di quella della Florida, ‘bastione’ dei pensionati nordamericani.

È in questo contesto che in un comizio a Manchester, nel New Hampshire, Trump ha attaccato frontalmente Joe Biden, defininendolo addirittura “una minaccia per la democrazia“. Un presidente che “non è in grado di guidare il paese, è corrotto ed è il peggiore della storia”. Ma i suoi strali Trump li ha sparati anche in direzione della sua rivale repubblicana per la candidatura, l’ex ambasciatrice all’ONU Nikki Haley.

Trump e la guerra in Ucraina

Torneremo a essere un grande paese: il 2024 è la battaglia finale. Ci riprenderemo il paese” ha incalzato il tycoon, secondo il quale . “Siamo un paese in cui non è più consentita la libertà di parola. Siamo un paese che non è più rispettato e non è più ammirato nel mondo. Siamo un paese in cui Wall Street continua a correre solo perché pensa che Maga vincerà le elezioni. Siamo un paese che è ormai incapace di risolvere anche i problemi più facili“. Ricordando il suo periodo di presidenza alla Casa Bianca (2016-2020) Trump ha affermato che “abbiamo avuto 4 anni fantastici dal punto di vista dell’economia: non avevamo inflazione, ci siamo liberati del Nafta“. “Il prossimo boom economico inizierà il 5 novembre 2024” ha assicurato, assicurando ai suoi elettori che dimezzerà il loro conto energetico. Alla Casa Bianca “procederò con il maggiore taglio delle tasse della storia“.

Promesse non meno mirabolanti, fondate sull’idea che di lui ci si possa fidare perché ‘risolve problemi’, Trump le ha lanciate anche sulla guerra in Ucraina. “Conosco Putin, conosco Zelensky – ha detto – risolverò la questione ancora prima ancora di entrare in carica“. Il suo modello? il premier ungherese Viktor Orbanun grande leader europeo“. Trump ha infine assicurato che eviterà “la terza guerra mondiale“. Sull’onda del populismo più spinto Trump è a un passo dal raddoppio del successo dello Iowa.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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