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Nordio: “Su separazione delle carriere e abuso d’ufficio andremo fino in fondo”

Il Guardasigilli alla Camera parla anche dei limiti alle intercettazioni. "Ma resteranno per reati di mafia e terrorismo"

Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha ribadito l’intenzione del Governo di “andare avanti nella riforma costituzionale in materia di separazione delle carriere tra magistratura giudicante e inquirente”. Così il Guardasigilli in un intervento alla Camera dei deputati il 17 gennaio. Il titolare di Via Arenula ha assicurato che la separazione delle carriere si realizzerà. “Fa parte del nostro programma, è un impegno che abbiamo preso con gli elettori, non è negoziabile. Quando, come e in che modo, sarà il Parlamento a deciderlo. Ma non andremo alle calende greche”.

Nordio ha quindi osservato che “nel 1988 c’è stata una serie di osservazioni di giuristi e magistrati“. Secondo i quali “conferire questi poteri immensi al pubblico ministero come capo della polizia giudiziaria mantenendo i poteri che ha, senza essere controllato, è un pericolo. E infatti abbiamo visto dove siamo arrivati” ha aggiunto il ministro della Giustizia. Sulle intercettazioni “siamo intervenuti al minimo sindacale, sulla tutela del terzo. Mi pare sia una norma minima di civiltà” ha affermato ancora Nordio durante le comunicazioni alla Camera sull’amministrazione della giustizia.

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Il ministro della Giustizia Carlo Nordio. Foto Ansa/Angelo Carconi

Nordio sulle intercettazioni

Per ciò che riguarda le intercettazioni, ha sottolineato il ministro, si tratta di uno “strumento indispensabile” per le indagini su reati gravi. Ma ormai se ne fa “un uso eccessivo, sproporzionato nel numero e nei costi rispetto ai risultati. E la loro spesa sfugge al controllo“. In sostanza, ha garantito, “non saranno mai toccate le intercettazioni nelle inchieste su mafia, terrorismo o gravi reati ma una razionalizzazione della spesa è necessaria“. Del resto c’è un decreto del Governo tramite il quale si sono individuate le prestazioni funzionali alle operazioni di intercettazione, con determinazione delle relative tariffe, che è entrato in vigore nel 2023. A questo proposito Nordio ha parlato dell’adozione di un tariffario unico, valido per tutti gli uffici giudiziari che rende i compensi ivi stabiliti obbligatori e vincolanti.

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Nordio con Mattarella. Foto Quirinale/Paolo Giandotti

Abolizione dell’abuso d’ufficio

Per quanto riguarda il reato d’abuso d’ufficio in capo ai pubblici amministratori “l’unica soluzione era eliminarlo“. Sul punto, ha detto Nordio, “siamo decisi ad andare fino in fondo e spero che ce la faremo“. A chi sostiene che l’abrogazione contrasterebbe con vincoli internazionali e allontanerebbe l’Italia dagli standard europei (dappertutto è presente tale reato, che serve a combattere il nepotismo e i favoritismi nella pubblica amministrazione) il Guardasigilli ha assicurato: “Nessun contrasto“. E “l’Unione europea non chiede l’abuso d’ufficio, ma di incentivare al massimo la lotta alla corruzione“.

La nostra preoccupazione fondamentale è quella di rendere la giustizia rapida ed efficiente. Una giustizia rapida può essere una giustizia iniqua” ma “una giustizia lenta è sempre una non giustizia” ha quindi aggiunto il ministro. La Commissione Giustizia del Senato ha approvato l’articolo 2 del ddl Nordio che punta a vietare la pubblicazione delle intercettazioni che riguardano terze persone. Non potranno essere trascritti neanche i loro dati. Il provvedimento che è atteso in Aula la prossima settimana. Da segnalare, infine, che il capogruppo della Lega al Senato, Massimiliano Romeo, ha ritirato l’emendamento che aveva presentato al ddl Nordio sul pensionamento dei magistrati. La proposta di modifica prevedeva il trattenimento in servizio delle toghe fino al 73esimo anno di età.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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