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Salvini contro Zaia, la Lega si spacca sul fine vita

Non passa il progetto di legge che avrebbe fatto del Veneto la prima regione in Italia a regolare tempi e modi del suicidio assistito (di per sé già legale)

Matteo Salvini, segretario della Lega, ministro dei Trasporti e vicepremier del Governo Meloni, va allo scontro con il presidente del Veneto e suo compagno di partito, Luca Zaia. Il 17 gennaio, alla trasmissione Agorà su Rai Tre, Salvini ha plaudito alla bocciatura della legge sul fine vita in Veneto, il 16 gennaio. Promossa per iniziativa popolare dall’associazione Luca Coscioni, Zaia la voleva. E se il Veneto l’avesse approvata sarebbe diventata la prima regione in Italia a dare attuazione alla sentenza 242/2019 della Corte Costituzionale sul caso Cappato/Antoniani. Dato che il Parlamento non ha mai approvato una legge del genere a livello nazionale. Ma il Centrodestra si è spaccato e ha silurato il progetto caro al governatore.   

Comincia la campagna elettorale per le elezioni europee del prossimo 8 e 9 giugno, banco di prova molto importante per il Centrodestra di Governo. Anche perché ci saranno, contestualmente, le elezioni regionali e comunali. E la Lega cerca spazio. “La mia posizione è assolutamente chiara – ha detto Salvini sulla legge che il Consiglio regionale del Veneto ha bocciato – la vita va tutelata dalla culla alla fine. Bisogna garantire tutte le cure necessarie alle future mamme e a coloro che sono in difficoltà alla fine dei loro giorni però senza arrivare ai livelli olandesi. Il Consiglio Regionale Veneto ha votato, hanno vinto i no, dal mio punto di vista avrei votato anch’io in quel senso lì“.

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Matteo Salvini. Foto Ansa/Giuseppe Lami

Zaia, messaggio a Salvini

La lega non è una caserma, c’è libertà di pensiero. Per me è bene che sia finita così“, ha concluso il vicepremier. Da parte sua il presidente della Regione Veneto, Zaia, ha sottolineato come “tutte le posizioni siano rispettabili e le rispetto fino in fondo. Trovo però ipocrita da parte di qualcuno far finta che non esista nemmeno la sentenza della Consulta che autorizza il fine vita“.

Sono parole che il governatore ha pronunciato in un’intervista al Corriere della Sera dopo la bocciatura del progetto di legge sul suicidio medicalmente assistito. Qualcuno, secondo lui, “ha voluto far passare il messaggio, scorretto oltre che sbagliato, che la legge autorizzasse il fine vita. Ma non è così – prosegue – questa possibilità esiste già in forza di una sentenza della Corte costituzionale del 2019. Si puntava a regolare modalità e tempi. Dovevamo votare su un tema etico, non politico. Ognuno si è espresso secondo coscienza. Per quanto riguarda la Lega non abbiamo mai fatto una riunione per contare i voti. Avrei trovato vomitevole il contrario“.

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Foto X @ilpost

In Veneto “è uscita una rappresentazione della spaccatura che su questi temi vive l’intero Paese. Anche se in cuor loro, credo, i cittadini sarebbero favorevoli ad avere una legge che regola i comportamenti che si possono tenere in situazioni così delicate anche dal punto di vista etico” ha precisato Zaia. Il quale ce l’ha con “chi nega l’evidenza, con gli ipocriti che fingono di non vedere che il suicidio assistito c’è già, ma respingono la necessità di adottare una legge per regolamentarlo. C’era l’occasione e non è stata sfruttata“.

Cosa è la legge sul fine vita

Il Consiglio regionale del Veneto ha ‘congelato’, di fatto bocciandola, il 16 gennaio la propria legge sul fine vita che, prima in Italia, avrebbe dato attuazione alla sentenza Consulta in materia di suicidio medicalmente assistito. In particolare col progetto di legge regionale si chiedevano tempi certi per rispondere ai malati terminali: non più di 27 giorni per avere accesso al suicidio assistito. Con 25 sì, 22 voti contrari, 3 astenuti e un’assenza, l’assemblea di Palazzo Ferro Fini ha deciso di non seguire il presidente Zaia.

Occorrevano 26 voti a favore perché risultasse approvata. I consiglieri hanno bocciato il cuore della legge: i primi due dei 5 articoli complessivi. L’ago della bilancia era in mano ai leghisti, praticamente spaccati a metà. Senza direttiva di partito e decisi a votare secondo coscienza, una parte della Lega si è schierata sul no, assieme a Fratelli d’Italia e Forza Italia. Contro la legge ha però votato anche una consigliera del Partito Democratico. Una parte dei leghisti ha invece votato con Zaia, PD, Verdi e M5S.

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il presidente del Veneto, Luca Zaia, nel corso della discussione in Consiglio regionale sulla proposta di legge popolare sul fine vita, 16 gennaio 2024. Foto Ansa/Ufficio Stampa

Cos’è il suicidio assistito

La legge di iniziativa popolare Liberi Subito, promossa dall’associazione Luca Coscioni e sottoscritta ai banchetti per strada e online da oltre 9mila cittadini veneti, riguarda come detto il suicidio assistito. Si tratta di un procedura sanitaria con cui un persona che vuole porre fine alla propria esistenza si autosomministra un farmaco letale, ma a determinate condizioni. In Italia il suicidio assistito è legale grazie a una sentenza della Corte Costituzionale del 2019, tuttavia una legge che definisca in modo chiaro tempi e modi di attuazione di questa pratica non è mai stata varata. Né in Parlamento né a livello delle Regioni. Nonostante ripetuti inviti da parte della stessa Consulta.

Salvini, Zaia e il Centrodestra spaccato

Non è la prima volta che Luca Zaia non si trova in sintonia con Matteo Salvini e con una parte del suo partito. Di certo, però, questa polemica e il siluramento del progetto di regolamentazione sull’accesso volontario al fine vita arrivano in un momento molto delicato per il Centrodestra. A livello nazionale non si trova la quadra sulle candidature per le regionali e le europee. E a ciò si aggiunge il travaglio tutto interno alla Lega, cominciato dopo il magro risultato alle elezioni politiche del 25 settembre 2022. Ieri 16 gennaio, al termine della riunione del Consiglio dei ministri, si è svolto un incontro di circa 20 minuti tra la premier Giorgia Meloni e i suoi vice, Matteo Salvini e Antonio Tajani. Nessuno conferma che il focus sia stato sulle regionali e, in particolare sul nodo Sardegna. Segno che il colloquio potrebbe non essere bastato a sbloccare lo stallo. Il tempo, però, incombe. I tre devono trovare un’intesa entro lunedì prossimo, 22 gennaio, data ultima per la presentazione delle liste in Sardegna.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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