A meno di un mese dall’eruzione vulcanica che ha terrorizzato l’Islanda, la grande isola vicina al circolo polare artico torna in stato di emergenza. Una nuova eruzione si è verificata alle 7 del mattino del 14 gennaio (le 8 ora italiana) a sud-ovest della capitale islandese Rejkyavik. Un fiume di lava, fuoco, fumo e lapilli è fuoriuscito dalla terra sulla penisola di Reykjanes, la stessa in cui lo scorso 18 dicembre c’era stato un fenomeno dello stesso tipo. La cittadina di Grindavík è nuovamente in pericolo: gli abitanti hanno dovuto lasciare le case in via precauzionale. 

Il Dipartimento di pubblica sicurezza della polizia nazionale ha dichiarato lo stato di emergenza. Al momento sembra che si sia aperta una crepa a Sundhnúk, a nord di Grindavík, la cittadina che fu evacuata già nei primi giorni del mese di novembre 2023, dopo un violento terremoto, perché si temeva una spaventosa eruzione dalle viscere della terra o del mare. Questa volta ciò che preoccupa le autorità è anche il fatto che Sundnúkur, il luogo dell’attuale eruzione, si trova su uno spartiacque: non è chiaro, quindi, verso quale direzione prenderà a scorrere la lava.

Foto Facebook/Presidenza della Repubblica d’Islanda

Islanda, il messaggio del presidente

Via Facebook e social media, nelle prime ore del 14 gennaio, il presidente dell’Islanda ha postato un messaggio di incoraggiamento alla popolazione dell’isola (300mila abitanti circa). “C’è ancora un’eruzione vicino a Grindavík – ha scritto Guðni Th. Jóhannessonci viene ancora ricordato il potere della natura. E speriamo ancora per il meglio mentre facciamo tutto ciò che è in nostro potere per proteggere la vita delle persone. Grazie per come è stata evacuata la città. Quindi cerchiamo di proteggere le strutture al meglio delle nostre capacità. Insieme, noi islandesi pensiamo con affetto ai Grindvíking e a tutti coloro che sono coinvolti nella protezione civile e nelle operazioni sul campo. Adesso siamo tutti messi alla prova.

Il precedente del 18 dicembre

Una settimana prima di Natale, lo scorso 18 dicembre, un’eruzione vulcanica sulla penisola di Reykjanes, la stessa di cui stiamo parlando adesso, era avvenuta dopo settimane di intensa attività sismica. Nella prima metà di novembre, infatti, terremoti continui aveva messo in pre-allarme abitanti e vulcanologi facendo temere il peggio. Quello che poi è effettivamente accaduto: una possente eruzione con getti di lava arancione brillante circondati da nubi fluttuanti di fumo rosso. Spettacolare, se si vuole, ma molto intensa e pericolosa.

La cittadina di Grindavík era stata fatta evacuare in fretta e furia, prima dell’eruzione, poi cominciata a nord della località, presso Hagafell. Grindavík, abitata da pescatori, è situata a circa 40 chilometri a sud-ovest della capitale islandese, Reykjavik. Ha 4mila abitanti è come detto fu evacuata a novembre dopo che la zona era stata colpita da uno sciame sismico di oltre 1.000 piccoli terremoti in 24 ore.

A coordinare gli interventi era stata la vulcanologa italiana Sara Barsotti, 50 anni, di Carrara, che dal 2012 vive Islanda col marito glaciologo pisano e i loro 3 figli. Barsotti si trasferì dopo aver vinto un concorso internazionale bandito dallo Stato islandese per il ruolo di dirigente del centro di vulcanologica nazionale a seguito dell’eruzione del vulcano Eyjafjallajökull nel 2010. Nel 2020 la rivista americana Forbes la inserì fra le 100 donne di maggior successo del mondo.