Nella grande isola di Taiwan, di fronte alle coste della Cina, sale l’attesa per i risultati delle elezioni del nuovo presidente della Repubblica. Taiwan è uno Stato a riconoscimento limitato: indipendente de facto ma riconosciuto formalmente solo da alcuni Stati nel mondo. Anche detto della Repubblica di Cina, o Cina nazionalista, in contrapposizione alla Repubblica popolare cinese comunista della Cina continentale. Fra i due paesi vi è una forte contrapposizione. Pechino vorrebbe annettere alla madrepatria l’isola di Formosa (questo il nome di Taiwan in lingua neolatina). Gli Stati Uniti appoggiano invece l’indipendenza di Taipei (dal nome della capitale) come baluardo anticinese. 

Al mattino del 13 gennaio mentre era in corso lo scrutinio delle schede elettorali, William Lai Ching-Te, il candidato del Partito democratico progressista (Dpp) indipendentista, e vicepresidente uscente di Taiwan, appariva in testa con il 39,2% delle preferenze. Un dato molto parziale eppure significativo. In base ai dati di TaiwanPlus News, Hou Yu-ih, in corsa per lo storico partito nazionalista del Kuomintang – la forza politica che Pechino predilige – seguiva Lai col 31,2%. Lo tallonava Ko Wen-je del Partito popolare (Tpp) con 29,8%.

William Lai, il candidato presidenziale più ostile a Pechino. Foto X @SBidimedia

Perché sono elezioni importanti

Queste elezioni sono particolarmente importanti per la traiettoria delle relazioni con la Cina nei prossimi 4 anni. In gioco ci sono la pace e la stabilità di Taiwan che Pechino continua a rivendicare come propria. Di riflesso c’è in gioco anche la stabilità di tutta l’Asia orientale e dei rapporti fra Cina e Stati Uniti, che si contendono l’influenza sul Pacifico. A Taiwan erano chiamati alle urne 20 milioni di elettori. Il voto si è svolto in sole 8 ore, dalle 8 alle 16 locali (dall’una alle 9 del mattino del 13 gennaio in Italia). Lo spoglio manuale delle schede è cominciato subito dopo la chiusura dei seggi. Non erano previste votazioni elettroniche, per corrispondenza, per delega o anticipate. Il risultato dovrebbe essere chiaro nella giornata del 13 gennaio.

All’avvio della votazione, il ministero della Difesa di Taiwan ha rilevato 8 aerei militari, uno dei quali entrato nella zona di identificazione della difesa aerea sudoccidentale di Taiwan. Intorno all’isola – che Pechino considera semplice parte dell’unica e sola Cina – sono state avvistate anche 6 navi della Marina militare cinese. Taiwan dista dalla Cina appena 180 chilometri. Al di là delle tensioni con Pechino, queste elezioni si basano in gran parte su questioni interne. Come il rallentamento dell’economia – Taiwan è uno dei maggiori produttori mondiali di microhip – l’accessibilità degli alloggi, il divario tra ricchi e poveri e la disoccupazione.

Chi sono i tre candidati di Taiwan

Il vicepresidente William Lai, rappresentante del Partito democratico progressista, cerca di succedere alla presidente uscente Tsai Ing-wen e di ottenere per il partito indipendentista un terzo mandato presidenziale. Sarebbe un record perché non è mai accaduto. Hou Yu-ih, il candidato del Kuomintang, noto anche come Partito nazionalista, ha votato a New Taipei City. Il candidato alternativo ai due schieramenti principali, Ko Wen-je del Partito Popolare, raccoglie consenso soprattutto tra i giovani che cercano un’alternativa ai due partiti storici.

I rapporti Usa-Cina

Non soltanto il presidente della Cina, Xi Jinping, guarda con particolare attenzione a questo voto, cercando di condizionarlo. La stessa cosa fa il presidente uscente degli Usa, Joe Biden, sempre più in affanno elettorale nei sondaggi per le presidenziali Usa che si svolgeranno a novembre. Gli Usa, già in guerra commerciale e cibernetica con la Cina, sono preoccupati per l’apertura di un possibile terzo fronte di conflitto a Taiwan dopo l’Ucraina e il Medio Oriente. E tuttavia hanno avviato una fase di prudente disgelo con Pechino. Ecco perché il capo della diplomazia statunitense, Antony Blinken, ha invitato la Cina “mantenere la pace e la stabilità nello Stretto di Taiwan” durante le elezioni a Taiwan. La dichiarazione è stata diffusa al termine dell’incontro di Blinken con Liu Jianchao, capo della divisione internazionale del Comitato centrale del Partito comunista cinese.

La Cina censura il web

In Cina intanto scatta la censura sulla Rete Internet. Il social network Weibo, popolarissimo, con centinaia di milioni di utenti ha bloccato un hashtag sul voto, che era diventato uno dei più utilizzati dopo l’apertura delle urne nell’isola. “In conformità con le leggi, i regolamenti e le politiche pertinenti, i contenuti su questo argomento non sono disponibili“, è la scritta che appare quando si prova a fare la ricerca. Su Weibo l’hashtag, “Elezione Taiwan” era diventato presto uno dei più popolari, raggiungendo fino a 163,2 milioni di visualizzazioni. Alcuni post esprimevano la speranza che le relazioni tra Pechino e Taipei possano migliorare dopo il voto. Mentre altri esortavano l’isola a tornare “alla madrepatria” il prima possibile.