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Crisi debito USA e Cina: domina uno stato di volatilità e paura

Il mercato dei titoli Treasury è cambiato. Il debito pubblico americano tocca tetti mai visti prima.

Il futuro dell’economia globale è sempre più incerto, a seguito delle deludenti e preoccupanti prestazioni delle due superpotenze, USA e Cina. Washington segna il record di debito pubblico, allarmando le maggiori banche d’investimento, come la JP Morgan, circa la tenuta economica del Paese. Mentre a Pechino la crisi del settore immobiliare manda in default una delle maggiori banche operanti nel cosiddetto “mercato ombra” o “shadow banking”.

L’instabilità economica dei due giganti non può non allarmare i mercati. Che a inizio 2024 fanno male un po’ dappertutto chiudendo con le borse in negativo. La pandemia al principio, il numero in aumento delle guerre, e il generale clima di incertezza politica, stanno generando un incremento del debito pubblico globale. Che secondo il FMI è di quasi 100.000 miliardi di dollari, un aumento del 40% rispetto al 2019. Dove il debito pubblico totale USA rappresenta il 32,4% di quello globale. Cosa significa l’indebolimento delle due maggiori economie mondiali?

Bandiere USA/ FOTO ANSA

Debito pubblico USA: il rischio dei titoli di Stato americani e il decoupling con la Cina

Negli USA il rapporto debito/PIL peggiora, e si viaggia verso numeri molto simili a quelli del nostro Paese, ovvero 123,3%. Le questioni politiche globali come le guerre in Medio Oriente e in Europa, quelle interne come l’immigrazione clandestina e la campagna elettorale alle porte, rubano l’attenzione da quella che invece dovrebbe essere ed è la vera emergenza interna americana: il debito pubblico. Il debito federale americano ha raggiunto difatti i 34.000 miliardi di dollari, aumentando di 1.700 miliardi solo negli ultimi sei mesi! Non a caso le aste del debito, i famosi titoli Treasury, sono diventate più volatili. Con molti acquirenti stranieri, tra cui in primis la Cina, e anche le principali banche centrali mondiali, che frenano i loro acquisti. Pechino infatti, che storicamente era uno dei maggiori detentori dei titoli di Stato USA, ad agosto 2023 ne possedeva solo per un ammontare di 800 miliardi di dollari. Mentre nel 2016 erano ben 1.300 miliardi.

Segretario del Tesoro americano Yellen/ FOTO ANSA

Ma non si tratta solo di un decoupling politico ed economico dagli USA. La Cina ha intenzione di difendere e incrementare il valore dello Yuan nei prossimi decenni, e per farlo molto probabilmente continuerà a vendere altri titoli del Tesoro americano. Che quindi dovrà trovare altri compratori “fissi” che hanno garantito per decenni la liquidità e la stabilità del mercato dei titoli USA. Dall’inizio della grande ondata inflativa, a seguito della Pandemia, stavolta è stata la Federal Reserve a tappare i problemi derivanti dal debito, acquistando titoli pubblici. Creando dunque nuova liquidità e gonfiando il proprio bilancio da 3.800 miliardi di dollari del 2019 ai 9.000 miliardi nel 2022. Cosi da bilanciare il rapporto debito/PIL. Ma questa spregiudicatezza della FED è molto pericolosa e non può durare a lungo.

La crisi immobiliare cinese: il mercato ombra e la fuga di capitali

Uno stato di volatilità e di paura domina ormai oggi il mercato dei titoli USA. Si ricordi in primavera quante banche di medie dimensioni sono fallite a causa degli elevati tassi di interesse che hanno eroso il valore intrinseco dei titoli americani. Con l’allarme lanciato da JP Morgan alcuni esperti temono altri fallimenti bancari e svendite di titoli. Preoccupati della crescente reticenza da parte dei grandi investitori sul mercato delle obbligazioni di Stato USA. Ma d’altro canto anche in Cina non si canta vittoria. La crisi immobiliare scoppiata nel 2023, continua a rallentare l’economia cinese. E la fuga massiccia di capitali si è intensificata a fine anno ed inizia a far paura. Come quell’11% in meno registrato dai volumi delle borse cinesi nel 2023.

Presidente Cina Xi Jing Ping/ FOTO ANSA

In questi giorni inoltre è arrivato un ennesimo colpo, come la liquidazione di Zhongzhi. Il colosso finanziario, re dello shadow banking legato all’immobiliare. Una banca ombra è più veloce, meno regolamentata rispetto ad una banca tradizionale. Ma non è protetta. I rischi delle loro operazioni difatti sono garantiti solo da un fitto e poco chiaro sistema di cartolarizzazione autonomo. Ed essendo meno regolamentate sono note per essere più propense a garantire il credito anche a chi non ne ha i requisiti. Dunque il rischio è molto più alto. Il mercato ombra di USA e Cina è stimato oggi in centinaia di trilioni di dollari.  Grazie alla sfrenata attività di cartolarizzazione che ha permesso al mercato dei derivati di crescere in questi decenni in modo abnorme e sconsiderato. Entrambe le due superpotenze dunque, simili e dissimili per certi versi, possiedono importanti fardelli economici interni. Che cambieranno le sorti dell’economia mondiale.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

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