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Ecuador nell’orlo della guerra civile, bande armate irrompono in diretta tv

Narcotrafficanti in rivolta dopo la proclamazione dello stato di emergenza a seguito della fuga di due super boss

Notizie drammatiche arrivano dall’Ecuador, il paese sudamericano sulla costa occidentale, incassato fra la Colombia e il Perù. Dopo la decisione del presidente Daniel Noboa di decretare lo stato di emergenza a causa della fuga di due boss della mafia, diverse organizzazioni di narcotrafficanti hanno condotto una serie di azioni di rappresaglia su tutto il territorio nazionale. Un commando ha fatto irruzione in diretta tv nello studio di un canale pubblico nella città di Guayaquil.

In tutto il paese si segnalano scontri, saccheggi nei centri commerciali e auto date alle fiamme. Il vicino Perù, un paese a sua volta tormentato da una situazione sociale e politica molto complicata, ha disposto l’invio immediato di forze speciali di polizia al confine con l’Ecuador. Nel pomeriggio di martedì 9 gennaio un gruppo di uomini armati e incappucciati ha fatto irruzione in uno studio del canale pubblico, nella metropoli di Guayaquil, da mesi epicentro di violenze.

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Uomini armati irrompono sulla tv dell’Ecuador il 9 gennaio 2024. Foto Ansa/Epa/Tc Noticias

Ore di panico e violenza in Ecuador

Nelle drammatiche immagini apparse in diretta, che hanno fatto il giro del mondo sui social media, si sono visti gli aggressori con in mano granate e fucili mitragliatori. Hanno preso in ostaggio diversi giornalisti e tecnici, minacciandoli di morte. Dopo mezz’ora di panico, le luci dello studio si sono spente. Si è udito l’arrivo delle forze speciali della polizia: a quanto sembra gli agenti sono riusciti a liberare gli ostaggi.

Durante l’assalto alla tv il presidente dell’Ecuador, Daniel Noboa, ha dichiarato che è in corso un “conflitto armato interno” nel paese. E ha emanato un decreto per l’intervento immediato delle forze di sicurezza contro il crimine organizzato. Molti paesi latinoamericani, afflitti da cronica povertà, sono spesso preda delle organizzazioni criminali che basano il loro business sul traffico internazionale di stupefacenti. E che diventano veri e propri gruppi armati molto pericolosi in grado di sottrarre al controllo statale intere porzioni di territorio.

Noboa ha identificato come “terroristiche” e “attori non statali” alcune delle più potenti organizzazioni criminali di narcotraffico attive in Ecuador. Le principali sono ben 22. Come detto l’assalto alla tv di Guayaquil e la rivolta dei narcotrafficanti sono avvenuti dopo la proclamazione di 2 mesi di stato di emergenza a causa della fuga dei boss dei due principali gruppi criminali, Adolfo Macias alias “Fito“, capo di Los Choneros e Fabricio Colon Pico, capo di Los Lobos.

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Detenuti della prigione Litoral di Guayaquil fatti stendere a terra spogliati dopo una rivolta l’8 gennaio 2024. Foto Ansa/Epa/Forze armate dell’Ecuador

Dopo l’assalto alla televisione e l’annuncio di Noboa, a Guayaquil – la città più grande dell’Ecuador con oltre 3 milioni di abitanti – è scoppiata la violenza. Così come nel resto del paese. Il 9 gennaio si sono registrati diversi attacchi contro la popolazione civile e la polizia. Le bande armate hanno effettuato un attentato a un commissariato di polizia, mentre due addetti alla sicurezza di un centro commerciale sono stati freddati dai criminali per aver loro impedito l’accesso ai locali affollati. In tutto si contano una decina di vittime e almeno 2 feriti, mentre 14 persone sono state arrestate.

Daniel Noboa è il presidente dell’Ecuador dallo scorso ottobre. Leader conservatore,  ha chiesto e ottenuto voti sulla base della promessa di combattere la delinquenza dilagante con il pugno di ferro. A causare l’escalation di violenza in Ecuador, sottolinea l’Avvenire, è stata la penetrazione dei cartelli messicani della droga, in particolare Sinaloa e Jalisco nueva generacion. In gioco c’è il controllo del porto di Guayaquil. Con le sue 300mila navi in partenza ogni mese è il principale trampolino vero l’Europa, Italia compresa, e gli Usa della cocaina prodotta in Colombia, Bolivia e Perù.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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