NewsPrimo piano

Gli USA e l’allargamento del conflitto israelo-palestinese

Gli attacchi delle milizie filo-iraniane minacciano il commercio globale e le basi americane USA nella regione.

Il conflitto israelo-palestinese si è allargato. Di fatto gli attacchi delle milizie ribelli filo-iraniane in Yemen, in Iraq, in Libano, e in Siria, concorrono alla generazione di un caos generale che oggi non è più trascurabile. Il moltiplicarsi degli attacchi terroristici, delle rappresaglie contro basi militari americane, e degli attacchi alle navi mercantili nel Mar Rosso. Non sono che la prova di una guerra parallela, ormai dalla portata regionale, fra gli USA e l’Iran.

E la risposta delle milizie filo-iraniane si sta dimostrando efficace tanto quanto le bombe israeliane. Tanto che gli attacchi dei ribelli Houthi dello Yemen alle navi che attraversano il Mar Rosso, diventati sempre più intensi, oggi minacciano il commercio internazionale. E con la morte, per mano dell’esercito israeliano, del generale Sayed Razi Moussawi, comandante dei pasdaran iraniani in Siria, la situazione potrebbe precipitare ulteriormente. Mai come ora, l’economia e la stabilità globale sono sempre più appesi ad un filo.  Come stanno rispondendo gli USA? 

Milizie filo-iraniane/ FOTO ANSA

L’allargamento del conflitto: gli attacchi delle milizie filo-iraniane e la strategia aggressiva di Tel Aviv

Le milizie Houthi filo-iraniane stanno mettendo in seria difficoltà economica l’Occidente attaccando la rotta commerciale delle navi mercantili nel Mar Rosso, dove passa circa il 10% del commercio globale. Gli attacchi hanno generato il caos e sollevato parecchie preoccupazioni anche in casa USA per l’impatto sui flussi di petrolio e del grano, nonché dei beni di consumo che passano attraverso il Canale di Suez. Molte navi mercantili sono già state costrette ad allungare la rotta e i costi assicurativi sono ovviamente lievitati. Allungare il viaggio verso Capo di Buona Speranza significa infatti passare da circa 19 giorni a 31 giorni di navigazione. Aumentando i costi e creando incertezza. Il conflitto israelo-palestinese dunque non si combatte più solo a Gaza,  ma con altrettanta intensità anche sul fronte esterno. Dove l’aviazione israeliana ha ucciso recentemente il generale Sayed Razi Moussawi, comandante dei pasdaran iraniani, in Siria. Tre missili hanno colpito la sua residenza nel sobborgo di Zeynab, a Damasco. La strategia aggressiva di Tel Aviv non pone limiti all’offensiva, come spesso accaduto in passato, e di fatto insegue gli avversari ovunque, puntando fino ai vertici più alti. Una strategia che inevitabilmente genera altrettante ritorsioni. L’Iran ha fatto sapere difatti che la Repubblica islamica si vendicherà «al momento opportuno».

Attacchi a droni milizie filo-iraniane/ FOTO ANSA

Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti abbandonano gli USA nella lotta agli Houthi

Ma ulteriore bersaglio delle milizie sono le basi militari americane spalmate a macchia di ghepardo nella regione. Quella USA a Erbil, nel Kurdistan iracheno, è stata attaccata questa settimana da milizie sciite alleate di Teheran. L’attacco ha causato tre militari feriti, di cui uno in condizioni molto gravi. L’intensificazione delle rappresaglie da parte di fazioni filo-iraniane incalzano gli USA nell’area. Dal 7 ottobre sono stati difatti quasi cento gli episodi, con droni, razzi, ordigni. A conferma della natura ormai regionale del conflitto. Il fine degli attacchi miliziani che godono dell’appoggio di Teheran difatti, è quella di generare il caos nella regione così da esercitare quanta più pressione possibile sugli alleati di Israele affinché cessino le violenze in Palestina.

Joe Biden/ FOTO ANSA

La risposta degli USA alle milizie ribelli, come l’operazione Prosperity Guardian, una coalizione multinazionale di unità navali a protezione delle rotte commerciali del Mar Rosso. Non sembra però ricevere la partecipazione sperata. Gli storici amici di Washington nella regione difatti come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi non parteciperanno. “L’escalation non è nell’interesse di nessuno” è stata la risposta del ministro degli Esteri dell’Arabia Saudita, alle richieste degli Stati Uniti. Riyad non è interessata né a essere trascinata di nuovo in una guerra con lo Yemen, né a guastare i propri rapporti con l’Iran. A Marzo difatti ha firmato uno storico accordo di riavvicinamento con l’Iran grazie all’aiuto della Cina. Ed i due Paesi fra pochi giorni diventeranno a tutti gli effetti membri del blocco BRICS a guida cinese. Con i nuovi equilibri in Medio Oriente dunque si complica non di poco la strategia degli USA.

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

Pulsante per tornare all'inizio