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Manovra di bilancio approvata: tutte le novità

Le aliquote Irpef scendono da 4 a 3 e ci sono oltre 11 miliardi per il Ponte sullo Stretto di Messina. Ma è più difficile andare in pensione

Via libera definitivo alla manovra economica di bilancio per l’anno 2024 dalla Camera dei deputati. L’approvazione è arrivata in seconda lettura e senza modifiche rispetto al testo che il Senato ha già licenziato. Sono stati 200 i voti favorevoli, 112 i contrari e 3 gli astenuti. Tra le misure ci sono la nuova Irpef, il cuneo fiscale, il progetto per il ponte sullo Stretto di Messina, le pensioni e aiuti per i mutui ai cittadini con meno di 36 anni.

La premier Giorgia Meloni sui social ha ringraziato “i parlamentari di maggioranza di Senato e Camera per il sostegno e la compattezza dimostrati. Un segnale positivo per una Manovra importante, che mette al centro le famiglie, il lavoro e le imprese. In linea con i principi che guidano la nostra azione e con il programma che gli italiani hanno votato. Questa volta la Manovra viene approvata senza il voto di fiducia“.

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Foto Ansa/Fabio Frustaci

Critiche dalle opposizioni

Questa è una manovra che fa male al Paese e infligge un colpo letale ai servizi pubblici” ha scandito Elly Schlein in aula alla Camera nelle dichiarazioni di voto. “Mance e mancette in una logica di scambi al ribasso imbarazzante. Hanno dovuto pensarci le opposizioni unite a migliorarla mettendo fondi sul contrasto alla violenza di genere“.

La maggioranza di Giorgia Meloni approva una legge di bilancio di tagli e tasse da far invidia ai peggiori governi tecnici” ha scritto il leader M5S Giuseppe Conte sui social media. “Una Manovra con cui Meloni, Salvini e Tajani continuano la stagione dei tagli ai danni dei pensionati“. “Con il nuovo patto di stabilità a cui si è piegata in Europa, infatti, l’Italia sarà costretta a tagli da oltre 12 miliardi l’anno che colpiranno i cittadini e i loro diritti. Meloni ha accettato di dire ‘auf wiedersehen’ al futuro dei nostri ragazzi“.

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Giorgia Meloni. Foto Ansa

Le risorse della manovra

Il ddl Bilancio vale circa 24 miliardi di euro dei quali oltre 15 miliardi finanziati in deficit e destinati al taglio del cuneo (quasi 11 miliardi) e alla riduzione delle aliquote Irpef (poco più di 4 miliardi). Le due misure insieme portano un vantaggio in busta paga per i contribuenti coinvolti di circa 120 euro al mese, e sono finanziate solo per il 2024. La manovra abbatte poi le tasse sul lavoro per 14 milioni di dipendenti con vantaggi medi di circa 100 euro al mese. In manovra il Governo conferma il taglio del cuneo fiscale, rafforzato con il decreto del primo maggio, di 7 punti per i redditi fino a 25mila euro e 6 punti per quelli fino a 55mila euro.

Irpef e ponte sullo Stretto

Con la manovra parte il primo modulo della riforma fiscale. Per il 2024 le aliquote Irpef si riducono da quattro a tre accorpando i primi due scaglioni con un’unica aliquota al 23% per i redditi fino a 28.000 euro. Al 35% per i redditi fino a 50.000 euro e al 43% oltre i 50.000. Inoltre si amplia fino a 8.500 euro la soglia di no tax area. Secondo le stime delle associazioni, la riforma garantisce un beneficio massimo di 260 euro annui, pari a circa 20 euro al mese se consideriamo 12 mensilità. La manovra conferma le risorse per il Ponte sullo Stretto di Messina pari a 11,6 miliardi di euro dal 2024 al 2032. Tuttavia alleggerisce a 9,3 miliardi l’onere a carico del bilancio statale.

Manovra, le pensioni

In generale il prossimo anno andare in pensione sarà più complicato: la manovra di fatto inasprisce i requisiti per l’accesso all’anticipo pensionistico con Quota 103. Il requisito principale resta 62 anni di età e almeno 41 anni di contributi ma con un ricalcolo esclusivamente contributivo dell’assegno e non più sulla base di un sistema misto retributivo-contributivo. Inoltre fino ai 67 anni il valore lordo dell’assegno non potrà superare i 2.272 euro al mese.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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