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Mes, l’Italia boccia la ratifica del trattato europeo sul fondo salva Stati

Fratelli d'Italia fa muro con Lega e M5S. Si spaccano sia la maggioranza che l'opposizione. In difficoltà il ministro dell'Economia Giorgetti

Gli opposti a volte si toccano e così Fratelli d’Italia e Movimento Cinque Stelle si sono uniti nel voto contro il Mes, il Meccanismo europeo di stabilità, il cosiddetto fondo salva Stati, facendolo naufragare clamorosamente con l’appoggio della Lega. Salvo modifiche che potrebbero essere apportate, facendo riproporre in Aula un nuovo testo da approvare. Il 21 dicembre a Montecitorio la Camera dei deputati ha infatti respinto l’autorizzazione alla ratifica del trattato così com’è adesso. I no sono stati 184, i sì 72, gli astenuti 44. Un voto che ha visto divise al loro interno sia le forze di maggioranza che quelle di opposizione. Hanno votato contro Fdi, Lega e M5S. A favore Pd, Azione, Italia Viva, Più Europa e parte del Misto. Si sono astenuti Forza Italia, Alleanza Verdi e Sinistra e Noi Moderati. 

Il Governo, che si era rimesso al Parlamento, prende atto del voto dell’Aula di Montecitorio sulla scelta di non ratificare la modifica al trattato Mes“. Così fonti di Palazzo Chigi, che sottolineano come si tratti “di un’integrazione di relativo interesse e attualità per l’Italia“. Infatti, si sostiene, “come elemento principale il Mes prevede l’estensione di salvaguardie a banche sistemiche in difficoltà“. Ma ciò sarebbe avvenuto “in un contesto che vede il sistema bancario italiano tra i più solidi in Europa e in Occidente“. “In ogni caso“, sottolineano le stesse fonti, “il Mes è in piena funzione nella sua configurazione originaria, ossia di sostegno agli Stati membri in difficoltà finanziaria“.

Mes voto Camera deputati
Foto Ansa/Giuseppe Lami

Mes, sarà ripresentato?

La scelta del Parlamento italiano di non procedere alla ratifica del Mes “può essere l’occasione per avviare una riflessione in sede europea su nuove ed eventuali modifiche al trattato. Più utili all’intera Eurozona“, sottolineano le fonti di Palazzo Chigi. Di certo, sul piano della politica internazionale, l’Italia fa una brutta figura. Da paese fondatore dell’Unione europea, e ancora prima della Comunità economica europea, rischia di emergere come inaffidabile. Il Centrodestra che oggi, con l’aiuto dei Cinque Stelle, ha affondato il Mes, è quasi lo stesso che nel 2011, sotto il Governo Berlusconi, dette il primo avallo al trattato sul Meccanismo europeo di stabilità.

Termina qui una battaglia ultradecennale, che come Lega abbiamo portato avanti con convinzione e da sempre. Il Parlamento ha messo fine a un dibattito anacronistico e stantio” taglia corto il leghista Alberto Bagnai. Forza Italia, però, si è astenuta. E il percorso del Mes non è chiuso. La ratifica dello strumento potrà essere ripresentata in Aula. Il 21 dicembre, infatti, il dispositivo che i deputati hanno votato era in quota opposizioni. E dunque potrebbe tornare al voto ‘rinnovato’ da significative modifiche. “Quali? Magari potrebbe essere introdotta la clausola della Germania” spiega Federico Fornaro del PD. Il riferimento è alla clausola che prevede che per accedere al Mes occorra un voto a maggioranza qualificata.

“Giorgetti sbugiardato”

Le opposizioni colgono l’occasione della bocciatura del Mes per attaccare, malgrado che 2 anni fa, 6 giorni prima delle formali dimissioni, il Governo Conte avesse autorizzato il rappresentante italiano presso la Ue, ambasciatore Massari, a siglare il trattato istitutivo del Mes. E adesso, invece, abbia votato contro la ratifica, apparentandosi in Aula a Fratelli d’Italia e alla Lega. È stato tuttavia il no compatto di Fratelli d’Italia a stupire le opposizioni, che considerano ‘decapitato‘ politicamente il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, un leghista anomalo, perché su alcuni temi è più in sintonia con Mario Draghi che con il segretario della Lega, Matteo Salvini.

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Il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti. Foto Ansa/Fabio Frustaci

Caustico Benedetto Della Vedova, di Più Europa. “Una mossa senza senso. Quando un Governo ha avviato l’iter per la ratifica di un trattato, se c’è un nuovo Governo va avanti in quel percorso. Sennò chi si fida più di stringere un accordo con l’Italia? Ma come si fa?“. Davanti a lui Enzo Amendola del PD. “Mi chiedo che ci faccia ancora Giorgetti al suo posto… è stato sbugiardato qui ma pure in Europa” ha detto il deputato dem che con il titolare dell’Economia ha lavorato insieme nel Governo Draghi.

Mes, opposizione spaccata

Amendola il tema l’aveva già sollevato in Aula. “Giorgetti ha detto all’Ecofin che l’Italia avrebbe ratificato il Mes. Lo dico col massimo rispetto, abbiamo lavorato insieme ma un ministro che viene sbugiardato da questa Aula, sbeffeggiato dal leader del suo partito, è un ministro che dovrebbe trarne le conseguenze“. E spiega il no di Fdi e Lega alla ratifica come conseguenza della trattativa andata male in Europa sul Patto di Stabilità.

Mi aspettavo una cosa semplice dalla Meloni. Aveva detto che avrebbe chiuso il compromesso sul patto di stabilità e ratificato il Mes. Allora vuol dire che il compromesso sul patto di stabilità non vi è piaciuto perché se oggi non si ratifica il Mes voi ci state dicendo che il patto firmato ieri non vale, è contro l’Italia“. Carlo Calenda evidenzia invece le divisioni che ci sono state fra le opposizioni: Pd, Azione e Iv hanno votato sì, Avs si è astenuta, no da M5S. “Oggi la maggioranza si spacca sul Mes e così il campo largo. È la testimonianza che questo Paese non si può governare con un bipolarismo che produce solo contraddizioni e figuracce“.

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Carlo Calenda. Foto Ansa/Maurizio Brambatti

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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