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Ucraina verso la Ue, ma Orban blocca i fondi a Kiev

In cambio vuole i denari destinati a Budapest che però Bruxelles ha bloccato per violazioni dello Stato di diritto in Ungheria

La seconda giornata del Consiglio Ue a Bruxelles si apre con Viktor Orban che ha bloccato 50 miliardi di euro di aiuti europei all’Ucraina. Una mossa che è avvenuta dopo l’ok all’apertura ai negoziati di adesione di Kiev all’Unione. Il premier ungherese non ha posto dunque il veto al progetto di accogliere l’Ucraina nell’Unione, come si temeva, bensì all’aspetto brutalmente economico.

Un qualcosa che in molti hanno visto come un ricatto politico. Orban ha infatti rivendicato tutti i fondi europei destinati all’Ungheria. E bloccati a causa delle violazioni dello Stato di diritto. Come è noto, gli Stati membri dell’Unione europea ricevono molti fondi su tanti progetti e politiche da Bruxelles. Ma soltanto se sono coerenti con i principi fondanti dell’Unione. E l’Ungheria è da anni nel mirino delle contestazioni europee perché starebbe diventando una “democratura“: una democrazia autoritaria e illiberale. Sia sotto il profilo dei diritti civili che di quelli politici.

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Viktor Orban. Foto Ansa/Epa Olivier Matthys

Il ricatto di Orban

Così, per dare il via libera al pacchetto di aiuti per l’Ucraina, Orban vuole che l’Unione europea sblocchi per intero i denari destinati a Budapest ma finora ‘congelati’. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, al termine del primo giorno del vertice comunitario aveva tuttavia cercato di rassicurare l’Ucraina. E ha affermato: “Abbiamo strumenti per garantire la nostra affidabilità. Gli ucraini possono contare sul nostro sostegno e su questo pacchetto, su cui c’è ampio accordo politico tra 26 Stati“. Durante il primo giorno di vertice (il 14 dicembre), Orban aveva ceduto sull’apertura all’Ucraina, pur ponendo il veto a ulteriori sostegni economici al governo Zelensky. È stato inoltre approvato anche il 12° pacchetto di sanzioni contro la Russia.

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Giorgia Meloni con Viktor Orban al Consiglio europeo. Foto Ansa/Chigi

La posizione dell’Ungheria

Per quanto riguarda la revisione del bilancio Ue, il Consiglio non ha trovato invece un accordo come per il formale via liberai ai negoziati sull’adesione di Kiev alla Ue. E ha rinviato tutto all’inizio del 2024. “Ho sempre detto che se qualcuno vuole modificare il bilancio, allora è una grande opportunità per l’Ungheria per chiarire che deve ottenere ciò a cui ha diritto. Non la metà, o un quarto“, ha dichiarato Orban. L’accordo sulla revisione del bilancio Ue “è stato sostenuto da 26 Stati membri. Torneremo dunque sulla questione all’inizio del prossimo anno e tenteremo di trovare l’unanimità“, ha dichiarato ancora Michel.

Il presidente del Consiglio europeo (l’organismo che riunisce i capi di Governo dei paesi membri dell’Unione) ha quindi aggiunto: “Abbiamo però lanciato un messaggio potente sull’allargamento. È stato un giorno storico“. La seconda giornata del vertice di Bruxelles, venerdì 15 dicembre, si concentrerà sugli altri punti in agenda. Vale a dire: la guerra di Israele a Gaza e la crisi in Medio Oriente, le migrazioni e la lotta all’antisemitismo. Fonti diplomatiche e politiche europee hanno inoltre riferito alle agenzie di stampa che si va verso un vertice Ue straordinario all’inizio del 2024. L’obiettivo, arduo, sarà quello di chiudere i negoziati sulla revisione del bilancio 2021-27. La riunione dovrebbe tenersi tra gennaio e febbraio del prossimo anno, in modo da avere davanti mesi utili da spendere in modo efficace per combattere la crisi economica del Vecchio Continente.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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