NewsPrimo piano

Gaza: le riserve di gas al largo della Striscia che fanno gola a Israele

Con la militarizzazione, Netanyahu potrebbe mettere mano su tutti giacimenti, anche di petrolio.

Non c’è tregua a Gaza, Israele continua la sua azione militare, specie dopo che la scorsa settimana al Consiglio di Sicurezza dell’ONU, gli USA hanno bocciato con il loro potere di veto la risoluzione che chiedeva il cessate il fuoco. E la militarizzazione della Striscia potrebbe portare anche non pochi frutti in termini di gas e petrolio.

Mentre il New York Times scrive che “il tasso di morte tra i civili durante l’assalto israeliano ha pochi precedenti in questo secolo”. Molto lentamente in Occidente aumentano i dubbi e le indignazioni dei governi riguardo al perpetuarsi delle violenze dell’esercito israeliano e dei coloni in Cisgiordania. Ma non basta a risvegliare una forte opposizione politica che imponga il rispetto del diritto internazionale al governo Netanyahu. Che potrebbe avere in mente in realtà non solo il desiderio di rivalsa e vendetta contro il brutale attacco di Hamas del 7 Ottobre. Ma anche interessi economici strategici ben specifici. Israele potrebbe mettere le mani sui giacimenti di gas e petrolio a largo della Striscia di Gaza.

Gaza Israele Gas
Guerra a Gaza/ FOTO ANSA

Le violazioni dell’esercito israeliano a Gaza: le inchieste e le immagini della violenza

Gli USA hanno bocciato la scorsa settimana la risoluzione redatta dagli Emirati Arabi Uniti, che chiedeva il cessate il fuoco. Ha ottenuto ben 13 voti su 15 a favore, con la Gran Bretagna che si è astenuta. In tutto il territorio di Gaza dunque si continua a morire. E in questi giorni sono circolate le immagini ed i video delle umiliazioni e vessazioni dell’esercito israeliano ai danni della popolazione civile palestinese, che violano la Convenzione di Ginevra. E che ritraggono uomini con solo indumenti intimi addosso, bendati, lasciati camminare al gelo. Immagini che secondo il canale Telegram israeliano che le ha diffuse, avrebbero dovuto rappresentare la resa dei combattenti di Hamas. Ma che fonti straniere hanno poi identificato essere civili catturati casa per casa. Come riporta il Guardian difatti tra i prigionieri ci sarebbe anche un giornalista del The New Arab ed i suoi fratelli, nonché un ragazzo di 13 anni. 

Bombe a Gaza/ FOTO ANSA

Un inchiesta del Washington Post inoltre avrebbe recentemente confermato l’uso improprio di bombe al fosforo da parte dell’esercito israeliano. Che sarebbe avvenuto il 16 Ottobre lungo il confine con il Libano, su obiettivi civili e nella notte. Quando il fumo, utile a mascherare i movimenti delle truppe, non era di alcuna utilità. Quest uso improprio non solo è contro il diritto internazionale, ma costituisce un crimine di guerra. Dinanzi a questa violenza aumentano, molto lentamente, le affermazioni di governi occidentali contrarie agli eccessi di Israele. Come il Belgio, che ha affermato di voler bandire i coloni israeliani violenti da Schengen. In Cisgiordania infatti ”secondo le Nazioni Unite, la situazione è estremamente preoccupante. Prima si registravano più o meno tre atti di violenza al giorno. Ora siamo a sette atti di violenza al giorno, commessi da coloni israeliani estremisti e violenti”. Sono state le parole della Ministra degli Esteri belga, Hadja Lahbib.

Gaza, l’altra guerra di Israele: il gas a largo della Striscia

Ma ad alimentare il governo Netanyahu nella sua rappresaglia violenta contro Hamas, non ci sarebbe solo la certezza di un appoggio esterno quasi incondizionato degli USA. Ma anche interessi economici ben specifici, come i diritti di sfruttamento di ingenti pozzi di petrolio e gas. A circa 30 chilometri al largo delle coste di Gaza difatti, nelle acque territoriali palestinesi, c’è un grande giacimento di gas naturale, stimato in 30 miliardi di metri cubi per un valore di diversi miliardi di dollari. Ed altri giacimenti di gas e petrolio, secondo una mappa elaborata dall’U.S. Geological Survey, si troverebbero sulla terraferma in Cisgiordania. Lo sfruttamento di tali risorse naturali da parte delle autorità palestinesi negli anni è sempre stato ostacolato dal governo israeliano. Che ovviamente teme l’indipendenza energetica palestinese. Impedendole così di sfruttare le ricchezze naturali a disposizione. 

Yasser Arafat/ FOTO ANSA

Scoperto nel 1999, con un accordo firmato da Yasser Arafat, l’Autorità Palestinese aveva affidato allora lo sfruttamento del giacimento ad un consorzio formato da British Gas Group e Consolidated Contractors (una società privata palestinese), con rispettivamente il 60% e il 30% delle quote. Vengono così perforati due pozzi, Gaza Marine-1e Gaza Marine-2, ma non entrano mai in funzione perché sono bloccati da Israele, che pretende di avere tutto il gas a prezzi stracciati. Così attraverso l’ex primo ministro inglese Tony Blair, anni dopo viene rinegoziato un accordo con Israele che priva i palestinesi di tre quarti delle future entrate del gas. La loro quota sarebbe stata versata su un conto internazionale controllato da Washington e Londra. Ma subito dopo aver vinto le elezioni nel 2006, Hamas respinge l’accordo, definendolo un furto per il popolo palestinese.

Israele e il Mediterraneo orientale: gli USA temono l’influenza russa

Altri tentativi portati avanti in seguito dall’autorità palestinese hanno valutato anche la possibilità di affidare alla russa Gazprom i diritti per lo sfruttamento della risorsa. Sradicare l’autorità di Hamas dalla Striscia Gaza, significherebbe per Netanyahu non solo vendicare le terribili stragi del 7 Ottobre, ma anche mettere finalmente mano su quelle risorse naturali nel Mediterraneo Orientale. L’intera area difatti che si estende dal Sinai egiziano alla Siria comprende com’è noto grandi riserve di gas e petrolio. E l’occupazione militare di Gaza con il beneplacito degli americani, potrebbe portare al trasferimento della sovranità dei giacimenti di gas a Israele. Con gli americani che così scongiurerebbero anche qualsiasi pericoloso coinvolgimento russo nell’area. 

Chiara Cavaliere

Attualità, Spettacolo e Approfondimenti

Siciliana trapiantata nella Capitale, dopo la maturità classica ha coltivato la passione per le scienze umane laureandosi in Scienze Politiche alla Luiss Guido Carli. Senza mai abbandonare il sogno della recitazione per cui ha collaborato con le più importanti produzioni cinematografiche italiane tra cui Lux Vide, Lotus e Italian International Film.
Si occupa di attualità e degli approfondimenti culturali e sociali di MAG Life, con incursioni video. Parla fluentemente inglese e spagnolo; la scrittura è la sua forma di attivismo sociale. Il suo mito? Oriana Fallaci.

Pulsante per tornare all'inizio