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È l’anno più caldo della storia (e non è una buona notizia)

Da gennaio a oggi mai una temperatura media così elevata sulla Terra. Desertificazione e siccità avanzano silenziosamente

Questo 2023 che sta per finire sembra realmente destinato a entrare nella storia come l’anno più caldo di sempre. Le avvisaglie c’erano tutte e ora c’è la sostanziale conferma dagli esperti del programma europeo Copernicus. La temperatura media globale tra gennaio e novembre è la più alta registrata da quando si fanno misurazioni, quindi le possibilità che l’anno in corso batta ogni record precedente sono molto concrete.

L’allerta è appunto di Copernicus, il programma di osservazione della terra dell’Unione europea. “Il 2023 conta ora 6 mesi da record e 2 stagioni da record” ha affermato Samantha Burgess, vicedirettrice del Copernicus Climate Change Service (C3S). “Le straordinarie temperature globali di novembre, che includono due giorni di oltre 2 gradi sopra i livelli preindustriali, fanno sì che il 2023 sia l’anno più caldo mai registrato nella storia“, ha sottolineato.

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Un battello arenato sul Rio Negro, nell’Amazzonia brasiliana, a causa della siccità che colpisce la regione. Foto Ansa/Epa André Coelho

Il caldo e i gas serra

Finché le concentrazioni di gas serra continueranno ad aumentare, non possiamo aspettarci risultati diversi da quelli visti quest’anno” ha sottolineato il direttore di C3S, Carlo Buontempo. “La temperatura continuerà ad aumentare, così come gli effetti delle ondate di caldo e della siccità. Raggiungere lo zero netto il prima possibile è un modo efficace per gestire i nostri rischi climatici“, ha aggiunto.

I gas serra sono presenti nell’atmosfera, a cominciare dal vapore acqueo. Riescono a trattenere, in maniera consistente, una parte considerevole della radiazione solare. La quale, dopo aver colpito il nostro pianeta, è emessa dalla superficie terrestre, dall’atmosfera e dalle nuvole. I gas serra sono di origine naturale ma anche antropica, cioè prodotti dall’uomo, come l’anidride carbonica, e causano il fenomeno dell'”effetto serra“.

Quando l’effetto serra è negativo

Di per sé l’effetto serra, inteso come fenomeno naturale, è essenziale per la presenza e lo sviluppo della vita sulla Terra. Al contrario, la distorsione e l’aumento dell’effetto serra, a causa delle attività industriali (e non solo) umane, altera l’equilibrio termico del nostro pianeta e dunque anche il caldo. E porta, nel corso degli anni, a mutamenti negativi dal punto di vista climatico e ambientale, per effetto del conseguente riscaldamento globale. Il Protocollo di Kyoto regolamenta dal 1997 le emissioni dei gas serra ritenuti più dannosi. In particolare: anidride carbonica (CO2), ossido di azoto (N2O), metano (CH4), esafluoruro di zolfo (SF6), idrofluorocarburi (HFCs) e perfluorocarburi.

Caldo e siccità

Accanto ai nuovi dati sull’anno più caldo di sempre, arrivano informazioni importanti sulla siccità. Cifre e numeri che si basano su ricerche degli ultimi due anni a cura degli organismi delle Nazioni Unite indicano “un’emergenza senza precedenti a livello planetario. Dove gli effetti massicci delle siccità indotte dall’uomo solo appena all’inizio del loro dispiegamento”.

Il rapporto s’intitola Global Drought Snapshot (Istantanea sulla Siccità Globale) e lo ha presentato all’inizio della Cop28 sul clima in corso a Dubai la Convenzione delle Nazioni Unite per Combattere la Desertificazione (UNCCD). L’analisi mette in luce come pochi altri pericoli possano causare così tante vittime, perdite economiche e danneggiare così tanti settori della società quanto la siccità. La UNCCD, nata al Summit della Terra del 1992 a Rio de Janeiro, è una delle tre Convenzioni mondiali sull’ambiente, insieme a quelle sul cambiamento climatico (UNFCCC) e sulla biodiversità (UN CBD).

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Ibrahim Thiaw, direttore dell’UNCCD. Foto X @ibrahimthiaw

Il Segretario Esecutivo dell’UNCCD, Ibrahim Thiaw, ha sottolineato come “a differenza di altre catastrofi che attirano l’attenzione mediatica, le siccità accadono silenziosamente. Spesso passano inosservate e non suscitano una risposta immediata del pubblico e dei politici. Questa devastazione silenziosa perpetua un ciclo di negligenza, lasciando le popolazioni colpite a sopportare il peso in isolamento”.

Sul fronte del caldo, dunque, “il rapporto ‘Global Drought Snapshot’ evidenzia l’urgenza di questa crisi e della necessità di costruire una resilienza globale a essa” hanno affermato gli autori del rapporto. “Con la frequenza e la gravità degli eventi di siccità in aumento, con il calo dei livelli dei serbatoi e la diminuzione dei raccolti, con la continua perdita di biodiversità e la diffusione delle carestie, è necessario un cambiamento trasformativo”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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