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Enigma Kissinger, luci e ombre di un innamorato del potere

Considerato un grande statista, fu amico di Gianni Agnelli, ma odiò Aldo Moro e si pentì dell'intervista a Oriana Fallaci che lo aveva smitizzato

Lo scorso luglio, a 100 anni compiuti, Henry Kissinger ha svolto la sua ultima missione diplomatica. E lo ha fatto in Cina, il paese che ha aiutato a uscire dall’isolamento internazionale mezzo secolo fa, favorendo la storica stretta di mano fra Nixon e Mao. Poco più di 4 mesi dopo, il 29 novembre 2023, Kissinger si è spento nella nella sua casa in Connecticut.

Non è dunque un caso se oggi proprio la Cina lo omaggia in modo particolare, definendo la sua morteuna perdita tremenda sia per i nostri paesi che per il mondo“. “La storia ricorderà” il contributo di Kissinger alle relazioni Cina-Usa, ha scritto su X l’ambasciatore cinese a Washington, Xie Feng. E ha poi aggiunto che l’ex segretario di Stato americano “rimarrà sempre vivo nei cuori del popolo cinese come un vecchio amico molto apprezzato“.

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Foto Ansa/Epa Jim Lo Scalzo

La Cina, il suo successo

Di più aveva fatto il presidente della Cina, Xi Jinping, lo scorso luglio incontrando a Pechino Henry Kissinger, anche in quell’occasione definito un “vecchio amico“. Xi aveva affermato che “Cina e Stati Uniti sono ancora una volta al bivio di dove andare, e le due parti devono fare di nuovo una scelta“. Per questo aveva esortato l’ex segretario di Stato e gli americani che la pensano allo stesso modo a “continuare a svolgere un ruolo costruttivo nel riportare le relazioni Cina-Usa sulla retta via“. Pochi mesi più tardi, appena due settimane fa, a San Francisco è avvenuto un nuovo incontro fra Xi Jinping e Joe Biden: un disgelo nelle difficili relazioni Usa-Cina quanto mai auspicabile. Ora che alla guerra della Russia in Ucraina si somma quella di Israele a Gaza.

Con Pinochet, contro Moro

Ma chi è stato davvero Kissinger? Di lui si ricorda, oltre alla nuova era di relazioni fra Washington e Pechino nei Settanta, l’architettura politico-diplomatica dei negoziati che portarono alla fine della disastrosa e sanguinosissima guerra del Vietnam. Strategia per la quale ricevette un controverso Premio Nobel per la pace nel 1973. E tuttavia è noto come Kissinger sia stato un saldo punto di riferimento dei golpisti di Augusto Pinochet in Cile, proprio in quel famigerato 1973.

Per non parlare dell’avversione di Kissinger per Aldo Moro, lo statista italiano che aveva concepito il progressivo superamento degli equilibri di Yalta ancora in piena Guerra Fredda, per dare all’Europa e all’Italia indipendenza sia dall’America che dall’Unione Sovietica. Non a caso fu Moro uno fautori degli Accordi di Helsinki del 1975, firmati anche da Stati Uniti e Unione Sovietica, da cui nacque un nuovo spirito di cooperazione internazionale concretizzatosi nell’OSCE, l’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa.

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Aldo Moro ed Henry Kissinger in un incontro del 1973. Foto Ansa

L’Italia che lui non voleva

Se Kissinger aveva favorito la distensione con la Cina, Aldo Moro voleva cambiare l’Europa, avamposto americano irrinunciabile per la Casa Bianca. E soprattutto intendeva trasformare l’Italia, paese di frontiera dell’impero Usa nel Mediterraneo, aprendo a una diversa competizione con il maggior Partito Comunista d’Occidente. Fu Moro infatti uno degli artefici del cosiddetto “compromesso storico” fra Democrazia Cristiana e PCI per traghettare il nostro Paese verso la costruzione della “democrazia dell’alternanza“.

Una nuova forma di battaglia democratica e nonviolenta in cui anche la sinistra comunista – che rappresentava oltre un terzo degli italiani – potesse competere per la conquista del potere attraverso le elezioni abbandonando definitivamente ogni legame con l’impero russo. Tali almeno erano le intenzioni di Moro e del leader comunista Enrico Berlinguer, che nel 1976 aveva di fatto abiurato alla fedeltà del PCI all’URSS, virando verso il progetto dell’ “eurocomunismo” e attirandosi una sempre più forte ostilità dei sovietici, che già nel 1973 avevano tentato di ucciderlo in Bulgaria, inscenando un incidente d’auto ai suoi danni.

Kissinger minacciò Moro

Di fronte a tutto questo Henry Kissinger ribolliva di rabbia, osteggiava in ogni modo l’apertura al PCI e vedeva in Aldo Moro un pericoloso avversario della politica estera degli Stati Uniti. Così come lo era stato il fondatore dell’ENI, Enrico Mattei. In un’intervista al Giorno dello scorso 17 maggio, l’ex vicecapogruppo PD alla Camera, Gero Grassi, ha ricordato un episodio importante. “Fu Henry Kissinger, segretario di Stato di Richard Nixon, durante un incontro a margine di una cena ufficiale, quando Moro era ministro degli esteri, a chiarire. L’allargamento della maggioranza a tutti i partiti non era per gli Usa una strada praticabile“. Moro “non avrebbe dovuto continuare o ne avrebbe pagato le conseguenze. “L’Italia non deve diventare il Cile di Allende, si chiarì a Moro in un altro colloquio con Kissinger“.

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Kissinger e Oriana Fallaci. Foto X @pastasport

L’intervista a Oriana Fallaci

Autore della celebre frase “il potere è il massimo afrodisiaco“, l’eredità del machiavellico statista continuerà ad essere discussa. Fu Consigliere per la sicurezza nazionale e Segretario di Stato degli Stati Uniti durante le presidenze di Richard Nixon e di Gerald Ford. Fra il 1969 e il 1977. Di fatto fu un presidente ombra degli Stati Uniti. C’è chi considera Kissinger un genio diplomatico e chi un genio del male.

Dio che uomo di ghiaccio” scrisse Oriana Fallaci nel celebre colloquio del 1972. “Per tutta l’intervista non mutò mai quell’espressione senza espressione, quello sguardo ironico e duro, non alterò mai il tono di quella voce monotona, triste, sempre uguale“. Fallaci l’aveva smontatoe ce l’ha fatto vedere come forse è, come nessuno saprà mai più” ha scritto Gianni Riotta. “Fu l’incontro più disastroso con un giornalista della mia vita” scrisse Kissinger stesso nelle sue memorie.

Kissinger e l’Intelligenza Artificiale

Dal momento dello scoppio della guerra a Gaza lo statista di origine ebraica non è mai intervenuto. Pur essendo stato uno dei protagonisti politico-diplomatici al tempo del conflitto dello Yom Kippur vinto da Israele (1973) e dei successivi accordi fra arabi e israeliani. Tra i suoi ultimi impegni pubblici, un incontro con la premier Giorgia Meloni a Washington lo scorso luglio. Per il politologo Robert Kaplan, Kissinger, grande amico di Gianni Agnelli, è stato il più grande statista bismarckiano del XX secolo. Due anni fa scrisse il suo penultimo libro, dedicato alle minacce e alle opportunità dell’Intelligenza Artificiale: The age of Ai: and our human future. A cui ha fatto seguito Leadership: Six studies in world strategy.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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