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Il sottosegretario Delmastro rinviato a giudizio in relazione al caso Cospito

Il Gup di Roma ribalta la tesi della procura e manda a processo l'esponente di FdI per le rivelazioni fatte a Donzelli che le svelò in Parlamento

Nei giorni in cui il ministro Guardasigilli, Carlo Nordio, si batte per accelerare la riforma della giustizia, il suo sottosegretario, Andrea Delmastro, viene rinviato a giudizio dal Gup di Roma. Delmastro è imputato di rivelazione del segreto d’ufficio nel caso di Alfredo Cospito, il detenuto anarchico in regime di 41-bis.

La procura capitolina pur avendo ravvisato “l’esistenza oggettiva della violazione del segreto amministrativo” aveva sollecitato il non luogo a procedere. Perché riteneva che non ci fosse “l’elemento soggettivo“: la reale, cioè, consapevolezza che si trattasse di un segreto non svelabile. Una tesi che il Giudice per l’udienza preliminare (Gup) ha ribaltato rinviando a giudizio il Delmastro. Il processo comincerà il 12 marzo 2024.

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Il sottosegretario Andrea Delmastro Delle Vedove. Foto Ansa/Giuseppe Lami

I casi Delmastro e Cospito

Il sottosegretario alla Giustizia, Andrea Delmastro (Fratelli d’Italia), è sotto accusa per aver rivelato a un collega di partito, il parlamentare Giovanni Donzelli, il contenuto di un rapporto riservato di polizia penitenziaria sui dialoghi in carcere tra l’anarchico Cospito e alcuni boss mafiosi detenuti con lui in regime di 41 bis. A querelare Delmastro e Donzelli era stato il parlamentare del gruppo Alleanza Verdi e Sinistra, Angelo Bonelli, a seguito dell’intervento del deputato di Fratelli d’Italia Donzelli, durante una discussione sul caso Alfredo Cospito alla Camera, quando il dirigente di Fratelli d’Italia aveva svelato le intercettazioni in carcere fra detenuti.

In quell’occasione Donzelli aveva sostenuto che Alfredo Cospito sarebbe dovuto rimanere in regime di 41 bis. Una decisione che successivamente ha attraversato varie vicissitudini a causa delle condizioni di salute molto precarie del detenuto anarchico. Ma che alla fine il ministro della Giustizia Carlo Nordio ha confermato indicando in Cospito un leader in grado di mantenere influenza e “collegamenti con l’esterno“.

La bufera politica su Donzelli era però scoppiata e le opposizioni avevano chiesto le dimissioni sue e di Delmastro. “Quelle che ho riferito non erano intercettazioni, ma una conversazione captata in carcere e inserita in una relazione del ministero della Giustizia” si era difeso il braccio destro di Giorgia Meloni. “Del contenuto di tali conversazioni, in quanto parlamentare, potevo essere messo a conoscenza” aveva dichiarato ancora Donzelli, aggiungendo: “Non mi dimetterò dal Copasir“.

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Andrea Delmastro e Giovanni Donzelli (a destra). Foto Facebook/Andrea Delmastro

“Nordio ne esce male”

Adesso, invece, sul fronte giudiziario la cosa si complica per Delmastro, rinviato a giudizio, e sul piano politico per lo stesso Donzelli. La decisione del Gup di Roma è stata subito commentata dall’avvocato del sottosegretario alla Giustizia. “Confidavamo in una decisione diversa perché c’erano tutti i presupposti per una sentenza di non luogo a procedere“, ha affermato il difensore del sottosegretario alla Giustizia.

Non passa un bel momento neppure il ministro Guardasigilli. “In questa vicenda chi ne esce malissimo è Nordio che ha sempre difeso la coppia Delmastro-Donzelli” ha affermato il capo dei Verdi, Angelo Bonelli. “Sorprendentemente, un giurista come lui ha confuso il segreto di Stato con quello amministrativo“. “Nella mia denuncia ho contestato la violazione del segreto amministrativo, attribuita a Delmastro per aver consegnato i verbali del Gom (Gruppo operativo mobile, la polizia penitenziaria, ndr.) al suo collega, l’onorevole Donzelli, utilizzati poi per attaccare l’opposizione” ha sottolineato ancora Bonelli.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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