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Gaza, ritardi sullo scambio di ostaggi e prigionieri: la tregua è in bilico

Ultimatum di Israele ad Hamas e accuse reciproche di non osservare gli accordi

Il secondo giorno di tregua a Gaza fra israeliani e palestinesi è stato caratterizzato da ritardi nel rilascio degli ostaggi e nello scambio dei prigionieri. Tanto da far temere la fine del cessate il fuoco. Venerdì 24 novembre è cominciata la liberazione: Hamas ha rilasciato 12 cittadini thailandesi e 13 israeliani in cambio di 39 prigionieri palestinesi. Tuttavia sabato 25 novembre si sono verificati problemi nel rilascio di 14 israeliani e 42 palestinesi.  

Il rilascio del secondo gruppo di ostaggi da parte di Hamas sarebbe stato ritardato in parte a causa di una disputa riguardante il numero di camion con aiuti che stanno entrando a Gaza. Così secondo i media. E Israele ha tuonato: “Se Hamas non libererà gli ostaggi entro le 24 del 25 novembre sarà guerra“. Poche ore prima il gruppo terrorista aveva affermato che Israele rischia di far saltare l’accordo poiché lo vìola, ma “siamo pronti a nuove intese“.

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Gioia per la liberazione: ex ostaggi israeliani (a sinistra) ed ex prigioniere palestinesi (a destra)

Tregua nel caos a Gaza

E mentre il presidente americano Joe Biden ricorda che la “soluzione dei due Stati ora è più importante che mai“, a Gaza sono entrati i primi camion con aiuti umanitari, attraverso il valico di Rafah, a seguito della tregua. Circa 200 mezzi carichi di cibo, medicine, acqua e carburante. Tuttavia per i miliziani di Hamas non sono abbastanza rispetto a quanto pattuito negli accordi di tregua con Israele.

Sarebbero, cioè, meno della metà di quanto previsto. Lo ha riferito Osama Hamdan, membro dell’ufficio politico di Hamas in Libano, in una conferenza stampa indetta a Beirut. Hamdan ha quindi affermato che “le minacce vuote di Israele non cambieranno la nostra posizione“. Il riferimento è al fatto che Israele ha minacciato di annullare la tregua e riprendere la guerra a Gaza se i miliziani non libereranno il secondo gruppo di ostaggi entro la mezzanotte del 25 novembre.

Ribadiamo il nostro impegno ad attuare e garantire il successo dell’accordo di tregua raggiunto attraverso la mediazione del Qatar e dell’Egitto“, ha detto Hamdan, come riporta Al Jazeera. “L’accordo sulla tregua umanitaria e sullo scambio di ostaggi e prigionieri non sarebbe stato raggiunto se non fosse stato per la fermezza del nostro popolo“. “L’occupazione non riuscirà a liberare i suoi prigionieri con la forza“, ha aggiunto.

Liberati anche bambini

Sono al momento 24 gli ostaggi liberati, tutti nel primo giorno di tregua, il 24 novembre. Si tratta di 13 israeliani, 10 thailandesi e un filippino che Hamas ha consegnato al Comitato internazionale della Croce Rossa a Gaza. E che sono rientrati in Israele attraverso l’Egitto. In cambio Tel Aviv ha rilasciato 39 donne e bambini palestinesi detenuti. Tra gli ostaggi israeliani che Hamas ha restituito vi sono 4 bambini, di cui uno di due anni, e 6 donne anziane.

Le loro condizioni fisiche sono buone, sono attualmente sottoposti ad una valutazione medica e psicologica” ha detto il direttore dello Schneider Children’s Medical Center, Efrat Bron-Harlev, che li ha accolti. L’esercito stima che siano 240 le persone che Hamas ha rapito il 7 ottobre. Ovvero nel giorno del massacro in villaggi e kibbutz, oltreché alla festa in musica nel deserto nei pressi del confine con la Striscia di Gaza.

L’accordo di tregua, in vigore ma già in bilico, prevede una tregua rinnovabile di 4 giorni tra Israele e Hamas, durante la quale dovranno essere rilasciati 50 ostaggi detenuti a Gaza, nonché 150 palestinesi detenuti in Israele. In seguito alla liberazione dei primi 39 si sono registrate scene di giubilo nella Cisgiordania occupata. I palestinesi liberati sono stati accolti da eroi nei campi profughi di Beitunia e Nablus.

 

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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