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La recessione in Europa? Bisogna prepararsi

Allarme della Bce: l'economia è sempre più debole a causa della sempre maggiore incertezza, dovuta anche alla guerra a Gaza

La recessione in Italia e in tutta Europa resta uno scenario drammaticamente attuale. Lo certifica la Banca centrale europea (Bce). Di fronte al deterioramento del già debole scenario economico, su cui pesa la nuova guerra a Gaza, dopo quella che da due anni prosegue ininterrotta in Ucraina, le autorità finanziarie cercano di correre ai ripari.

Ma non è facile. “I numerosi tagli alle stime e le sorprese economiche negative confermano un quadro debole con consistenti rischi al ribasso” scrive la Bce nel Financial Stability Review. L’Istituto guidato da Christine Lagrde avverte che le prospettive della stabilità finanziaria restano fragili e i mercati sono “esposti a condizioni macro avverse e agli sviluppi geopolitici“, come le tensioni in Medio Oriente.

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La presidente della Banca centrale europea Christine Lagarde. Foto Ansa/Epa Olivier Matthys

Le spie della recessione

Tutti elementi che “aggiungono incertezza” in primo luogo per le possibili conseguenze sotto il profilo degli approvvigionamenti energetici e quindi dei prezzi del carburante, del gas e del petrolio. E in secondo luogo a perché possono innescare l’avversione al rischio e minare la fiducia degli investitori sui mercati economici e finanziari.

Le deboli prospettive economiche insieme alle conseguenze dell’alta inflazione stanno mettendo a dura prova la capacità di persone, imprese e governi di onorare il proprio debito“, ha detto il vicepresidente della Bce Luis de Guindos. “È fondamentale rimanere vigili mentre l’economia passa a un contesto di tassi di interesse più elevati combinato con crescenti incertezze e tensioni geopolitiche” ha aggiunto.

Sulla recessione la Financial Stability Review sottolinea come “i mercati e le istituzioni finanziarie non bancarie rimangono altamente sensibili agli sviluppi negativi. Le loro vulnerabilità potrebbero essere esposte a sorprese al ribasso delle condizioni economiche“. I fondi di investimento e le altre istituzioni finanziarie non bancarie restano vulnerabili ai rischi sul credito e sulla liquidità. Cosa che mette in luce la necessità di rafforzare la loro resilienza dal punto di vista macroprudenziale.

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Prezzi ancora troppo alti in Europa, Gran Bretagna compresa. Foto Ansa/Epa Andy Rain

“Banche resilienti ma non basta”

Per quanto riguarda le banche, si sono dimostrate resilienti agli shock successivi alla pandemia e la loro redditività è cresciuta. Allo stesso tempo, devono far fronte a venti contrari provenienti di imminente recessione da tre fonti principali. Primo, i costi di finanziamento sono destinati ad aumentare. Secondo, la qualità degli attivi potrebbe risentire dei costi del servizio del debito più elevati e del contesto macroeconomico debole. Terzo, la redditività delle banche dovrà affrontare un calo sostanziale dei volumi di prestito. Nel complesso, tuttavia, sottolineano gli analisti della Bce, “il sistema bancario dell’area dell’euro è ben posizionato per resistere a questi rischi” e quindi alla recessione.

Rallenta la vendita di case e uffici

Se le condizioni finanziarie più stringenti si stanno progressivamente traducendo in costi più alti del servizio del debito – scrive la Bce – il pieno impatto sull’attività economica deve ancora materializzarsi. E a risentire dei costi più alti saranno saranno settori finanziari e non. Questo effetto simile a quello di una recessione, spiega la Bce, “è già visibile nel mercato immobiliare della zona euro, che sta conoscendo un rallentamento“.

Ma fra le cause di una possibile recessione, di cui già lo scorso gennaio la Bce aveva parlato, non manca il fatto che anche i negoziati sul Patto di Stabilitàstanno provocando una significativa incertezza“. Inoltre “l’incapacità” di trovare un accordo non solo ritarda “il necessario aggiustamento di bilancio e lo slancio verso riforme e investimenti“. Ma “l’incertezza porterebbe probabilmente a ulteriori aumenti dei rendimenti e degli spread dei titoli di Stato. Soprattutto per i Paesi che potrebbero non rispettare il Patto di stabilità e crescita e trovarsi ad affrontare procedure di disavanzo eccessivo”.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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