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In Olanda vince l’ultradestra, Salvini: “Complimenti all’amico Wilders”

Il Partito per la Libertà vuole chiudere le moschee, le frontiere e uscire dall'Unione europea

Dai risultati delle elezioni politiche generali in Olanda emerge la netta vittoria, a sorpresa, del Partito per la Libertà di Geert Wilders. Si tratta di una formazione radicale di estrema destra, filorussa, contro gli immigrati e contro l’Islam. Il vicepremier italiano, Matteo Salvini, che è anche segretario della Lega ha espresso tutta la sua soddisfazione. 

Il Partito per la Libertà (PVV) è stato il più votato dagli olandesi e ha ottenuto oltre il 23% dei voti. Vale a dire quasi il 10% in più di quanto pronosticassero i sondaggi della vigilia. Geert Wilders dovrebbe poter contare su 37 dei 150 seggi nella Camera bassa del Parlamento dell’Aia. La vittoria dell’estrema destra è un risultato sorprendente, sottolinea ilpost.it, e rappresenta un cambiamento molto netto in un paese che negli ultimi 11 anni è stato governato dal premier Mark Rutte, leader politico centrista.

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Geert Wilders. Foto X @politica_lp

“Via dalla Ue e confini chiusi”

Il Pvv è il partito più grande” ha esultato Wilders, che vive da 15 anni sotto scorta. “Governeremo” l’Olanda ha scandito. Alfiere della Nexit – l’uscita dei Paesi bassi dall’Ue, come fu la Brexit per il Regno Unito quasi 4 anni fa – nelle ultime ore prima del voto Wilders aveva continuato a picchiare duro sul tasto delle migrazioni. “Dobbiamo dirlo: qui non si può entrare!” era stato uno dei passaggi dell’ultimo dibattito televisivo. “Frontiere chiuse e zero richiedenti asilo” e “alloggi per gli olandesi” sono stati alcuni dei suoi slogan preferiti.

La xenofobia e il razzismo del controverso capo dell’estrema destra olandese piacciono ad autorevoli esponenti del Governo italiano. Il ministro dei Trasporti e vicepremier, Matteo Salvini, si è affrettato a complimentarsi. E ha mandato un sms di sostegno e complimenti “all’amico Geert Wilders“. “Altro che inciucio con i socialisti, il 3 dicembre a Firenze nascerà una nuova Europa” ha dichiarato Salvini ricordando la manifestazione che la Lega ha organizzato con gli alleati europei tra cui il partito di Wilders.

Olanda, ora che succede?

Tentare l’assalto allo scranno più alto del Governo dell’Olanda non sarà tuttavia impresa semplice per il partito di estrema destra. Nessuna delle maggiori formazioni olandesi sembra volersi alleare con Wilders in Parlamento. Ad esempio, pur allineata a Wilders nella volontà di limitare i flussi migratori, la ministra della Giustizia uscente, Dilan Yeşilgöz-Zegerius, alla vigilia del voto aveva escluso l’ipotesi di sostenerlo nelle vesti di premier. La leader del partito di Centrodestra di Mark Rutte, che ha ottenuto solo il 15% dei suffragi, è del resto, un’ex bambina rifugiata.

Nulle le possibilità per Wilders di collaborazione con il cartello elettorale fra Partito Laburista e Sinistra verde (PvdA-GL) guidato da Frans Timmermans. L’ex vicepresidente della Commissione europea ha guidato la sua formazione a diventare il secondo partito più votato con il 15,6% e 25 seggi. Il Partito Popolare per la Libertà e la Democrazia (VVD) di Dilan Yeşilgöz-Zegerius, ha avuto il risultato più al di sotto delle aspettative. Ha perso quasi 7 punti percentuali rispetto alle ultime elezioni, chiudendo al 15%: avrà 24 seggi alla Camera.

È chiaro che un eventuale Governo dell’Olanda a guida dell’estrema destra cambierebbe ulteriormente gli equilibri all’interno dell’Unione europea. E li sposterebbe in direzione dei  paesi più ostili a politiche comuni sull’accoglienza dei migranti e sulle misure di contrasto al cambiamento climatico. Non a caso il capo del Governo ungherese, Viktor Orbàn, è stato fra i primi a congratularsi con Wilders, scrivendo sui social: “Il vento del cambiamento è qui“. A controbilanciare tale “vento” c’è però il ritorno al Governo in Spagna del socialista Pedro Sanchez e la sconfitta della destra in Polonia.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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