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Scuole italiane, gli edifici cadono a pezzi: 85 crolli in un anno

Negli ultimi 12 mesi si sono verificati in media 7 episodi ogni 30 giorni. Le strutture sono vetuste, la metà risale a prima del 1976

Sempre più spesso le scuole italiane sembrano abbandonate a se stesse. Mentre si chiede a insegnanti e dirigenti di incrementare il proprio impegno educativo, anche a fronte di questioni molto spinose come la violenza di genere o la sicurezza stradale, gli edifici scolastici sono vecchi, mal tenuti. E a volte subiscono crolli.

Secondo gli ultimi dati di Cittadinanzattiva, che monitora costantemente lo stato di salute degli edifici della scuola italiana, solo da settembre scorso a oggi ci sono stati 24 episodi di crolli e criticità strutturali di vario genere. Episodi che vanno ad aggiungersi ai 61 registrati durante lo scorso anno scolastico, per un totale di 85 e una media di circa 7 al mese: un record.

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Foto X @notiveri

La morte di Vito Scafidi

Numeri che risuonano come una beffa alla vigilia della Giornata nazionale della sicurezza nelle scuole (22 novembre). Una ricorrenza istituita per legge dopo la morte di Vito Scafidi, lo studente di 17 anni che il 22 novembre 2008 perse la vita in un liceo di Rivoli (Torino) a causa del crollo di un controsoffitto mentre si svolgevano le lezioni in classe. Altri 17 suoi compagni rimasero feriti e uno di loro, Andrea Macrì, da quel giorno è rimasto paralizzato su una sedia a rotelle.

Scuola, la situazione in Italia

Come evidenzia l’analisi sul portale Skuola.net dell’Osservatorio civico sulla sicurezza delle scuole 2023 – che Cittadinanzattiva ha elaborato – il rischio è abbastanza omogeneo sull’intero territorio nazionale. Basta ripercorrere la distribuzione degli episodi più gravi avvenuti tra settembre 2022 e agosto 2023 nel 2022/2023.

Dei 61 casi di crollo o cedimenti registrati, 24 si sono verificati nelle regioni del Sud e nelle Isole (il 39% del totale), 23 nel Nord (38%), 14 nelle regioni del Centro (23%). A livello regionale, invece, i numeri più alti li troviamo in Lombardia (9 episodi). Un gradino sotto ci sono il Lazio e la Campania (8). A seguire Sicilia (7), Piemonte, Toscana e Sardegna (5), Liguria ed Emilia-Romagna (3), Veneto (2). A chiudere, Friuli Venezia Giulia, Puglia, Calabria, Abruzzo, Basilicata, Umbria, tutte con un episodio.

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Operai al lavoro all’interno di una scuola dopo il crollo parziale di un soffitto. Foto Ansa/Tonino Di Marco

Calcinacci, tetti e solai

Nello specifico, nella maggior parte dei casi di crollo nelle scuole (17) si è trattato di distacchi di intonaco o calcinacci. In 11 episodi a cedere sono stati tetti e solai, in altri 11 il controsoffitto. Altre 9 situazioni hanno riguardato l’aprirsi di crepe nei muri o nei cornicioni. La caduta di alberi è stata al centro di 7 casi. Nelle scuole si registrano poi problematiche varie a porte, finestre e cancelli (5 episodi). Per fortuna, solo in un caso c’è stato un vero e proprio crollo. Tre episodi riguardano le Università: anch’esse tutt’altro che immuni al fenomeno.

Danni ma anche feriti a scuola

Avvenimenti di per sé preoccupanti che, cosa ancora più grave, hanno provocato il ferimento di 6 studenti, un’insegnante, una collaboratrice scolastica. Oltre a danni agli ambienti e agli arredi. C’è poi da considerare l’interruzione della didattica, nonché ingenti disagi e paura per le comunità di riferimento. Il peggio lo si è evitato soltanto per una questione di statistica: si è trattato di episodi avvenuti di notte, nel weekend o in periodi di chiusura delle scuole per le festività. Ma perché la scuola italiana è così vulnerabile? La causa principale è legata alla vecchiezza degli edifici. Delle 40.133 strutture scolastiche censite in Italia, quasi la metà (18.889, pari al 47% del totale) è stata costruita prima del 1976. E, più in generale, la loro età media è di 53 anni. Per non parlare, poi, degli istituti fantasma: circa 7mila scuole di cui non si conosce di preciso il periodo di costruzione. I problemi delle strutture si sommano poi a quelli della violenza a scuola, per contrastare la quale la Camera dei deputati ha recentemente approvato un disegno di legge.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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