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Mattarella in Corea del Sud, appello per la pace nel mondo

Il capo dello Stato in visita a Seul e al confine con la Corea del Nord, nel luogo in cui fu firmato l'armistizio

Il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, è in Corea del Sud per una visita di Stato di 3 giorni. Si è recato nella zona de-militarizzata al 38° parallelo che divide Seul e la Corea del Sud dalla Corea del Nord. “Qui si è svolta una pagina cruciale della storia” ha detto il presidente della Repubblica.

In questo luogo “si comprende come una guerra che non si è mai conclusa con il conseguimento della pace comporti il rischio costante di nuove violenze. E quanto qui viene in atto ha il respiro della storia, è particolarmente importante per evitare esplosioni di violenza ulteriori“.

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Sergio Mattarella a Seul con il presidente sudcoreano Yoon Suk Yeol l’8 novembre 2023. Foto Ansa/Epa/Yonhap

La zona demilitarizzata

La visita di Mattarella al 38° parallelo si è svolta nell’edificio in legno, unico punto di incontro con Pyongyang, la capitale della Corea del Nord del dittatore Kim Jung-un. La Joint Security Area è il sito che sorge su quel che rimane di Panmunjon, la piccola cittadina che si sviluppava a cavallo del 38° parallelo. Lì, tra il 1951 e il 1953, si tennero le trattative per l’intesa che pose fine alla Guerra di Corea del 1950.

Di fatto, però, non fu mai raggiunto un vero e proprio accordo di pace e si creò questa zona de-militarizzata. Ancora oggi gli eserciti della Corea del Nord e della Corea del Sud si trovano a poche decine di metri di distanza l’uno dall’altro. Sorvegliano un breve tratto di confine non recintato e reso visibile soltanto da un muretto alto pochi metri. Sergio Mattarella è stato all’interno del piccolo edificio di legno, lungo il confine, che è l’unico punto di incontro tra le due Coree.

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Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nella Joint Security Area. Foto Ansa/Quirinale Francesco Ammendola

Mattarella e gli aiuti dell’Italia alla Corea

La firma dell’armistizio di Panmunjon che, come noto, non fu mai seguita da un accordo di pace, come detto portò alla creazione di una zona de-militarizzata. Vale a dire una striscia di terra di due chilometri a nord e a sud del confine dalla quale gli eserciti dei due paesi si sono rispettivamente ritirati. All’interno di quest’area, la Joint Security Area rappresenta oggi un luogo di grande valore militare e politico. Gli edifici in cui furono stipulati gli accordi sono perfettamente divisi a metà dalla linea di confine e sono stati dipinti di azzurro, colore delle Nazione Unite. Nella struttura principale è ancora conservato il tavolo dove fu firmato l’accordo armistiziale. Questo piccolo complesso è oggi chiamato “villaggio dell’armistizio” o “villaggio della pace“.

l tenente generale Andrew Harrison, vice comandante della base ONU del JSA, ha accompagnato Mattarella nel corso della visita e ha sottolineato come “questo sia un luogo surreale. Perché dietro la apparente tranquillità e pace si nasconde un effettivo rischio di guerra. La storia ci dà avvertimenti minacciosi“, ha aggiunto poi. E ha ricordato “il forte senso di gratitudine per il contributo dato dall’Italia con un ospedale da campo” durante la guerra di Corea. “Qualcosa che i coreani non dimenticano, ripropongono continuamente“. L’Italia allora, nel 1953, non era ancora stata accolta nelle Nazioni Unite ma volle comunque dare un contributo. Un gesto che fu motlo importante per la memoria storica di quel paese.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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