Tre mesi dopo la morte, Roma, la Roma popolare di Via Ostiense, dedica una targa allo zio di Renato Zero: Mario Tronti. Filosofo e politico italiano, classe 1931, l’ex senatore è morto lo scorso 7 agosto a 92 anni: era uno dei principali fondatori ed esponenti del marxismo operaista teorico degli anni Sessanta.

Insegnò a lungo all’Università di Siena ma visse per molto tempo a Roma, data anche l’attività di parlamentare. A scoprire la targa in memoria di Tronti, la moglie e il presidente dell’ottavo municipio di Roma, Amedeo Ciaccheri. Alla presenza del cantautore Renato Zero, nipote di Tronti per parte di madre. O per meglio dire: Mario Tronti era cugino della mamma di Renato Zero, la signora Ada.

Renato Zero allo scoprimento della targa per Mario Tronti. Foto X @Agenzia_Italia

Zero: “Ecco chi era mio zio”

Finalmente giustizia – ha dichiarato all’Agenzia di stampa Agi l’artista romano – questi esempi meravigliosi in questo nostro Paese che da qualche tempo a questa parte è smemorato, non ha idea di quello che è stato, sono importanti. Forse è la nostra piccolezza che non ci permette di valorizzare chi ci ha rappresentato“. Mario Tronti, aggiunge Renato Zero, “è stata la punta di diamante della nostra famiglia ma in più ha dato un contributo davvero tangibile alla causa degli operai italiani, al rinnovamento di certe mentalità ristrette. E poi la politica prende sempre delle direzioni abbastanza incomprensibili perché l’urgenza diventa burocrazia e il bisogno diventa negligenza.

Mio zio non era così. E siamo qui non solo perché era mio parente ma anche perché era un esempio per tutti. Non ha mai mollato, non aveva velleità. Andava in Senato con il tram. Ha sempre condiviso umilmente il suo pensiero e aveva doti di aggregazione. Oggi è diverso, il politico va, presenzia ma non aggrega. Stare nel cosiddetto Palazzo, non è il posto migliore per aiutare gli italiani“.

La targa per Mario Tronti

Sulla targa che l’ottavo municipio ha voluto alla sinistra del portone d’ingresso di Via Ostiense 56 sono incise parole dello stesso Mario Tronti. “Sono cresciuto nel quartiere Ostiense di Roma, una periferia urbana, i miei lavoravano ai mercati generali, mio padre faceva lo scaricatore ed era comunista, mia madre aveva un banchetto. Gli operai e i tramvieri della sezione Ostiense del Pci dove mi sono iscritto negli anni ’50, sono stati la mia scuola politica. Mi insegnavano che cos’era la lotta per la buona causa e le regole per ben condurla. Considero tutto questo il mio plusvalore umano“.

Mario Tronti. Foto X @ultimora_pol

Una carriera politica e universitaria

Mario Tronti, dopo aver frequentato il liceo classico ‘Pilo Albertelli’, si laureò in filosofia nel 1956 all’Università di Roma con Ugo Spirito, discutendo una tesi sulle opere giovanili di Marx. Accanto all’impegno di studioso affiancò fin da subito quello politico, iscrivendosi nel 1951 alla Federazione giovanile comunista e nel 1954 al Partito. Nel 1956 prese posizione a favore degli insorti ungheresi, tramite il celebre Manifesto dei 101. Considerato uno dei fondatori dell’operaismo teorico degli anni Sessanta, le cui idee si trovano riassunte nel libro del 1966 Operai e capitale, Tronti inizialmente partecipò con Raniero Panzieri all’esperienza dell’operaismo di Quaderni rossi. Ma dopo appena tre numeri, con Alberto Asor Rosa, Romano Alquati, Antonio Negri e altri uscì dalla rivista per fondare un nuovo giornale, Classe operaia, pubblicato dal 1964 al 1967: Tronti ne fu il direttore.

Nel 1970 venne chiamato, come incaricato, all’Università di Siena, dove insegnò per trent’anni Filosofia morale e poi Filosofia politica. Si riavvicinò al partito con Enrico Berlinguer (il cui antagonista fu, inizialmente, Giorgio Napolitano, da poco scomparso) fondando tra l’altro nel 1981 l’influente rivista Laboratorio politico. Dopo essere stato candidato senza successo dal Pci alle elezioni del 1987 alla Camera, alle elezioni del 1992 fu eletto al Senato nelle liste del Partito Democratico della Sinistra. Dal 2004 al 2015 è stato presidente della Fondazione CRS (Centro per la Riforma dello Stato) – Archivio Pietro Ingrao. Alle elezioni del 2013 risultò di nuovo eletto al Senato nelle liste del Partito Democratico.