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Cominciata l’invasione di Gaza: l’ONU chiede il cessate il fuoco, l’Italia si astiene

La Striscia è isolata. Pesanti combattimenti al Nord e al Centro. Gli ebrei americani: "Basta guerra ai palestinesi, non nel nostro nome"

Tank e soldati di Israele a Gaza: al 22° giorno di guerra è cominciata in grande stile l’invasione via terra della Striscia, già anticipata dalle prime incursioni nei giorni scorsi. Ci sono scontri e combattimenti fra i militari di Tel Aviv e i miliziani di Hamas. La notte fra il 27 e il 28 ottobre è stata drammatica a Gaza, forse la peggiore dal 7 ottobre. C’è stato un black out totale, le organizzazioni umanitarie hanno perso i contatti con i propri referenti. L’ONU ha approvato una risoluzione per il cessate il fuoco ma l’Italia si è astenuta. 

Dagli Stati Uniti si leva sempre più forte la protesta di parte della comunità ebraica: “Basta guerra contro i palestinesi, non è nel nostro nome“. I caccia israeliani avrebbero attaccato circa 150 obiettivi sotterranei nel nord della Striscia, decine di terroristi sono rimasti uccisi. Non ci sarebbe alcuna vittima fra gli israeliani. Nel briefing, condotto dal capo di stato maggiore Herzi Halevy e dai generali, è stato fatto notare che, in parallelo all’espansione delle operazioni di terra, sono stati “effettuati dal cielo e dal mare una serie di massicci attacchi a Gaza City e dintorni“.

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Da sin., Bombe su Gaza; ebrei Usa contro la guerra; il ministro degli Esteri italiano, Tajani. Foto VelvetMag

Aiuti umanitari nel caos

L’ala militare dell’organizzazione terroristica islamista Hamas, le Brigate Ezzedine al-Qassam, ha fatto sapere di combattimenti sul terreno nella Striscia. “Stiamo affrontando incursioni di terra israeliane a Beit Hanoun (nord) e al-Boureij (centro). Sono in corso pesanti combattimenti“, ha riferito in un comunicato. E un portavoce dell’esercito israeliano ha confermato che le forze israeliane stanno operando “all’interno della Striscia di Gaza“.

I media internazionali hanno riferito che la Mezzaluna Rossa, l’Organizzazione Mondiale della Sanità, Medici Senza Frontiere, l’Unicef e altre organizzazioni umanitarie hanno dichiarato di aver perso tutti i contatti con i loro staff a Gaza a del blackout che di fatto sta isolando la città. Da parte sua, Hamas si è detto “pronto” ad affrontare un’offensiva di terra e ha anche annunciato di aver lanciato “salve di razzi” contro Israele.

Gaza, la risoluzione ONU

A New York, l‘Assemblea generale delle Nazioni Unite ha chiesto a larga maggioranza una “tregua umanitaria immediata, duratura e prolungata“. Una risoluzione subito accolta favorevolmente da Hamas e dall’ambasciatore palestinese, ma respinta da Israele, il cui ambasciatore alle Nazioni Unite l’ha definita “un’infamia“. L’Italia è fra i 45 paesi del mondo che si sono astenuti, non ha votato né a favore, né contro. La risoluzione è stata approvata con 120 voti a favore e 14 contrari. Fra i contrari, gli Stati Uniti d’America. Tra i favorevoli: Francia, Spagna, Belgio, Irlanda, Lussemburgo, Malta, Portogallo, Slovenia.

Perché l’Italia si è astenuta

Come riporta Onuitalia.com, secondo il Rappresentante Permanente italiano all’ONU, Maurizio Massari, tre elementi importanti mancavano nella risoluzione. Mancava la “condanna inequivocabile nei termini più forti e senza alcuna ambiguità degli efferati attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre contro innocenti civili israeliani, ma anche il riconoscimento del legittimo diritto di autodifesa di qualsiasi Stato, in questo caso Israele, sotto attacco. Infine, la risoluzione non menzionava in termini espliciti e inequivocabili l’imperativo umanitario di liberare immediatamente e incondizionatamente tutti gli ostaggi presi il 7 ottobre e di trattarli in modo umano. Non abbiamo potuto sostenere la risoluzione a causa di questi tre elementi mancanti”.

Gaza, solidarietà dagli ebrei Usa

In molte parti del mondo sono in corso manifestazioni per un cessate il fuoco a Gaza. Vi partecipano rappresentanti di tutte le comunità, compresi ebrei e musulmani che marciano insieme. A New York migliaia di persone si sono radunate il 27 ottobre alla Grand Central station, nel cuore di Manhattan, per chiedere la fine delle violenze. In rete è diventato virale il video che mostra i manifestanti, che indossano tutti una maglietta nera con inviti alla pace, battere le mani a tempo e intonare lo slogan “No more weapons/No More war/Ceasefire is what we’re calling for“.

I morti israeliani e quelli palestinesi

Oltre 1.400 persone sono state uccise in Israele, principalmente civili massacrati il 7 ottobre da Hamas, l’attacco più mortale nella storia israeliana, secondo le autorità. Secondo l’esercito, i miliziani hanno potato nella Striscia 229 ostaggi, israeliani e stranieri. Hamas ha finora rilasciato 4 donne. Il gruppo palestinese ha stimato che “quasi 50ostaggi siano rimasti uccisi dai bombardamenti israeliani. Il ministero della Sanità di Hamas ha inoltre affermato che 7.326 palestinesi, per lo più civili – fra cui oltre 3.000 bambini – sono state uccise a Gaza nei bombardamenti di ritorsione israeliani dal 7 ottobre.

UNRWA: “Aiuti? A Gaza le briciole

Dal 21 ottobre, secondo l’ONU, sono arrivati dall’Egitto nella Striscia di Gaza 84 camion di aiuti umanitari, ma ne occorrerebbero almeno un centinaio al giorno. “Questi pochi camion non sono altro che briciole che non faranno alcuna differenza” per la popolazione, ha protestato Philippe Lazzarini, direttore dell’UNRWA. L’agenzia dell’ONU ha annunciato di aver “ridotto notevolmente le sue operazioni” a causa dei bombardamenti e della mancanza di carburante. Dodici dei 35 ospedali della Striscia di Gaza hanno dovuto chiudere.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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