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Berlusconi e il fantomatico testamento in Colombia

Indagato l'imprenditore italiano Marco Di Nunzio che afferma di dover ereditare decine di milioni di euro

All’indomani della trasmissione Report, su RaiTre, che ha cercato di far luce sul caso del testamento ‘colombiano’ di Silvio Berlusconi, si apprende che l’imprenditore torinese Marco Di Nunzio, 55 anni, è sotto inchiesta. 

La procura di Milano vuole vederci chiaro perché ritiene fasullo il nuovo presunto testamento. A detta di Di Nunzio, che, secondo Report, ha in passato organizzato liste elettorali ‘civetta’ per Berlusconi, 2 anni fa il Cavaliere si sarebbe recato personalmente in Colombia. E avrebbe sottoscritto di fronte a un notaio uno degli almeno 3 testamenti finora emersi dopo la sua morte. Quello ‘colombiano’ è un testamento non olografo  – cioè non scritto a mano dal testatore – in base al quale l’imprenditore torinese risulterebbe erede di ville, milioni di euro e di una percentuale delle azioni Fininvest.

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Barbara Berlusconi all’intitolazione del Belvedere di palazzo Lombardia al padre. Foto Ansa/Matteo Bazzi

Berlusconi in Colombia a firmare?

Come emerso dal servizio di Report andato in onda domenica 22 ottobre, l’autenticità di un testamento del genere appare poco credibile. Anche perché Berlusconi si sarebbe recato in Colombia nel 2021 a firmare il testo davanti a un notaio. Adesso, però, per Di Nunzio c’è una formale accusa, da parte dei magistrati milanesi. Ovvero quella di falsità in testamento. L’iscrizione su registro degli indagati è formalmente avvenuta lo scorso luglio. A seguito di una segnalazione delle autorità diplomatiche della Colombia.

In base a una ricostruzione degli eventi, all’indomani della morte di Berlusconi, lo scorso 12 giugno, il Di Nunzio avrebbe cercato, senza riuscirci, di far pubblicare il testamento a Milano. A mo’ di integrazione di quelli emersi, come fosse un testamento speciale. Il Cavaliere in persona avrebbe designato fra i suoi eredi l’imprenditore torinese.

Il vano tentativo di pubblicazione sarebbe avvenuto attraverso l’ordine notarile milanese. E persino tramite il notaio della famiglia Berlusconi, che adesso è parte lesa nell’indagine. Non riuscendo a pubblicare il testamento presunto nel capoluogo lombardo, lo scorso 3 ottobre l’imprenditore torinese lo ha pubblicato presso uno studio notarile di Napoli. Si tratta di un atto su cui sono in corso accertamenti in quanto inquirenti e investigatori ritengono sia falsificato.

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Foto Twitter @reportrai3

Mi ha lasciato barche, navi e ville

Di Nunzio, che vive in Colombia, sostiene di essere stato legato da un rapporto di amicizia con l’ex premier e fondatore di Mediaset e Forza Italia. Il testo – non olografo – riporta la firma presunta di Silvio Berlusconi. A seguito della pubblicazione presso lo studio notarile napoletano, “per la legge italiana – aveva dichiarato l’avvocato Erich Grimaldi, procuratore generale di Di Nunzio – è stata conferita piena validità al testamento“. Il Cavaliere avrebbe lasciato a Di Nunzio il 2% delle azioni Fininvest, 26 milioni di euro, tutte le azioni della società proprietaria delle ville ad Antigua, la nave Principessa VaiVia e le altre imbarcazioni.

A seguito della pubblicazione del testamento, l’avvocato Grimaldi ha formalizzato una diffida a tutti e 5 i figli di Berlusconi. Con la quale ha chiesto l’immediata immissione nel possesso dei beni. L’avvocato afferma che il testamento speciale è stato stipulato il 21 settembre 2021 nello studio del notaio Jimenez Najera Margarita Rosa in Colombia. Non solo: la Cancelleria del ministero degli Esteri colombiano avrebbe apostillato il testo, in qualche modo, cioè, vidimandolo.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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