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Francia, il Louvre e la reggia di Versailles evacuati per allarme bomba

Il giorno dopo l'assassinio di un professore di liceo da parte di un ex studente al grido di "Allah Akbar" è altissima l'allerta attentati

Doppio allarme bomba in Francia, alla reggia di Versailles e al museo del Louvre. Entrambi i siti, meta di milioni turisti ogni anno da tutto il mondo, sono stati evacuati e chiusi per tutta la giornata di sabato 14 ottobre. Nel paese l’allerta terrorismo resta elevatissima dopo l’attentato che in un liceo di Arras, nel Nord-Est, ha provocato la morte di un professore, accoltellato da un ex studente.

Il Louvre ha dato la notizia sui suoi canali social. “Cari visitatori, per motivi di sicurezza, il museo chiude sabato 14 ottobre. Le persone che hanno prenotato una visita saranno rimborsate. Vi ringraziamo per la comprensione“, si legge sul profilo X (ex Twitter). Una portavoce del museo ha precisato all’Agence France Presse (AFP) che “il Louvre ha ricevuto un messaggio scritto che segnalava un rischio per il museo e per i suoi visitatori. Abbiamo scelto di evacuarlo e di chiuderlo per tutta la giornata, il tempo necessario per procedere alle indispensabili verifiche“.

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Agenti di polizia davanti al Museo del Louvre. Foto Ansa/Epa Teresa Suarez

Allerta attentati in Francia

Il servizio di comunicazione del Louvre, parlando all’emittente FranceInfo, ha sottolineato che queste misure di sicurezza tengono conto del contesto. Ovvero a seguito dell’innalzamento del livello di allerta del piano Vigipirate ad “allerta attentati” in tutta la Francia. Ciò accade a seguito dell’attacco avvenuto ad Arras il 13 ottobre. Un giovane di 20 anni, ex studente del liceo Gambetta di Arras, ha ucciso un insegnante, Dominique Bernard, e causato due feriti gravi nei locali della scuola.

L’assalitore, Mohammed Mogouchkov, era uno “schedato S“. La sicurezza francese lo monitorava per il rischio di una sua radicalizzazione. Secondo il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, l’aggressione è avvenuta al giro di “Allah Akbar“. Un’espressione che significa “Dio è grande“. Un’invocazione religiosa musulmana che nulla a che vedere con l’atto di uccidere. Nell’attacco, oltre al professore ucciso, sono rimaste coinvolte altre due persone. Un altro docente e un tecnico, feriti in modo grave. Oltre all’autore dell’assalto la polizia ha fermato un suo fratello di 16 anni e altre due persone.

La famiglia di Mogouchkov

Per ciò che riguarda l’attentatore, le autorità francesi hanno reso noto che padre, madre e 5 figli sono in Francia. Ma non hanno mai ottenuto documenti regolari o nazionalità della Francia. La Russia espulse il padre, anni fa. La madre con i figli vive in un centro di accoglienza dopo che diverse organizzazioni umanitarie si erano opposte all’espulsione di tutta la famiglia nel 2014.

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Il professor Dominique Bernard, ucciso in un liceo di Arras

Il figlio più grande, Mosvar, è in carcere dal 2019, coinvolto in un progetto di attentato contro l’Eliseo. Nel 2023 ha ricevuto una condanna a 5 anni per omessa denuncia. Il passaggio alla misura del braccialetto elettronico era stato però revocato poiché i giudici accusarono Mosvar di aver diffuso su X contenuti di propaganda dell’Isis.

Il professore ucciso

Per ciò che riguarda invece Dominique Bernard, il professore ucciso, si apprende che ha tentato di interporsi fra l’assalitore e alcune potenziali vittime nel cortile della scuola di Arras. Il presidente Emmanuel Macron ne ha lodato il gesto che “ha salvato delle vite“. In particolare, dai video girati durante l’episodio, il professore – sposato con un’insegnante di inglese, tre figlie ancora studentesse – appare mentre si frappone fra l’assalitore e altre persone, in particolare un impiegato della mensa della scuola, che poi rimarrà ferito. Bernard, colpito con il coltello alla carotide, è stato poi ucciso davanti ai suoi studenti.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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