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Economia, il Fondo Monetario taglia le stime di crescita per l’Italia

Il prodotto interno lordo in aumento al +0,7% nel 2023 e nel 2024, meno rispetto alle previsioni del Governo Meloni

Rallenta la crescita dell’economia italiana ma buone notizie sembrano arrivare dal fronte dell’inflazione, che rallenta. In particolare, secondo il Fondo monetario internazionale (Fmi), il Pil italiano crescerà del +0,7% sia quest’anno che il prossimo. Con un taglio rispettivamente pari allo 0,4% e allo 0,2% rispetto alle previsioni pubblicate a luglio scorso.

Il dato, contenuto nel World economic outlook dell’istituto di Washington, è inferiore a quello programmatico inserito nella Nadef. Ovvero la Nota al documento di programmazione economica con cui il Governo italiano predispone in parametri fondamentali per la legge di bilancio sulle spese annuali. La Nadef prevede un incremento del prodotto interno lordo pari allo 0,8% nel 2023 e all’1,2% nel 2024.

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La direttrice del Fondo monetario internazionale, Kristalina Georgieva. Foto Ansa/Epa Jalal Morchidi

Disoccupazione e debito pubblico

Nell’economia nazionale si raffredda però la corsa dei prezzi al consumo. L’Fmi stima che l’indice del costo della vita crescerà del +6% quest’anno, per poi frenare al +2,6% il prossimo. E in buona salute si mantiene anche il mercato del lavoro, con il tasso di disoccupazione sostanzialmente stabile al 7,4% nel 2023 e al 7,3% nel 2024. Torna positiva la bilancia delle partite correnti, dell’1,2% del Pil quest’anno e dell’1,4% il prossimo.

Il debito pubblico italianofra i più alti al mondo, a quasi 2.850 miliardi di euro – calerà lentamente e resterà sopra la soglia del 140% del Pil fino al 2028. La stima è contenuta nel World economic outlook del Fondo monetario internazionale. Secondo il quale il rapporto tra debito e prodotto interno lordo in Italia potrebbe arrivare al 143,7% quest’anno per poi cominciare a ridursimolto lentamente – al 143,2% nel 2024. Fino a raggiungere il 140,1% nel 2028. Il rapporto tra deficit e Pil viene invece previsto al 5% quest’anno e al 4% il prossimo. Prima della pandemia di Covid, ovvero nel 2019, il rapporto fra debito pubblico e Pil era al 134,8%.

L’economia industriale è debole

L’economia italiana sta pagando un indebolimento del settore industriale e degli investimenti in edilizia, sostiene il responsabile della Ricerca economica del Fondo monetario internazionale, Pierre Olivier Giurinchas. Dopo “un primo trimestre forte, nel secondo si è registrata una contrazione con una domanda domestica relativamente debole” afferma.

A livello planetario l’economia globale prosegue nel recupero dalla crisi provocata dalla pandemia di Covid, dall’invasione russa in Ucraina e dall’impennata dell’inflazione. Tuttavia la ripresa “rimane lenta e incerta“. La diagnosi è nel World economic outlook del Fondo monetario internazionale, secondo cui la crescita mondiale rallenterà dal 3,5% dell’anno scorso al 3% nel 2023 e al 2,9% nel 2024. Una stima che rimane sotto la media storica del 3,8% segnata nel ventennio 2000-2019.

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L’inflazione resta alta in Italia tuttavia la crescita dei prezzi al consumo sta rallentando. Foto Twitter @SkyTG24

Andamento dell’inflazione

L’inflazione globale, nell’ambito di un’economia siffatta, continua a rallentare. E passa dal 9,2% nel 2022 su base annua al 5,9% quest’anno. E al 4,8% nel 2024. Anche l’inflazione di fondo, che esclude i prezzi dei generi alimentari e dell’energia, dovrebbe diminuire, sebbene più gradualmente, al 4,5% l’anno prossimo.

La maggior parte dei paesi, tuttavia, non riuscirà a riportare il costo della vita all’obiettivo del 2% prima del 2025. Secondo il Fondo monetario le proiezioni sono comunque “sempre più coerenti” con uno scenario di “atterraggio morbido” e i rischi “più equilibrati rispetto a 6 mesi fa“, sebbene “sempre orientati al ribasso“. Nei paesi a economia avanzata, la crescita rallenterà dal 2,6% del 2022 all’1,5% quest’anno e all’1,4% nel 2024. In Italia, come è noto, il Governo Meloni ha varato il cosiddetto trimestre anti-inflazione, con prezzi scontati sui beni di prima necessità in negozi e supermercati.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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