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Sergio Mattarella, il più longevo presidente della Repubblica

Il Capo dello Stato è al Quirinale da più di 3.167 giorni e così ha superato il precedente record di Giorgio Napolitano

Sergio Mattarella è ufficialmente diventato il presidente della Repubblica rimasto in carica più a lungo nella storia italiana. Il Capo dello Stato, infatti, è al Quirinale da più di 3.167 giorni e così ha superato i 3.166 giorni di Giorgio Napolitano, anche lui eletto per due mandati consecutivi ma senza portare a termine il secondo.

L’attuale capo dello Stato è diventato presidente della Repubblica per la seconda volta il 29 gennaio 2022, all’ottavo scrutinio, con 759 voti. È stato il secondo Capo dello Stato, dopo Giorgio Napolitano, a essere riconfermato per un secondo mandato ma anche il secondo più votato di sempre dopo Sandro Pertini. Napolitano era stato eletto presidente della Repubblica per la prima volta il 10 maggio 2006 e la seconda il 20 aprile 2013. Il 14 gennaio 2015 annunciò le sue dimissioni.

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Sergio Mattarella. Foto Ansa/Epa José Coelho

In questi ultimi giorni Sergio Mattarella ha partecipato alla riunione del Gruppo Arraiolos in corso a Porto, in Portogallo. Il Gruppo Arraiolos o gruppo Uniti per l’Europa è un vertice internazionale e informale dei presidenti di alcuni degli Stati membri dell’Unione europea, sia esecutivi sia non esecutivi. Si svolge di solito una volta all’anno. Il nome deriva dalla cittadina portoghese di Arraiolos, dove si svolse il primo incontro di questo genere esattamente vent’anni fa, nel 2003.

Mattarella al vertice in Portogallo

Il presidente della Repubblica è intervenuto con forza, al meeting di Porto, il 6 ottobre, sul tema dell’unità europea e soprattutto su quello della necessità di una profonda revisione dei trattati europei nel senso di un loro ammodernamento ormai indifferibile. “La Conferenza sul futuro dell’Europa, che ha coinvolto, su mandato delle istituzioni europee, milioni di cittadini, è rimasta senza sbocco. Davvero vogliamo buttar via il lavoro fatto e continuare come se non fosse successo niente negli ultimi quattro anni?” ha dichiarato Sergio Mattarella.

Per Mattarella è diventato incessante il fare appello all’Europa affinché si rinnovi profondamente. Occorre al più presto trasformare in profondità le istituzioni comuni dell’Unione europea per garantire loro maggiore efficacia decisionale. “Una politica realmente incisiva rispetto a quegli impegni non è possibile senza un salto di qualità sul fronte dell’integrazione al nostro interno” ha spiegato ai suoi omologhi non esecutivi dell’Ue. “Non possiamo sfuggire alle scelte che si impongono: svuoteremmo l’Unione di prospettive di protagonismo. E di conseguenza renderemo scarsamente rilevanti tutti i nostri paesi.

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La XVIII riunione dei Capi di Stato del gruppo Arraiolos. Foto Ansa/Quirinale Francesco Ammendola

È un lavoro ambizioso, per cui serve visione e lungimiranza” ha sottolineato Mattarella. “Ma è un passaggio senza prova d’appello – ha incalzato – Non ci sarà un secondo tempo per farlo. Il mondo ci lascerebbe indietro“. Il capo dello Stato ha quindi concluso la sua appassionata prolusione sottolineando l’importanza di scelte lungimiranti che permettano di “buttare via il lavoro degli ultimi anni“.

Oltre a Mattarella fanno parte del Gruppo Arraiolos, i capi di Stato di Bulgaria (Rumen Radev), Germania (Frank-Walter Steinmeier), Estonia (Alar Karis), Irlanda (Michael D. Higgins), Grecia (Katerina Sakellaropoulou), Croazia (Zoran Milanovi), Lettonia (Edgars Rinkvis), Ungheria (Katalin Novàk), Malta (George William Vella), Austria (Alexander Van der Bellen), Polonia (Andrzej Duda), Portogallo (Marcelo Rebelo de Sousa), Slovenia (Nataa Pirc Musar), Finlandia (Sauli Niinisto), e Slovacchia (Zuzana Caputovà).

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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