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Premio Nobel per la Pace alla detenuta iraniana Narges Mohammadi

"La democrazia è in declino nel mondo" è il monito della presidente del Comitato di Oslo, Berit Reiss-Andersen

Il Premio Nobel per la Pace 2023 va all’attivista iraniana per i diritti delle donne Narges Mohammadi, 51 anni. Lo ha stabilito il 6 ottobre il Comitato norvegese che assegna questo prestigioso riconoscimento. Vice presidente del Centro per la difesa dei Diritti Umani, imprigionata dalle autorità iraniane dal maggio 2016, Mohammadi è ancora in prigione.

Il Comitato del Nobel afferma che ha ricevuto il premio per la sua lotta contro l’oppressione delle donne in Iran. E per i suoi sforzi nella promozione dei diritti umani e della libertà per tutti. “La coraggiosa lotta di Narges Mohammadi ha comportato enormi costi personali ha dichiarato il Comitato. “Il regime iraniano l’ha arrestata 13 volte, condannata 5 volte e condannata a un totale di 31 anni di carcere e 154 frustate.

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Narges Mohammadi, premio Nobel per la pace 2023. Foto Twitter @amnestyitalia

Un messaggio a Teheran

Mohammadi è ancora detenuta nella prigione di Evin, a Teheran, nota per essere un luogo di violenta repressione. Il Comitato di Olso ha espresso l’auspicio che l’Iran rimetta in libertà l’attivista. I premi Nobel per la Pace di quest’anno e degli ultimi anni dimostrano che “la democrazia è in declino” ha spiegato la presidente del Comitato, Berit Reiss-Andersen. La motivazione che sta alla base dell’assegnazione del premio di quest’anno a Mohammadi, riguarda anche il fatto che il Comitato del Nobel vuole inviare un segnale al regime della teocrazia islamica affinché “ascolti il proprio popolo“.

Reiss-Andersen ha aggiunto che nominare Mohammadi come vincitrice del Nobel per la Pace è “prima di tutto un riconoscimento a un intero movimento in Iran con la sua leader indiscussa Narges Mohammadi“. E ha concluso: “Speriamo che sia un incoraggiamento a continuare il lavoro in qualunque forma questo movimento ritenga opportuno“. Alla domanda su come si potrà consegnare fisicamente il premio a dicembre, la presidente del comitato norvegese ha detto che spera che il governo iraniano prenda “la decisione giusta“, autorizzando Narges Mohammadi a ricevere personalmente il Nobel.

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A destra, la presidente del comitato norvegese per il Nobel Berit Reiss-Andersen. Foto Twitter @NobelPrize

Nobel, il commento dell’ONU

La vittoria del Nobel evidenzia il coraggio delle donne iraniane“, è il commento dell’ONU. “Un momento storico per la lotta per la libertà in Iran“, ha commentato invece la famiglia di Narges Mohammadi. “Il premio Nobel per la Pace a Narges Mohammadi e con essa alle donne dell’Iran dimostra la forza delle donne per la libertà. La voce impavida di Mohammadi non può essere rinchiusa, il futuro dell’Iran sono le sue donne“, scrive su X la ministra tedesca degli Esteri, Annalena Baerbock, citando lo slogan iraniano Woman, Life, Freedom.

Donna, vita, libertà” a Oslo

E lo slogan delle donne iraniane in lotta per i propri diritti – Donna, vita, libertà – arriva a Oslo. Arrivando al leggìo Berit Reiss-Andersen ha infatti ripetuto lo slogan dei manifestanti iraniani prima di annunciare l’assegnazione del Nobel per la Pace a Narges Mohammadi. Da un anno, da quando la polizia morale ha assassinato la giovane Mahsa Amini a metà settembre 2022, in Iran sono in corso rivolte, ora in sopite da una violentissima repressione, ma non del tutto soffocate. E in questi giorni si è verificato un altro ‘caso Mahsa’: Armita Garawand, 16 anni, è stata brutalmente picchiata dalla polizia perché senza il velo, e ora lotta fra la vita e la morte in ospedale.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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