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Mick Jagger, schiaffo ai figli: “Non hanno bisogno dei miei soldi, li darò in beneficenza”

A pochi giorni dal lancio del nuovo album degli Stones, la rock star più celebre del mondo parla del suo "tesoro" da 500 milioni di dollari

Brutte notizie per la famiglia di Mick Jagger, la rock star più famosa del mondo. Il leader del Rolling Stones (80 anni) ha lasciato intendere che preferirebbe lasciare il suo “tesoro” di 500 milioni di dollari in beneficenza invece che ai suoi figli. “Non ne hanno bisogno per vivere, meglio far del bene al mondo” ha detto in un’intervista al Wall Street Journal.

La somma cui si fa riferimento è la parte dei ricavi che spetta a Jagger dalla vendita del catalogo dei Rolling Stones. Una collezione sterminata di successi discografici, molti dei quali sono pietre miliari nella storia del rock e della musica leggera mondiale.

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Mick Jagger con la sua attuale compagna Melanie Hamrick. Foto Ansa/Epa Christophe Petit Tesson

I figli di Jagger

Di figli Mick Jagger ne ha ben 8, il più piccolo è Deveraux, che ha appena 6 anni (compirà i 7 a dicembre), mentre la più grande è Karis, che ne compirà 53 a novembre. È la figlia che il musicista ha avuto con l’attrice Marsha Hunt. Poi c’è la secondogenita Jade, 51 anni, avuta con l’ex moglie Bianca Jagger.

Il frontman degli Stones ha avuto poi quattro figli dall’attrice Jerry Hall: le figlie Elizabeth, 39 anni, e Georgia May, 31, così come i figli James, 38, e Gabriel, 25. Nel 1999, Lucas, 24 anni, è nato durante una relazione con la modella Luciana Gimenez. Nel 2016 ha avuto il suo figlio più piccolo, Deveraux, dalla coreografa ed ex ballerina Melanie Hamrick.

La vendita del catalogo

Jagger in realtà non ha al momento nessuna intenzione di vendere la sua parte di diritti sul catalogo della band, che include molti dei loro singoli più importanti, come Satisfaction, Paint it Black e Jumpin Jack Flash. Ma nel corso dell’intervista al Wall Street Journal ha tenuto a sottolineare che “i soldi legati alla sua musica non avranno alcun impatto sulla sua famiglia“.

La band assunse il contabile Allen Klein per stabilizzare le proprie finanze già negli Anni Sessanta, cioè nel decennio d’esordio della band. Klein aveva lavorato con i Beatles e i Kinks e negoziato un accordo redditizio per gli Stones con la Decca. Ma quando la partnership finì riuscì a mantenere la proprietà del loro catalogo per gli anni in cui li gestì, dal 1965 al 1970. Gli Stones ricevettero milioni di sterline in royalties, ma non tanti quanti ne avrebbero guadagnati se avessero posseduto il catalogo a titolo definitivo.

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I Rolling Stones: Mick Jagger, Keith Richards e Ronnie Wood. Foto Ansa/Epa Tolga Akmen

Il nuovo Lp degli Stones

I Rolling Stones, però, non si fermano affatto. E hanno lanciato il loro nuovo album, Hackney Diamonds, che uscirà il 20 ottobre prossimo. Si tratta del primo lavoro di inediti della storica band negli ultimi 18 anni. Lo hanno annunciato Mick Jagger, Ronnie Woods e Keith Richards in una conversazione con Jimmy Fallon in diretta YouTube da Hackney, nell’East London.

Due tracce dell’album erano state registrate quando il batterista Charlie Watts era ancora vivo. “Il tono dell’album è ‘angry’ (arrabbiato, ndr.), ma ci sono anche canzoni d’amore“, ha detto Mick Jagger. I tre Stones superstiti hanno poi presentato il primo brano dell’album che si intitola per l’appunto Angry. “Abbiamo realizzato l’album abbastanza velocemente dopo esserci riuniti a dicembre dello scorso anno“. Hanno deciso il nome dell’album dopo aver pensato a titoli che avessero a che fare con concetti quali il “mordi e fuggi, spacca e afferra” e per questo sono arrivati a utilizzare una frase dello slang londinese poiché sono “una band londinese“. Hackney Diamonds è una terminologia gergale che sta per ‘vetro frantumato’.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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