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Morbo di Alzheimer, in Italia oltre un milione di malati e 3 milioni di persone coinvolte

Prevenzione, riduzione del rischio e diagnosi precoce gli obiettivi per contrastare la patologia neurodegenerativa più tristemente celebre

Il 21 settembre si è celebrata la 29ª Giornata mondiale dell’Alzheimer, istituita nel 1994 dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Obiettivo: favorire le strategie nazionali di prevenzione di questa grave patologia neurodegenerativa. E individuare i fattori di rischio e la loro riduzione, così come la diagnosi precoce e la presa in carico dei pazienti, sempre più numerosi in Italia e nel mondo.

Non è mai troppo presto, non è mai troppo tardi” è lo slogan di quest’anno del mese e della giornata dell’Alzheimer. Nel mondo, secondo i dati dell’Oms, oltre 55 milioni di persone convivono con questa forma di demenza senile, una delle principali cause di disabilità e non autosufficienza fra le persone anziane. Un dato che cresce su base giornaliera. Gli scienziati prevedono che i malati di Alzheimer raggiungano i 78 milioni entro il 2030. L’Oms stima che la malattia di Alzheimer e le altre forme di demenza rappresentino la settima causa di morte nel mondo.

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In Italia sono oltre un milione le persone colpite dal morbo di Alzheimer. Foto Twitter @valigiablu

Alzheimer, milioni di persone coinvolte

In Italia, secondo stime dell’Osservatorio demenze dell’Istituto Superiore di Sanità, circa 1.100.000 persone soffrono di demenza. Di queste il 50-60% sono malati di Alzheimer, circa 600mila persone; sono invece 900mila quelle che soffrono disturbo neurocognitivo minore (Mild Cognitive Impairment). Inoltre, sono circa 3 milioni le persone direttamente o indirettamente coinvolte. In Italia lo scorso anno si è avviata l’attività del Fondo per l’Alzheimer e Demenze. Sono stati possibili interventi concreti a vantaggio dei pazienti e dei loro familiari, i cosiddetti caregiver. Il Fondo ha stanziato 14 milioni per le Regioni e le Province Autonome (PA) e 900mila euro per l’Istituto Superiore di Sanità.

Cos’è il morbo di Alzheimer

La malattia di Alzheimer è una patologia neurologica progressiva che provoca il restringimento del cervello (atrofia) e la morte delle cellule cerebrali. Prende il nome da Alois Alzheimer, neurologo tedesco che per la prima volta ne descrisse i sintomi e gli aspetti neuropatologici, nel 1907. Si tratta della causa più comune della demenza, un continuo declino delle capacità di pensiero, comportamentali e sociali che influisce sulla possibilità di una persona di vivere in modo indipendente.

Alzheimer è una malattia che interessa le persone anziane, ma può avere anche un esordio giovanile. I primi sintomi sono molto variabili e soggettivi. Ciononostante è possibile individuare alcuni segnali precoci. Innanzitutto la perdita di memoria persistente, tanto da compromettere le capacità lavorative o di gestione della quotidianità. In secondo luogo le attività di routine che richiedono passaggi sequenziali, come pianificare e cucinare un pasto possono diventare estremamente difficoltose. Le persone con Alzheimer avanzato spesso dimenticano come eseguire compiti di base come vestirsi e lavarsi.

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Il 21 settembre è la Giornata mondiale dell’Alzheimer. Foto Twitter @ChiranAngelgela

Linguaggio e disorientamento

Il malato di Alzheimer può dimenticare parole semplici o sostituirle con parole improprie. Chi manifesta l’Alzheimer può avere difficoltà a seguire o a partecipare a una conversazione, interrompendosi e non avendo alcuna idea di come continuare. Inoltre c’è il disorientamento spazio-temporale. Il paziente può perdere la strada di casa, ma anche il senso delle date, delle stagioni e del passare del tempo, oltre al fatto che può arrivare a vestirsi in modo inappropriato, per esempio indossando un accappatoio per andare a fare la spesa o due giacche in una giornata calda. Inoltre i malati possono prestare meno attenzione alla cura della propria persona, oltre che avere difficoltà nel maneggiare il denaro, correndo il rischio di perdere ingenti somme di fronte a venditori telefonici o porta a porta.

I cambiamenti di umore

Un malato di Alzheimer, inoltre, può posizionare gli oggetti in luoghi davvero singolari, come un ferro da stiro nel congelatore. O un orologio da polso nel barattolo dello zucchero, e non ricordarsi come ci siano finiti. Può perdere oggetti e non essere in grado di tornare sui propri passi per ritrovarli. A volte, può persino accusare altre persone di averli rubati. I cambiamenti di umore possono diventare particolarmente repentini e senza alcuna ragione apparente. La perdita di inibizioni, la mancanza di socializzazione, la rinuncia a hobby, attività sociali, progetti di lavoro o attività sportive sono i principali cambiamenti di comportamento che si rilevano.

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La prevenzione tramite diagnosi precoce è sempre più importante per combattere le forme di demenza. Foto Twitter @S_Galimberti

È possibile, poi, che la personalità del malato muti in maniera drammatica. Da tranquillo diventa irascibile, sospettoso o diffidente. Il cambiamento di ambiente rischia di diventare traumatico e rende la persona particolarmente suscettibile. Infine, chi soffre del morbo di Alzheimer perde progressivamente lo spirito di iniziativa: nel lavoro come negli hobby, nel leggere o in tutte le sue solite attività.

La diagnosi della malattia

A oggi non esiste uno specifico test per determinare se un paziente abbia contratto l’Alzheimer. La diagnosi è il frutto di un attento esame clinico della persona, tramite test di laboratorio, informazioni anamnestiche, esami neurologici. E analizzando i risultati di test cognitivi. Non è possibile diagnosticare la malattia quando ancora nessun disturbo di memoria o cognitivo si sia manifestato.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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