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Fernando Botero, addio a un maestro che aveva adottato l’Italia

Colombiano, il genio delle figure voluttuose aveva casa a Pietrasanta e dipinse lo storico Drappellone del Palio di Siena del 2002 vinto dalla Tartuca

Se n’è andato a 91 anni Fernando Botero. L’Italia e la Toscana in particolare – da Pietrasanta, la ‘piccola Atene’, in cui aveva casa e studio, a Siena, per cui dipinse il Palio del 2002, vinto dalla Tartuca – piangono un grande maestro dell’arte contemporanea. Un pittore e uno scultore dal tratto inconfondibile: celeberrimi in tutto il mondo i suoi corpi umani e animali enfatizzati, sensuali e idealizzati, raffigurati con forme sontuose, dolci, e morbide. 

Il quotidiano di BogotàEl Tiempo, definisce Botero come “l’artista colombiano più grande di tutti i tempi“. Lo scultore era infatti nato a Medellín. Secondo il direttore di W Radio, Sánchez Cristo, Botero, che lo scorso maggio aveva perduto la moglie e che fino alla settimana scorsa dipingeva ancora, è stato colpito da una grave forma di polmonite che lo ha costretto al ricovero in ospedale nel Principato di Monaco dove risiedeva.

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Fernando Botero

Botero e la Toscana

Malgrado la gravità delle sue condizioni fisiche, l’artista aveva chiesto di poter tornarenella tranquillità di casa sua” e, per questo motivo, aveva lasciato l’ospedale. È morto venerdì 15 settembre. Pittore, scultore e disegnatore, Fernando Botero era nato il 19 aprile 1932 a Medellín, secondo di tre figli. Dopo gli studi in Colombia, all’inizio degli anni ’50 aveva intrapreso un viaggio via mare verso l’Europa per familiarizzare con l’arte del Vecchio Continente: a Madrid, Parigi e Firenze.

Quest’ultima città, e la Toscana in particolare, hanno segnato la sua formazione culturale. Iscrittosi all’Accademia di Belle Arti di Firenze, Botero ricevette una forte influenza dell’arte rinascimentale italiana. Studiò soprattutto l’opera di Piero della Francesca, Paolo Uccello e Tiziano. Nel 1962, durante un viaggio negli Stati Uniti, l’artista raggiunse per la prima volta la fama internazionale grazia alla sua prima mostra al Milwaukee Art Center, nel Winsconsin.

La moglie artista

Negli Anni Settanta, dopo vari soggiorni in Versilia, aprì un atelier a Pietrasanta (Lucca), dove nacquero molte delle sue più importanti opere. La sua residenza è unica nella cittadina toscana, riconoscibile per la presenza sul tetto di un gallo in bronzo con le ali protese verso l’alba. Secondo alcuni studiosi Botero aveva lontane origini italiane.

fernando botero forme donna quadro
Foto Ansa/Epa Javier Lizon

Il portale Versiliamo.com scrive che l’artista sembra avere antiche origini italiane. Infatti nel lontano 1780 i fratelli Giuseppe e Paolo Botero partirono per  Medellín dal porto di Genova. La morte di Botero è avvenuta a pochi mesi da quella di sua moglie: l’artista di origine greca naturalizzata colombiana Sophia Vari, 83 anni. Vari incontrò il maestro a una cena a Parigi nei primi Anni Settanta e fu amore a prima vista parlando di arte in francese. La coppia era sposata da 47 anni.

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Il Palio di Siena dipinto da Fernando Botero portato in trionfo dai contradaioli della Tartuca il 16 agosto 2002. Foto Ansa/Marco Bucco

Il legame con Siena

In Toscana resta legata a Botero, oltre a Pietrasanta, anche Siena con il suo Palio. Nell’agosto 2002 il Cencio di Fernando Botero fu accolto da uno scrosciante applauso, un’ovazione che rappresentò un tributo alla disponibilità di uno dei più grandi maestri dell’arte contemporanea, di prestare il suo genio alla città. L’artista aveva assistito al Palio anche nel 1953, quando studiava arte a Firenze. Il suo Drappellone raffigurava una Madonna col bambino e tre barberi: tutte figure ‘rotonde’, a testimonianza di uno stile e di una personalità inconfondibili. Figure che oggi campeggiano nel museo della Tartuca, la contrada che vinse quella storica edizione del Palio dell’Assunta di 21 anni fa.

Il Cencio non piacque al vescovo

Quelle forme morbide e abbondanti, certamente inconsuete per una Madonna col bambino, suscitarono una presa di posizione dell’allora arcivescovo di Siena, Antonio Buoncristiani. Il quale espresse apprezzamenti per il Cencio di Botero, rappresentazione “della maternità, dell’abbondanza come nei canoni dell’America latina“. Ma poi affermò di avere “il compito di non accettare in Chiesa opere non rispettose della sacralità dell’immagine mariana“. Un monito rivolto non alle Contrade, ricorda La Nazione, ma agli incaricati di scegliere i futuri artisti autori dei Drappelloni.

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Il sindaco di Medellin, Daniel Quintero (a destra), pone offerte floreali alla scultura “Cabeza” di Botero come omaggio dopo la sua morte in Plaza Botero a Medellin, Colombia. Foto Ansa/Epa Luis Eduardo Noriega

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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