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L’alluvione in Libia: si temono 20mila morti, forte rischio di epidemie

Dopo la devastazione del ciclone che ha distrutto Derna mancano anche i sacchi per i cadaveri. Primi soccorsi dall'Italia

La Cirenaica, ossia la regione nord-orientale della Libia, affronta una delle fasi più drammatiche della sua storia. Le violentissime piogge torrenziali dei giorni scorsi, portate dal ciclone che aveva già colpito Bulgaria e Grecia, hanno provocato forse fino a 20mila vittime, secondo le ultime stime. 

Derna, la città che è uno dei luoghi più colpiti in assoluto, è in buona parte distrutta. Nei giorni in cui l’Europa rivolgeva la sua attenzione al Marocco devastato dal terremoto dell’8 settembre, una settimana fa, in Libia la tempesta rovesciava oltre 400 millilitri di pioggia all’ora sulla Cirenaica. Una cifra mai registrata negli ultimi 4 decenni secondo il Centro meteorologico nazionale della Libia.

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Vittime delle inondazioni in Libia sepolte nelle fosse comuni. Foto Twitter @radio3mondo

Libia, manca tutto

Le precipitazioni senza precedenti hanno provocato il crollo di due dighe che hanno ‘sganciato’ come una bomba 33 milioni di metri cubi d’acqua sul territorio. In queste ore i soccorritori che stanno operando a Derna hanno lanciato un drammatico appello per ulteriori sacchi per i cadaveri, allo scopo di evitare i diffondersi di epidemie.

Gli aiuti internazionali stanno lentamente iniziando a raggiungere la città portuale dopo che la tempesta Daniel ha colpito la costa settentrionale della Libia sabato notte, 9 settembre, e a causa della quale nel paese africano si è verificata una vera e propria ecatombe. Ancora più grave, a una prima impressione, di quella del Marocco. “Abbiamo effettivamente bisogno di squadre specializzate nel recupero dei corpi“, ha detto il sindaco di Derna, Abdulmenam al-Ghaithi. “Temo che la città venga contagiata da un’epidemia a causa del gran numero di corpi sotto le macerie e nell’acqua“.

Come è noto la Libia è uno Stato diviso. Dopo il rovesciamento del regime di Gheddafi e il suo brutale assassinio, nel 2011, il paese nordafricano è divenuto altamente instabile e attualmente spaccato fra due governi che si contendono la legittimità dell’amministrazione: quello di Tripoli e quello di Tobruk, in Cirenaica. Proprio il ministro dell’Aviazione civile nell’amministrazione che governa la Libia orientale, Hichem Abu Chkiouat, ha affermato in questi giorni che “il mare scarica costantemente decine di corpi” a seguito del disastro. Le pattuglie marittime stavano lavorando lungo la costa cercando di localizzare i cadaveri spiaggiati. I soccorritori li trasferiscono a Tobruk per identificarli: operazione tutt’altro che semplice.

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Vigili del fuoco in partenza da Pisa per la Libia. Foto Twitter @DPCgov

Gli aiuti dall’Italia

Oggi 14 settembre un altro volo di aiuto partirà dall’Italia alla volta della Libia. I primi due  aerei con un gruppo di vigili del fuoco e uomini della Protezione civile sono partiti il 13 settembre dall’aeroporto Galilei-San Giusto di Pisa. A bordo di un primo del C-130 dell’Aeronautica militare anche un modulo MO.CRAB – Modulo di Contrasto al Rischio Aquatico di Base – più un primo carico di materiali.

Il secondo C-130 aveva a bordo un modulo TAST – Technical Assistance And Support Teams dei vigili del fuoco – un gruppo di pompieri formato per le emergenze all’estero e specializzato nel supporto logistico, e ulteriore personale e materiali. L’aereo è decollato al pomeriggio del 13 settembre, mentre un terzo volo è previsto, come detto, il 14 settembre. In tutto saranno 36 le unità di personale impiegate in Libia. Il Dipartimento della Protezione civile prosegue la ricognizione dei fabbisogni e del materiale disponibile per l’eventuale organizzazione di altri invii di aiuti alla Libia nei prossimi giorni.

 

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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