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Pil, la Commissione Ue certifica una crescita più bassa del previsto

Per l'Italia sarà del +0,8% nel 2023 e del +1,3% del 2024 ma comunque inferiore rispetto alle attese dei mesi scorsi

La Commissione europea riduce le stime sulla crescita del Pil italiano. Nell’eurozona è attesa a +0,8% nel 2023 (da +1,1% atteso delle previsioni di primavera) e +1,3% nel 2024 (da +1,6%). In Italia è atteso nel 2023 un Pil in crescita del +0,9% (da +1,2%) e +0,8% nel 2024 (da +1,1%).

Lo annuncia l’esecutivo comunitario parlando di “slancio ridotto” della crescita nella prima metà dell’anno. L’inflazione è attesa nel 2023 al 5,6% nell’eurozona (da 5,8%) e al 2,9% nel 2024 (da 2,8%). In Italia al 5,9% e al 2,9% rispettivamente quest’anno e il prossimo.

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Il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni. Foto Ansa/Epa Olivier Hoslet

Gentiloni sul Pil dell’Italia

In Italia la crescita nel secondo trimestre ha sorpreso al ribasso. Con una contrazione dello 0,4%, trainata dal calo della domanda internaha detto il commissario Ue all’Economia Paolo Gentiloni. “Sebbene si preveda un leggero rimbalzo nella seconda metà di quest’anno e nel prossimo, le proiezioni di crescita annuale sono riviste al ribasso a partire dalla primavera. Si prevede che il Pil italiano crescerà dello 0,9% nel 2023 e dello 0,8% nel 2024“.

Il commissario all’Economia, nonché ex premier italiano (2016-2018) ha però cercato anche di incoraggiare il nostro paese per ciò che riguarda il PNRR. “Dobbiamo avere fiducia e fiducia nel futuro dell’economia europea. C’è molto che possiamo fare per sostenere una crescita sostenuta e sostenibile” ha aggiunto Gentiloni. “L’efficace attuazione dei Piani nazionali di ripresa e resilienza rimane una priorità fondamentale. Si dovrebbero perseguire politiche fiscali prudenti e favorevoli agli investimenti, in sintonia con gli sforzi continui delle nostre banche centrali per domare l’inflazione“.

Produzione industriale

L’Istat, intanto, certifica come in Italia, dopo 2 mesi di ripresa, la produzione industriale torna in negativo. L’Istituto di statistica stima per luglio un calo dello 0,7% dell’indice destagionalizzato rispetto a giugno. In termini tendenziali l’indice complessivo, al netto degli effetti di calendario diminuisce del -2,1%. Grazie agli aumenti della produzione industriale a maggio e giugno, la media del periodo maggio-luglio segna un livello della produzione in aumento dello 0,2% rispetto ai tre mesi precedenti.

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Crescita: l’UE rallenta, l’Italia pure. Foto Twitter @emmevilla

Pil e andamento dei beni

L’Istat osserva che l’indice destagionalizzato mensile cresce su base congiunturale solo per l’energia (+3,7%); mentre cala per i beni intermedi (-0,5%), per i beni strumentali (-1,5%) e per i beni di consumo (-1,6%). A livello tendenziale, invece, tra i principali settori cresce solo quello dei beni strumentali (+3,0%); diminuiscono, invece, i beni di consumo (-3,7%), l’energia (-4,0%) e i beni intermedi (-4,5%).

I soli settori di attività economica che contribuiscono al Pil i quali presentano variazioni tendenziali positive sono la fabbricazione di mezzi di trasporto (+10,1%), la produzione di prodotti farmaceutici di base e preparati farmaceutici (+5,8%) e la fabbricazione di computer e prodotti di elettronica (+0,4%). I settori rimanenti sono tutti in flessione. Le diminuzioni più drastiche si registrano nell’industria del legno, della carta e della stampa (-12,3%), nella fabbricazione di coke e prodotti petroliferi raffinati (-10,8%) e nell’attività estrattiva (-10,1%).

Il commento dell’Istat

Dopo due mesi di crescita congiunturale l’indice destagionalizzato della produzione industriale registra, a luglio, una diminuzione” è il commento dei ricercatori dell’Istat sull’economia e il Pil. “La diminuzione ai principali comparti, con l’esclusione dell’energia. È, tuttavia, lievemente positivo l’andamento congiunturale complessivo nella media degli ultimi tre mesi. In termini tendenziali, al netto degli effetti di calendario, l’indice generale è in flessione. Guardando ai principali raggruppamenti di industrie si osservano cali diffusi più marcati per l’energia e i beni intermedi“.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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