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La “Sindrome di Bridget Jones”: ne soffrono i single

Sembrerebbero soffrirne più le donne che gli uomini e il motivo è presto detto

Si definisce ‘Sindrome di Bridget Jones‘ ma, nonostante il nome possa far pensare a qualcosa di simpatico, si tratta di una forma patologica. È, infatti, un disturbo psicologico che riguarda più le donne che gli uomini e che colpisce soprattutto i single.

La paura di rimanere da soli porta, molto spesso, alla spasmodica ricerca di un partner. Il fatto che questo problema colpisca più le donne che gli uomini è frutto di un retaggio culturale che confina le donne, tra i 30 e 40 anni, allo status di madri di famiglia. E, benché si tratti di un’ideologia oggi (per fortuna) piuttosto superata, il meccanismo psicologico che s’innesca è più forte di qualsiasi altra pulsione e sfocia nella anuptafobia, nota anche come ‘Sindrome di Bridget Jones‘. Secondo i dati Istat, oggi in Italia i single superano le famiglie, ma solo un terzo degli italiani si dichiara single per scelta. Secondo quanto rivela, infatti, il 35° Rapporto Italia di Eurispes, oltre il 60% dei single ammette che il proprio status è condizionato da altri fattori come stress, ansia o depressione.

Sindrome di Bridget Jones
Renée Zellweger, dal “Diario di Bridget Jones” @Crediti YouTube – VelvetMag

I segnali della ‘Sindrome di Bridget Jones

Culturalmente siamo abituati che per sentirci ‘interi‘ abbiamo bisogno di trovare l’altra metà della nostra mela, l’anima gemella, il partner della vita. Questo porta spesso a ricercare una relazione a tutti i costi e ad accontentarsi di situazioni scomode o poco appaganti. Andando, difatti, a denaturare il vero senso dell’amore e della vita in coppia. Da questo atteggiamento, sempre più diffuso, nasce quello che può sfociare in un vero e proprio disturbo noto come ‘Sindrome di Bridget Jones‘ o più tecnicamente anuptafobia. Per valutare se si è nel pieno di questa forma di fobia, si possono tenere in considerazione dei segnali specifici che rappresentano dei conclamati campanelli d’allarme. Il primo fra tutti è relativo al fatto di trovarsi sempre in una relazione.

Anche se una storia è appena finita, lasciando magari degli strascichi importanti, l’esigenza di trovare subito un altro partner è più forte di ogni altro bisogno. In questo caso ci si priva della possibilità di convivere e conoscere la solitudine e di superare un eventuale trauma, e allo stesso tempo non permette di lavorare su eventuli errori o mancanze. Il secondo segnale è quando non si scelgono i partner ma si subiscono. Ovvero quando, per la paura di restare single, si tende ad accontentarsi troppo facilmente del tipico ‘primo che capita’. In terzo luogo un evidente segnale della ‘Sindrome di Bridget Jones‘ sono le relazioni tossiche. Dunque, si preferisce accettare un partner bugiardo, infedele o emotivamente non affine, solo per la paura di ritrovarsi da soli.

Coppia
Coppia di sposi – VelvetMag

Rischi da scongiurare

Il quarto segnale, invece, fa riferimento agli ex. E più nello specifico il bisogno di tenere in costante stand-by le vecchie relazioni, solo per il bisogno di andarci a ‘ricascare’ qualora si restasse senza partner. Il quinto e preoccupante segnale è perdere il senso di sé quando si è in una relazione. Modificare, o peggio abbandonare, abitudini, ideali, gusti e persino valori per essere accondiscendete al partner o imitarlo. In questo caso, venirsi incontro e imparare a condividere qualche interesse non è un errore, ma lo è quando si annulla totalmente sé stessi in funzione dell’altro e per piacergli a tutti i costi. Infine, ultimo segnale che potrebbe rappresentare la ‘Sindrome di Bridget Jones‘ si relazione al primo appuntamento.

Quando al primo incontro con un ipotetico futuro partner si tende ad esagerare con domande troppo personali (“Vorresti dei figli?“) oppure s’ignorano i confini fisici dell’altro, allora si potrebbe essere nel pieno dell’anuptafobia. Il rischio, in ogni caso, è quello di sfociare nell’effetto opposto ed essere rifiutati da una persona intimorita da atteggiamenti troppo pressanti. In definitiva, non si vuole per forza asserire che single sia sinonimo di bello, o meglio lo è solo nella misura in cui sia una scelta voluta e ponderata. Tuttavia l’esigenza di trovarsi, sempre e spasmodicamente, in coppia non fa bene alla propria autostima e all’accettazione di sé e delle proprie dimensioni (parola di single).

Francesca Perrone

  • Cultura, Ambiente & PetsMessinese trasferita a Roma per gli studi prima in Scienze della Comunicazione Sociale presso l'Università Pontificia Salesiana, con una tesi su "Coco Chanel e la rivoluzione negli abiti femminili", poi per la specializzazione in Media, Comunicazione Digitale e Giornalismo alla Sapienza. Collabora con l'Agenzia ErregiMedia, curando rassegne stampa nel settore dei rally e dell'automobilismo. La sue passioni più grandi sono la scrittura, la moda e la cultura.
    Responsabile dei blog di VelvetMAG: VelvetPets (www.velvetpets.it) sulle curiosità del mondo animale e di BIOPIANETA (www.biopianeta.it) sui temi della tutela dell'ambiente e della sostenibilità.

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