Piante carnivore: quali sono e come coltivarle
Possono essere "allevate" anche in appartamento
Le leggende le hanno tramandate come pericolosissime piante in grado di ingurgitare qualsiasi cosa. Ma la verità sulle piante carnivore è ben diversa. Proviamo, dunque, a conoscerle meglio e a scoprire alcune semplici regole per poterle coltivare anche in casa.
In alcuni film di fantascienza appaiono come arbusti giganti in grado di ingoiare qualsiasi cosa, in realtà, parlando di piante carnivore, le cose stanno in maniera un tantino diversa. Si definiscono piante carnivore quegli arbusti in grado di intrappolare gli insetti. Capacità che dipende da un adattamento alle condizioni del terreno del loro luogo d’origine e che si presenta, totalmente, privo di nutrienti. In questo contesto, dunque, è molto interessante sottolineare che ogni pianta carnivora ha il suo metodo per intrappolare la preda e questo dipende dalla specie di vegetale. Scopriamo, insieme, alcuni degli esemplari più noti.
Le più comuni piante carnivore
Partendo dalle trappole utilizzate dalle diverse piante carnivore, distinguiamo la trappola a scatto che consiste nell’intrappolare la preda con un movimento rapido. Si passa poi alle trappole adesive, con le quali attraverso la mucillaggine collosa secreta dalle foglie la pianta diventa appiccicosa e ‘attacca’ a sé l’insetto sfortunato che le sfiora. Ancora esistono le trappole a pozzo che, attraverso gli ascidi (le foglie), creano una sorta di pozzo che contiene un liquido zuccherino. Quest’ultimo attira gli insetti e li intrappola nel fondo rendendo impossibili risalita e fuga. Tra le piante carnivore più comuni si trova la sarracenia, composta da foglie lunghe e tubolari cave all’interno. Queste intrappolano gli insetti che sono attratti dal loro colore e dal loro profumo. Per coltivarle in casa è importante collocarle in un luogo molto luminoso e lasciare che si annaffino con acqua piovana o distillata. Con queste semplici accortezza potrà vivere molto a lungo.
La dionea o venere acchiappamosche è un’altra pianta particolarmente conosciuta, forse la più famosa. Composta da un apparato di cattura formato da due pagine fogliari unite e con la presenza di piccoli ‘denti‘ morbidi nella parte esterna che impediscono la fuga della preda. Anche questa pianta ama la luce del sole e l’acqua povera di nutrienti come l’acqua piovana o quella distillata. L’acqua va lasciata nel sottovaso, lasciando che il terreno la assorba, ma ovviamente vanno evitati i ristagni che farebbero marcire le radici. La nepenthes deve il suo affascinante nome alla lingua greca: “non dolore“. In natura vive arrampicata tra gli alberi e suoi ascidi possono raggiungere anche i 30 cm di lunghezza, ma la dimensione varia da specie a specie.
Ed infine, tra le piante carnivore molto note la drosera, detta anche rugiada del sole. Produce una rosetta con numerose foglie, la cui parte terminale è ricoperta da peletti che presentano gocce di mucillaggine. Anche in questo caso non sono richieste molte cure se non il substrato molto umido. Dunque, in conclusione, volendosi prendere cura di una pianta carnivora è bene sapere che: non vogliono acqua del rubinetto, ma solo piovana o distillata; il terriccio non deve essere mai quello universale, ma quello specifico composto da torba di sfagno e perlite; necessitano sempre ambienti caldi e umidi.