Fra due giorni appena, giovedì 24 agosto, cominceranno in Giappone le operazioni di sversamento nell’Oceano Pacifico dell’acqua che è servita a raffreddare la centrale elettrica di Fukushima. Si tratta della centrale che nel 2011 subì uno dei peggiori disastri nucleari mai avvenuti al mondo, secondo soltanto a quello della centrale di Chernobyl nell’odierna Ucraina, nel 1986.

Si discute da anni, in Giappone e non solo, dello sversamento delle acque contaminate di Fukushima in mare. Il rischio è di inquinare molto gravemente l’ambiente, i pesci e le profondità marine. Si susseguono ancora manifestazioni contro l’ipotesi dello sversamento. Che però è ormai una realtà.

Il primo ministro giapponese Fumio Kishida (al centro) alla centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Foto Ansa/Epa

Le acque di raffreddamento della centrale di Fukushima sono cariche di sostanze altamente radioattive. In 12 anni di salvaguardia e recupero le si è via via accumulate ma il limite di accumulo è stato raggiunto. Le autorità nipponiche e internazionali non hanno trovato alcun modo per smaltirle se non quello di riversarle nell’Oceano. Il primo ministro del Giappone, Fumio Kishida, ha dato il formale definitivo annuncio dell’operazione malgrado l’opposizione dei pescatori e le proteste della Cina. Pechino ha già vietato le importazioni di cibo da diverse prefetture (regioni) giapponesi.

La posizione del Giappone

Il Giappone insiste sul fatto che il graduale rilascio in mare dell’enorme quantità d’acqua contaminata – pari a più di 500 piscine olimpichesia sicuro. Un’idea che l’agenzia atomica delle Nazioni Unite appoggia in pieno.

La centrale nucleare di Fukushima-Daiichi ha subìto la distruzione a causa di da un violento terremoto e di un seguente tsunami che ha ucciso circa 18mila persone nel marzo 2011, con 3 dei suoi reattori che sono rimasti danneggiati. Da allora, l’operatore elettrico nazionale del Giappone, la Tepco, ha raccolto 1,34 milioni di tonnellate di acqua utilizzata per raffreddare ciò che resta dei reattori ancora altamente radioattivi, mescolata con l’acqua sotterranea e la pioggia che vi è penetrata. L’azienda afferma che l’acqua è diluita e filtrata per rimuovere tutte le sostanze radioattive tranne il trizio. Tuttavia – sostiene l’azienda – i livelli del trizio sarebbero molto al di sotto di una soglia considerata pericolosa.

Dura nota di Greenpeace

A livello internazionale non mancano proteste e messe in guardia nei confronti del Giappone circa la decisione di rilasciare l’acqua radioattiva dell’ex centrale nucleare di Fukushima nell’Oceano Pacifico. Una scelta che, afferma l’organizzazione ambientalista internazionale Greenpeace in una nota, “non tiene conto delle prove scientifiche. Vìola i diritti umani delle comunità in Giappone e nella regione del Pacifico. Non è conforme al diritto marittimo internazionale“.

Proteste a Seul, la capitale della Corea del Sud, contro i rilascio delle acque contaminate dela centrale di Fukushima, in Giappone. Foto Ansa/Epa Jeon Heon-Kyun

Con questa scelta Tokyoignora soprattutto le preoccupazioni della popolazione, compresi i pescatori” afferma ancora Greenpeace. Come sottolinea il responsabile per il Giappone della ong, Hisayo Takada, “l’inquinamento deliberato dell’Oceano Pacifico attraverso lo scarico di scorie radioattive è una conseguenza del disastro nucleare del 2011. E del programma di energia nucleare giapponese che dura da decenni“.

Cina: “Giappone irresponsabile

La Cina ha protestato contro la decisione del Giappone, definito “egoista e irresponsabile“. E ha chiesto a Tokyo di annullare il piano di sversamento delle acque contaminate di Fukushima. Lo ha dichiarato il portavoce del ministero degli Esteri cinese, Wang Wenbin. “La Cina è seriamente preoccupata e fortemente contraria e ha presentato solenni rimostranze alla parte giapponese“, ha aggiunto. La Cina, ha concluso il portavoce, “adotterà tutte le misure necessarie per salvaguardare l’ambiente marino, la sicurezza alimentare e la salute pubblica“.