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Incendi dolosi, in Italia in fumo boschi come 73mila campi di calcio

Dall'inizio dell'anno alla fine di luglio l'80% dei roghi è stato appiccato in Sicilia

La piaga degli incendi, quasi sempre dovuta ai piromani criminali, è accresciuta in questo 2023, in Italia, dalla cosiddetta emergenza climatica. Ovvero il surriscaldamento estremo delle temperature estive che sta segnando un cambio epocale nell’approccio dell’uomo all’ambiente.

È in questo contesto che, stando ai dati di Legambiente, “in Italia dall’inizio del 2023 al 27 luglio sono andati in fumo 51.386 ettari percorsi dal fuoco. Equivalenti a oltre 73.408 campi da calcio. Impressionati i dati degli ultimi tre giorni: dal 25 al 27 luglio gli incendi hanno bruciato ben 31.078 ettari di vegetazione.” Numeri e cifre, quelli di Legambiente, elaborati anche grazie a quelli satellitari Effis (European Forest Fire Information System), che monitorano gli incendi su superfici superiori ai 30 ettari.

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Incendio a Ugento (Lecce) il 27 luglio 2023. Foto Ansa/ Stefania Congedo

Incedi ovunque, specie al Sud

Gli incendi hanno distrutto 41.365 ettari – pari all’80% del totale sul 2023 in Italia – nella sola Sicilia. Seguono la Calabria con 7.390 ettari, la Puglia (1.456) e l’Abruzzo (284 ettari). Il più delle volte, sottolinea Legambiente, si tratta di incendi dolosi. Nel 2022 infatti, sono stati 5.207 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici. Calabria e Sicilia sono le regioni più colpite dalle azioni incendiarie, rispettivamente con 611 e 544 reati contestati. Segue il Lazio con 479, la Toscana con 441 e la Lombardia, che dal decimo posto passa al quinto con 415.

Se si guarda indietro degli anni dal 2018 al 2022 in Sicilia sono stati 2.938 i reati accertati per incendi dolosi, colposi e generici, 191.386 gli ettari di superficie, boscata e non, andati in fumo. Palermo (677), Messina (605) e Catania (444) le città con più illeciti. In Calabria dal 2018 al 2022 sono stati 2.709 i reati accertati di questo tipo, 63.196,30 gli ettari di superficie, boscata e non, percorsi dalle fiamme. Cosenza (1652), Catanzaro (454) e Crotone (412) le città dove si sono registrati più illeciti di questo tipo.

Prevenzione e pene più severe

Per contrastare il fenomeno, Legambiente individua 10 priorità che riguardano, in sintesi, prevenzione su più livelli e in maniera continuativa. Così come gestione, rafforzamento delle attività investigative e norme più severe. In primo luogo tra le azioni da mettere in campo contro gli incendi, occorre definire un soggetto unico come la Protezione Civile nazionale per gestire gli incendi boschivi in maniera integrata.

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Piromane scoperto ad appiccare il fuoco grazie ai droni in Calabria. Foto Twitter/Antonio Tajani

E per poter garantire un maggiore coordinamento tra le istituzioni e gli attori coinvolti. Allo stesso tempo è fondamentale prevedere pene più severe estendendo quelle previste dal Codice Penale per il reato di incendio boschivo a qualunque tipologia di incendio di vegetazione. Il presidente di Legambiente, Stefano Ciafani, afferma inoltre che “è fondamentale responsabilizzare e coinvolgere cittadini, preziosa parte attiva nella lotta agli incendi. Ma anche e soprattutto nella partita della prevenzione e informazione“.

Bonelli, polemica sul PNRR

Secondo il leader dei Verdi, Angelo Bonelli, l’Italia “ha una flotta antincendi assolutamente insufficiente mentre il Governo decide di impegnare ingenti risorse finanziarie, parliamo di cifre nell’ordine dei 4-6 miliardi di euro, per l’acquisto di carri armati Leopard. Oppure addirittura quasi 15 miliardi per la realizzazione del ponte sullo Stretto di Messina.” Sono necessari, sottolinea il deputato di Alleanza Verdi Sinistra, “immediati investimenti per rafforzare il nostro sistema di difesa dagli incendi e che si provveda al ripristino del Corpo forestale dello Stato“.  “Adesso – prosegue – dobbiamo affrontare la questione del ri-orientamento dei fondi del PNRR che avrebbero dovuto essere destinati all’emergenza dissesto idrogeologico. Questa mossa rappresenta un attacco all’intero processo di transizione ecologica, rischiando di infliggerle un colpo potenzialmente mortale.

Domenico Coviello

Attualità, Politica ed Esteri

Professionista dal 2002 è Laureato in Scienze Politiche alla “Cesare Alfieri” di Firenze. Come giornalista è “nato” a fine anni ’90 nella redazione web de La Nazione, Il Giorno e Il Resto del Carlino, guidata da Marco Pratellesi. A Milano ha lavorato due anni all’incubatore del Grupp Cir - De Benedetti all’epoca della new economy. Poi per dieci anni di nuovo a Firenze a City, la free press cartacea del Gruppo Rizzoli. Un passaggio alla Gazzetta dello Sport a Roma, e al desk del Corriere Fiorentino, il dorso toscano del Corriere della Sera, poi di nuovo sul sito di web news FirenzePost. Ha collaborato a Vanity Fair. Infine la scelta di rimettersi a studiare e aggiornarsi grazie al Master in Digital Journalism del Clas, il Centro Alti Studi della Pontificia Università Lateranense di Roma. Ha scritto La Storia di Asti e la Storia di Pisa per Typimedia Editore.

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