L’ex calciatore Vincenzo D’Amico, bandiera della Lazio e uno dei protagonisti del primo scudetto, è morto a Roma all’età di 68 anni, il 1 luglio. Era ricoverato da alcuni giorni al Policlinico Gemelli. Meno di due mesi fa D’Amico aveva annunciato su Facebook di lottare contro un cancro. “Mi dicono che i malati oncologici tirano fuori forze inaspettate! Io ci sto provando!” aveva scritto il 6 maggio.

Poco dopo l’annuncio della malattia, durante la partita tra Lazio e Lecce, giocata allo stadio Olimpico i tifosi biancocelesti avevano esposto un lungo striscione di incoraggiamento nei confronti di D’Amico, centrocampista e attaccante, detto anche il Golden Boy del club e campione d’Italia nella stagione 1973-1974.

Vincenzo D’Amico nelle Lazio. Foto Ansa

Il cordoglio di Lotito

Con la Lazio dal 1971 al 1986 (eccetto una breve parentesi al Torino) ha collezionato 336 presenze e 49 gol. Ha chiuso la carriera da giocatore alla Ternana nel 1988. Appese le scarpe al chiodo D’Amico è divenuto un apprezzato commentatore televisivo prima nelle televisioni locali e poi alla Rai. Dal 2007 al 2009 è stato anche dirigente del Latina (città in cui era nato il 5 novembre del 1954).

Il presidente Claudio Lotito e tutta la S.S. Lazio apprendono con estremo dolore e profonda commozione la notizia della scomparsa di Vincenzo D’Amico, protagonista indiscusso dello Scudetto 1973/74” scrive la Lazio in una nota sul proprio sito ufficiale.

D’Amico bandiera della Lazio

Leggenda biancoceleste e coraggioso capitano nei momenti difficili della Società, Vincenzino, come tanti lo hanno sempre continuato a chiamare, ha fatto innamorare i tifosi di diverse generazioni con le sue magie in campo e il suo infinito attaccamento alla maglia“. “D’Amico ha giocato nella Lazio dal 1971 al 1980 e, dopo un anno al Torino, dal 1981 al 1986. Mai ha fatto mancare passione, impegno e dedizione ai colori biancocelesti. Il presidente Lotito, a nome di tutto il Club, rivolge alla sua famiglia e ai suoi cari le più sincere condoglianze. Non ti dimenticheremo mai, Vincenzo!“.

Campioni scomparsi troppo presto

Geniale e abile in campo, D’Amico godeva della stima di tutti anche fuori dal campo per i suoi modi sempre gentili e signorili. Quando giocava non amava schemi e tattiche ma nella vita era rispettoso nei confronti di chiunque. La sua scomparsa si aggiunge a quella di tanti altri eroi di quello scudetto della Lazio. Da Re Cecconi all’allenatore Tommaso Maestrelli; da Mario Frustalupi, Giorgio Chinaglia, Felice Pulici, Mario Facco e Giuseppe Wilson.

Vincenzo D’Amico ha svolto per anni il ruolo di commentatore sportivo in Tv. Foto Ansa

D’Amico e il litigio con Bearzot

Era una persona di una bontà fuori dal comune” lo ricordano in tanti. Soltanto una volta, sottolinea l’Ansa, D’Amico litigò apertamente. Ossia, quando il ct della nazionale Enzo Bearzot (campione del mondo 1982) lo aveva convocato per una sola partita con la maglia azzurra. Ma non lo fece neppure scendere in campo. D’Amico ci rimase malissimo e protestò pubblicamente per non aver mai avuto una spiegazione per quella esclusione che riteneva una ingiustizia.

Due i suoi capolavori sportivi sono due. Fu protagonista nella Lazio campione d’Italia nel 1974; poi, nel 1982, mise a segno all’Olimpico una tripletta contro il Varese di Eugenio Fascetti. Quella vittoria salvò la squadra dalla retrocessione in Serie C. L’anno prima, suo malgrado e tra le lacrime, era stato costretto ad andare a giocare nel Torino. Unica parentesi nella carriera da calciatore con la Lazio, per consentire alla società biancoceleste di pagare i debiti.